L'interprete dei malanni
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Da Calcutta a New York
L’interprete dei malanni è una raccolta di racconti alcuni dei quali bellissimi. Il pregio del libro è di far entrare il lettore in un territorio culturale del tutto nuovo, quello indiano, e di mediare tra cultura indiana e americana. Perciò troviamo donne in sari che cucinano piatti speziati e si tingono di rosso la scriminatura dei capelli, si sposano con matrimoni combinati che funzionano, tengono statue della dea Kalì in salotto, cucinano il pesce di mare e se lo mangiano con intensa nostalgia, e subiscono la freddezza dei rapporti umani del continente (americano) venendo da una cultura dove i vicini ti entrano in casa a ogni occasione.
La gente descritta è diversa da quella americana o europea, socievole e di una gentilezza, di una mitezza che non fa più parte della civiltà moderna, che ha qualcosa di distante e arcaico, e perciò di affascinante.
Alcuni racconti sono particolarmente belli perché riescono a rendere l’indeterminatezza di certe situazioni o stati d’animo, indeterminatezza che aleggia come un’atmosfera. Sono molto belli il racconto che apre la raccolta, Disagio temporaneo e L’interprete dei malanni. I personaggi hanno stati d'animo confusi, emozioni di cui non parlano. In un certo senso i due racconti nascono da un dramma simile: la perdita di un figlio.
In disagio temporaneo è descritto il disagio di una famiglia cui è morto un bambino durante il parto. La perdita crea una scissione tra i due coniugi che riescono a riparlarsi solo grazie a un momentaneo black out della corrente, causa lavori. L’interprete dei malanni è l’interprete di un medico che fa anche la guida turistica per arrotondare lo stipendio e non far mancare nulla alla moglie, distrutta dalla perdita del primo figlio.Facendo da guida a una famiglia americana inizia a sentirsi attratto per motivi inspiegabili dalla donna cui fa da guida e con cui non ha nulla in comune. Tanto è gentile e introverso lui, tanto è volgare e comune lei.
Altri racconti però risultano abbastanza insipidi a parte il gusto un po’ esotico e speziato che hanno. Particolarmente bruttino mi è sembrato Sexi. Felice la scelta dell’ultimo racconto che chiude la raccolta. Felice non per la sua bellezza in sé ma perché la storia crea un ponte armonioso tra lo spirito americano e la cultura indiana lontana anni luce, riuscendo a innestarla nel sogno americano.
Credo che l’eleganza e la raffinatezza della scrittrice (a volte però carente di sostanza) e questa sua capacità di cogliere e rendere il ponte tra le culture abbia colpito e impressionato la giuria del Pulitzer. Forse bisognerebbe provare un suo romanzo. Voglio leggere però anche il romanzo della rivale, la bravissima (a detta di altri, io non la conosco ancora) Annie Proulx.