L'abbraccio
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Dopo un anno come questo...
Non è un libro di narrativa, ma non è neanche un fumetto. Sarebbe un libro praticamente senza contenuti se non che l’ho sfogliato… dire che l’ho letto è veramente dire troppo… dopo un anno e mezzo come questo ultimo passato, dove ognuno di noi è rimasto chiuso in una bolla, dove ognuno di noi ha imparato quanto il contatto umano sia importante, essenziale, per stare bene. Il libro è una sequenza di immagini, solo accennate, che però trasmettono emozioni vibranti. Sono semplici tratti di matita, di pastelli. E quando vedi due figure stilizzate vicine, una madre e una figlia, ma anche un bambino ed un cane, ti riappropri come d’incanto del significato profondo del contatto fisico. Tutto questo però non è sufficiente per promuovere un libro che, di fatto, libro non è.
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Lei lo tenne stretto a sé
L’abbraccio di David Grossman è una poesia narrata e illustrata, facilmente accessibile anche ai bambini.
Madre e figlio dialogano sull’unicità degli esseri viventi. Il figlio sembra sgomentato dall’idea che l’unicità porti come conseguenza la solitudine, in ciò quasi riecheggiando inconsciamente il sillogismo di Pasolini: “La mia indipendenza, che è la mia forza, implica la mia solitudine, che è la mia debolezza.”
Tra voli di cicogne e processioni di formiche, nel profumo dei campi, la mamma finalmente trova il sortilegio per rassicurare il suo figliolo (e tutti noi):
“Lei lo tenne stretto a sé. Sentiva il cuore di Ben che batteva. Anche Ben sentiva il cuore della mamma e l’abbracciò forte forte.
«Adesso non sono solo», pensò mentre l’abbracciava, «adesso non sono solo. Adesso non sono solo».
«Vedi», gli sussurrò mamma, «proprio per questo hanno inventato l’abbraccio»”
Giudizio finale: fiabesco, apologico, riconciliante.
Bruno Elpis
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Pura poesia
Il mio vecchio professore di latino e greco, commentando gli autori classici, ci diceva sempre che è facile scrivere in modo difficile e complicato e magari passare per “scrittoroni”, ma è difficilissimo scrivere in maniera semplice. Beh, aveva ragione. La potenza dei grandi scrittori sta nella loro capacità di arrivare dritti al cuore, alle emozioni, ai sentimenti. Riescono a dire in poche parole quello che a te non basterebbero mille discorsi. E Grossman è un grandissimo scrittore.
Provate a chiudere gli occhi e ad immaginare il gesto più immediato che fareste per trasmettere la vostra vicinanza ad una persona. Adesso riapriteli.
Quanto volte diciamo ad un persona che è unica? Per i più svariati motivi e nelle più diverse circostanze: alla donna/uomo che amiamo, ai figli, ad un amico. Nessuno però ci ha mai risposto “se sono unico significa che non c’è nessuno come me….e se non c’è nessuno come me allora significa che sono solo”. È la disarmante osservazione di un bimbo alla propria mamma. Lui non vuole stare da solo, non vuole essere unico.
Questo brevissimo racconto (una favola) è carico di umanità, nel senso letterale del termine: l’abbraccio è il modo più diretto e fisico per non far sentire sola una persona, per trasmettergli il nostro calore, per dirle in silenzio “ehi, ci sono qua io”.
Ciascuno di noi è unico e speciale, ma se non si dà agli altri, se non condivide la propria vita con qualcuno, se è arido, se non sa cosa sia la solidarietà, se non riesce ad “abbracciare” il suo prossimo…beh allora è davvero una persona sola.
Non basta conoscere tanta gente, avere tanti (pseudo)amici per non sentirsi soli…ci vuole qualcuno che ti sappia abbracciare e ti faccia battere il cuore…non necessariamente di amore, ma di vita!!
"Ecco, prendi te per esempio. Tu sei unico", spiegò la mamma, "e anch’io sono unica, ma se ti abbraccio non sei più solo e nemmeno io sono più sola".
"Allora abbracciami", disse Ben stringendosi alla mamma.
Poche pagine (illustrate) per un racconto di una tenerezza infinita, di una sensibilità e di una potenza umana davvero disarmanti.
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Un "piccolo principe" di Tel Aviv.
E' una storia per bambini quella che Grosssman racconta, una favola didascalica motivata da necessità diverse.
Primo, ogni scrittore israeliano è incaricato di impostare, come mission governativa, almeno una lettura per bambini.
Secondo, sono quattro anni da che Uri,il figlio prediletto di David, è stato assassinato da un qassam nella seconda guerra del Libano.
Che lo voglia ammettere o meno, Grossman da quel terribile giorno non si è più riavuto completamente.
Questa favola è la stessa che l'autore narrava al piccolo Uri quando il bambino era ancora impaurito dal buio e non riusciva a prendere sonno.Michal (Misha) Rovner ha voluto fortemente illustrare questa storia per renderla ancora più interpretabile, o se volete, ancora più poliedrica.
Il richiamo al "Piccolo principe" è evidente, ma qui compare qualcosa di più.
Rovner e Grossman indicano per ogni pagina almeno tre percorsi iniziatici da seguire...sono nascosti nelle parole e nei disegni.
La Qabbalà è decisamente presente come filo rosso da individuare.
Ma non è detto che chi non la conosce non possa compiere la lettura migliore.
Gli tzaddikim sostenevano e sostengono che per comprendere la Qabbalà è necessaria una sola caratteristica: essere puri di cuore.
A voi...