La congiura
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UN'AUTOBIOGRAFIA RINFORZATA
Jann Kross, uno dei massimi esponenti della letteratura estone contemporanea, dà questa definizione della sua stessa opera. Consapevole di rappresentare la coscienza storica e civile del proprio stesso Paese, conteso perennemente fra la Germania Hitleriana e la Russia di Stalin, affida il compito di testimoniare la passione di un popolo, i sensi di colpa per i tradimenti perpetrati a un protagonista che ha le sue precise caratteristiche e le sue medesime esperienze di vita. Nei tre racconti scritti fra il 1979 e il 1980 e pubblicati da Iperborea con il titolo di uno di essi” La congiura” a raccontare in prima persona è infatti uno studente dell’università di Toru, scrittore, prigioniero sia dei Nazisti in “La grammatica di Stahl” sia dei Russi in “La congiura”. Il personaggio Kross è più un ombra che una presenza ben definita, se nel primo racconto “La ferita” ove lascia trasparire nella storia d’amore con Flora le emozioni e i turbamenti tipici dell’adolescenza. Più filtro che attore degli eventi, lo scrittore racconta il trauma di un popolo vittima della Storia: il primo racconto attraverso le vicende della famiglia della ragazza amata si incentra sullo stato d’animo dei tedeschi, da secoli classe dirigente in Estonia, costretti da Hitler a lasciare il paese e a trasferirsi in una Polonia devastata dall’invasione del Reich. “Non voglio vedere quelle navi…Qui sono piene di luci, ma quando prendono il largo, lo so, si spengono tutte. In mare sono nere e cieche come tombe!” cosi esclama Flora nell’ultimo emozionante incontro con l’innamorato al porto di Tallin ed è metafora efficace di un sentimento collettivo. Il mare, il Baltico, spazio dell’avventura e della fuga, è un angosciosa tomba oscura, che rimanda a carceri e prigionie ove l’umanità si perde e annega. A distanza di anni il ricordo degli uomini conosciuti nelle celle, traditi per scherzo o per necessità sopravvive, pietà o senso di colpa che sia.