Narrativa straniera Racconti La generosità della sirena
 

La generosità della sirena La generosità della sirena

La generosità della sirena

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«È ovvio che mentre scrivo queste parole non sono morto. Ma forse lo sarò quando le leggerete». Così si conclude uno dei cinque racconti che compongono questa raccolta. E così è stato. Denis Johnson, uno degli scrittori più amati e ammirati dei nostri tempi, è scomparso poco dopo aver completato questo suo ultimo libro, che a venticinque anni di distanza da Jesus' Son porta avanti con immutato vigore e slancio poetico, e con una scrittura ancor più compiuta e potente, un periglioso viaggio ai margini più estremi dell'esistenza umana. Johnson ha la rara capacità di immergersi nella concretezza di esistenze squassate dalla violenza e dalle dipendenze, dall'angoscia e dallo squallore, senza giudicare né cedere a sensazionalismi. Carceri e comunità di recupero, camere d'ospedale affollate di moribondi e ranch decrepiti sperduti in mezzo al nulla, automobili lanciate alla cieca in attesa di qualcosa contro cui schiantarsi... Questi sono gli scenari delle storie narrate da Johnson, e i personaggi che li abitano sono esseri dolenti incapaci di sfuggire alla sofferenza e tuttavia alla ricerca di un'improbabile, ma non impossibile, salvezza. Con la ferocia rigorosa, il nerissimo umorismo e la complicata fede di una Flannery O'Connor, i tormentati anti-eroi di Denis Johnson non cessano di sperare contro ogni speranza, perseguendo le loro ossessioni – che si tratti dei deliri misticheggianti prodotti da un farmaco contro l'alcolismo, delle apparizioni di fantasmi evocati da un tumore al cervello o delle teorie complottiste sulla morte di Elvis Presley – con la disarmante onestà di chi non ha nient'altro da perdere che la propria anima. Ognuno di loro – l'alcolista sulla via dell'ennesima guarigione, il pubblicitario ricco e solo, lo scrittore affermato alle prese con l'evanescenza – si aggrappa nonostante tutto a un barlume di testarda speranza; insieme ci offrono il testamento letterario di uno degli sguardi più feroci e compassionevoli, uno dei più compianti, del nostro tempo.



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La generosità della sirena 2019-10-23 16:58:39 Laura V.
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Laura V. Opinione inserita da Laura V.    23 Ottobre, 2019
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Elvis e altri deliri

Pubblicato negli Stati Uniti nel 2018, l’ultimo libro di Denis Johnson (1949-2017), “La generosità della sirena”, è ora in libreria anche in Italia, sempre edito da Einaudi, dopo quasi un anno dall’uscita del precedente “Jesus’ son”. Pure stavolta si tratta di una raccolta di racconti, per la cui scrittura l’autore viene considerato un maestro e ampiamente acclamato dalle voci letterarie contemporanee più importanti d’America.
Le cinque short stories che compongono l’opera, dal titolo indubbiamente accattivante, sono state completate solo poco tempo prima della scomparsa di Johnson, il quale, per triste ironia della sorte, così profetizzava in chiusura del quarto racconto, dando voce (e inchiostro) a uno dei suoi protagonisti: “[…] Il mondo continua a girare. Per voi è ovvio che, mentre scrivo queste parole, non sono morto. Ma forse lo sarò quando le leggerete.”
In effetti, l’idea della morte aleggia in modo particolare sulle vicende narrate in queste pagine, diventando spesso una presenza fin troppo concreta. Come quelli di “Jesus’ son”, anche i personaggi della nuova raccolta sono persone inquiete alle prese con solitudine, spesso emarginazione, ossessioni e deliri di ogni tipo; tutti, comprese le singole cinque voci narranti, al disperato inseguimento, forse neanche troppo cosciente, di un senso dell’esistenza, oltre che fragile e precario, sempre difficile d’afferrare, sullo sfondo non improbabile di prigioni, ospedali, ranch abbandonati e comunità di recupero per alcolisti.
Una lettura nel complesso scorrevole, non priva di uno stile narrativo interessante, ma, per quanto mi riguarda, non abbastanza appassionante. È il secondo libro di Denis Johnson che leggo in meno di un anno: se nel già citato “Jesus’ son” ero rimasta colpita da indiscussi sprazzi di originalità, a tratti addirittura intrisi di poesia che affiorava tra le sconcertanti periferie dell’anima, tanto da lasciare ben volentieri aperta la possibilità di riservare una seconda lettura allo scrittore statunitense in questione, ora, invece, non ho riscontrato quella “scrittura ancor più compiuta e potente” di cui si parla nei risvolti di copertina. In verità, le trame di questi racconti si trascinano con un ritmo lento che finisce per annoiare; persino quella incentrata sulle teorie complottistiche relative alla morte di Elvis Presley, in “Doppelgänger, poltergeist”, non offre infine guizzi notevoli di vivacità. In generale, soltanto ossessioni e deliri che, a mio parere, non lasciano segno nella memoria di un lettore. Evidentemente, quella di Johnson – almeno qui tale si è rivelata – è scrittura per me troppo sfuggente, troppo lontana, troppo… “american”. Non a caso, Don De Lillo, a proposito del collega, ha definito la sua opera “inconfondibilmente americana”. Dunque, continuo a preferire “Jesus son” e il mio voto complessivo in questo caso non va oltre le tre stelle di media, davvero un peccato!

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