L'uomo con due vite
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Una strana coppia
Un uomo normale, un po' noioso, un po' spento, un po' anonimo, definito dai più che lo conoscono (famiglia compresa) “una palla al piede” vince alla Lotteria e decide di non dirlo a nessuno. Tenendo un profilo basso lascia il lavoro, senza avvisare però la moglie, acquista una casa in mezzo ai boschi e lì fa un incontro con una giovane donna fuggitiva. Il libro poteva banalmente piegare verso un’inaspettata storia d’amore. Invece diventa una storia di protezione, una storia riflessiva perché questi pochi giorni che trascorrono tra il cominciare a vivere questa casa ed il doverla abbandonare portano il protagonista in uno stato di esilio interiore che ci viene voglia di esplorare. La sua vita prende però una piega inaspettata, si sposta su un binario nuovo ed inatteso. Ed il libro acquista spessore e colore. Nelle riflessioni che emergono ciclicamente fra queste pagine una mi ha colpito particolarmente: il fatto che nelle pause della vita, ovvero in quelli che sembrano essere i momenti più insignificanti, l’anima si crea la propria nicchia nel mondo; il tempo in cui non succede nulla vale oro. E’ quello che da qualche anno sto sentendo sulla pelle.
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Poco pathos, tanta psiche
In questo periodo, ho avuto modo di leggere diversi romanzi di Hakan Nesser. Questo è quello che mi è piaciuto meno.
Solitamente un romanzo giallo adegua il punto di vista del lettore a quello del detective: i due viaggiano insieme e condividono la propria conoscenza. Man mano che la polizia delinea la verità, anche il lettore apprende.
Qui non avviene così: la scelta di utilizzare un narratore esterno onniscente toglie ogni suspance: chi legge, infatti, scopre gli accadimenti in tempo reale, ne sa di più rispetto all’ispettore Barbarotti ed al suo staff. Questo rende, a mio avviso, il tutto un po’ noioso. La parola che meglio di altre delinea il quadro è “piatto”. Senza spessore. Forse ciò dipende dal fatto che Nesser ha deciso di dare la priorità ad altre questioni: ciò che passa nella testa dei personaggi, ad esempio. E lo fa con addirittura troppa cura: tanta attenzione a pensieri non certo sensazionali, finisce ulteriormente per rallentare il ritmo.
Sicuramente è impossibile non provare empatia con Valdemar, sessantenne annoiato dalla vita e considerato una palla al piede. Questa figura fa provare una sorta di amarezza: si capisce che è una persona per bene e i suoi occhi tristi richiamano alla mente tutte le volte che anche noi ci siamo sentiti un po’ inutili e soli.
La tossicodipendenza di Anna avrebbe dovuto avere, a mio avviso, più spazio all’interno della narrazione: della droga si parla relativamente poco. E credo di non aver mai sentito di nessuno che viene sbattuto in comunità per qualche canna.
Il finale aperto conferisce al romanzo quell’alone di mistero che è mancato nelle precedenti 400 pagine. Un po’ tardi, considerando che la presenza di enigmi è – solitamente – la caratteristica che regala verve ad un buon giallo!
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L'UOMO CON DUE VITE
Una prima parte con un ritmo lento, ma non per questo noiosa, descrive i protagonisti con le loro vite e i loro problemi: il 60enne Ante Valdemar Roos e la 20enne Anna Gambowska. Entrambi conducono una vita insoddisfacente, dalla quale decidono di fuggire e, quando i due si incontrano casualmente, ciascuno trova conforto nell'altro.
Un giorno Valdemar scompare misteriosamente e nei pressi della sua casetta nel bosco viene rinvenuto il cadavere di un giovane...
La seconda parte è più dinamica e riguarda le indagini, condotte dall'ispettore Barbarotti e dalla collega Eva Backman.
Terza indagine del commissario Barbarotti. Un bel libro, ben scritto e scorrevole nella lettura. Il punto di forza del libro non è tanto la trama gialla, ma la dettagliata analisi psicologica dei personaggi, che mostrano una grande umanità. Anche in questo libro ci sono interessanti riflessioni sulla vita.
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Un giorno Valdemar scompare misteriosamente e nei pressi della sua casetta nel bosco viene rinvenuto il cadavere di un giovane...
La seconda parte è più dinamica e riguarda le indagini, condotte dall'ispettore Barbarotti e dalla collega Eva Backman.
Un bel libro, ben scritto e scorrevole nella lettura. Il punto di forza del libro non è tanto la trama gialla, ma la dettagliata analisi psicologica dei personaggi, che mostrano una grande umanità. Anche in questo libro ci sono interessanti riflessioni sulla vita.