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In questa raccolta della Munro, contrariamente a quanto succede nelle altre, ci sono tre racconti tra loro collegati, che hanno come protagonista la stessa donna, Juliet. I racconti sono separati da bianchi abissi in cui il tempo e i sentimenti precipitano per poi riaffiorare dando vita a situazioni che costituiscono storie a sé stanti. È come se le storie della Munro tutte insieme narrassero un lungo romanzo-mosaico in cui ciascuna tessera è la vita di una donna e del paesaggio umano e naturale che la circonda.



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In fuga 2015-06-16 12:57:25 LaClo
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LaClo Opinione inserita da LaClo    16 Giugno, 2015
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Frammenti

Trovo che la particolarità di questo libro sia la sua struttura: i racconti che sono compiuti in se stessi ma che hanno bisogno degli altri per dare un senso alla raccolta. Ciò mi ricorda molto la poetica del frammento: piccoli aforismi compiuti in se stessi ma indefiniti, incompleti. I racconti sono legati in questo caso da una tematica che è la fuga e dai protagonisti che sono soprattutto donne. Ogni racconto in un certo senso acquisisce senso se accostato agli altri. Infatti il primo racconto è ambientato in un paesaggio campestre e la capra Flora sembra avere la stessa importanza di Carla, l'ultimo invece, oltrepassa l'esperienza terrena ed entra nella sfera del paranormale. Le protagoniste sono donne comuni, apparentemente banali e prive di senso ma esse sono lo specchio della realtà quotidiana, la mancanza di conclusione nei racconti indica l'impossibilità di creare una situazione felice, un classico happy ending ma anche l'impossibilità di concludere in modo dichiaratamente tragico. Il lettore si ritrova in situazioni senza fine, una sorta di ambiguo equilibrio che non si spezza nonostante gli avvenimenti che dovrebbero dare una svolta alle vite dei protagonisti, i quali sembrano apparentemente indifferenti ai vari avvenimenti. Questa indifferenza è simboleggiata dalla fuga, che coinvolge tutte le protagoniste dei racconti e non sempre si tratta di una fuga puramente materiale ma anche di un tentativo di fuggire da una realtà troppo dura, di trovare rifugio nell'indifferenza. Ad un primo impatto, questi racconti non sembrano realistici perchè ci sembra intollerabile l'atteggiamento quasi passivo delle protagoniste che sembrano non avere volontà propria come Carla, o Juliet, Tessa. Sembrano infatti, succubi degli uomini del racconto, ma di fatto esse sono vittime delle realtà e non tanto dagli uomini a cui sono legate. Gli uomini, infatti, molto spesso nel racconto hanno un carattere molto scorbutico, egoista e di sicuro incline al comando ma non sono degli orchi stereotipati e non sono loro che tengono in pugno le donne dei racconti. Queste donne sono vittime di se stesse, della loro impossibilità di prendere una decisione, dalla loro passività di fronte alla vita. Questi racconti sono realistici perché ci parlano della quotidianità in cui non c'è un lieto fine ma solo il ripetersi di situazioni, angosce dubbi che ognuno di noi cerca di evitare. Nessuno può criticare le protagoniste perché anche ciascuno di noi in una di queste situazioni si sarebbe comportato nel medesimo modo. Un aspetto importante di questa autrice e che mi ha interessato molto è lo stile che è anch'esso ambiguo:infatti, pur non cercando di indagare le emozioni e la psiche dei personaggi riesce ugualmente a farci capire chi sono e quali sono gli aspetti salienti della loro personalità e l'indagine sembra così ancora più precisa e particolareggiata. Inoltre questo stile così essenziale contrasta piacevolmente con la bellezza delle descrizioni che sono dei piccoli capolavori artistici che rischiarano un po' la tristezza e la voluta banalità delle vicende. I paesaggi così abilmente descritti sono un o dei punti forti della scrittrice perché mostrano la parte più poetica del suo stile. Infine è importante rilevare il continuo cambio di punto di vista e di tempo da parte dell'autrice che passa con disinvoltura da un periodo temporale all'altro mostrandoci dei frammenti di vita perfetti in se stessi, piccoli momenti speciali che occupano tutto il loro spazio e non vengono legati tra loro in alcun modo ma ci appaiono inaspettatamente dinnanzi agli occhi, quasi senza preavviso. In conclusione ho trovato questo libro un incredibilmente realistico, vero, uno specchio che rimanda un immagine che ci sembra di non riconoscere ma che è talmente presente nella vita di tutti i giorni che abbiamo perso l'abitudine di notarla.

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