La sinfonia di Parigi e altri racconti
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Tre piccole perle
La Nemirovsky fu affascinata dal mondo del cinema, forse anche perché il suo primo romanzo pubblicato (David Golder) ebbe una felice trasposizione cinematografica. Indubbiamente le immagini che si vedono sullo schermo hanno un senso di immediatezza che è superiore a quello che si ritrae leggendo un libro, ma non si deve dimenticare che la scrittura della narratrice ucraina privilegia sempre la visione delle scene, pur lasciando margini di autonomia alla fantasia del lettore. Dal risvolto di copertina di La sinfonia di Parigi e altri racconti si comprende quanto sia stata grande la fascinazione del mondo di celluloide, atteso che queste tre prose sono state scritte nel 1931 con il preciso obiettivo di considerarle dei soggetti cinematografici, i canovacci indispensabili per realizzare in futuro eventuali film. Nondimeno, nulla hanno delle sceneggiature, salvo forse la capacità descrittiva degli avvenimenti qui più minuziosa del solito, ma comunque per niente affaticante. Ciò che più conta in questi tre racconti è che parlando dell’amore sembra di vedere susseguirsi davanti agli occhi, pagina dopo pagina, i fotogrammi di una pellicola; in La sinfonia di Parigi si respira, sfogliando, l’atmosfera di una città come Parigi negli anni ‘30, il mondo degli artisti, un caleidoscopio di personaggi che, pur essendo emblematici, sono dotati di una loro indiscussa e particolare personalità, come Mario Cavalhére, il musicista che arriva nella Ville Lumiere per completare e approfondire gli studi, si segue il suo stupore e perfino pare risuonare nelle orecchie la successione di suoni e accordi che la fontana di Place Concorde crea con i suoi zampilli, di cui prende nota affinché costituiscano lo spunto per comporre la sinfonia di Parigi; Natale é una storia più convenzionale, di seduzione e di abbandono, ma dato che questa festività dovrebbe scaldare i cuori c’è comunque un lieto fine, a differenza di Carnevale di Nizza impostato sul classico triangolo amoroso. In ogni caso non si può non apprezzare lo stile fluido, pulito, senza fronzoli, ma capace di suscitare in silenzio emozioni, nonché di avvincere senza forti contrasti, tanto da risultare serenamente appagante. Non metto in dubbio che la Nemirovsky abbia scritto di meglio, ma sono convinto che questi tre racconti siano delle piccole perle nel grande scrigno della produzione letteraria dell’autrice.
Indicazioni utili
Malinconia diffusa
Piccolo libro, costituito di tre piccoli racconti. Li unisce, come file conduttore, la musica. Fra melodie semplici ed allegre, piuttosto che vivaci e ritmate, ma anche sommesse e quasi tristi. Sono veloci carrellate di personaggi che, in pochi tratti, si delineano comunque con una loro fisionomia ed una loro caratteristica. Le singole trame si dimenticano velocemente, soprattutto per un lettore come me che non ama particolarmente i racconti. Sono tre storie in cui l'autrice sperimenta forme di scrittura ispirate al linguaggio cinematografico. Nell'aria resta però solamente una sorta di malinconia diffusa, che mi sembra essere l'effetto principale che l'autrice ha voluto rendere.