Narrativa straniera Racconti Il violino nero
 

Il violino nero Il violino nero

Il violino nero

Letteratura straniera

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Siamo alla fine del Settecento e Johannes, genio musicale precoce, viene ferito durante la campagna napoleonica in Italia e viene soccorso dal liutaio Erasmus. Questi ha costruito un misterioso violino nero che canta con la voce suadente di una donna, Carla Farenzi. Il giovane dopo averlo sentito suonare rimane irrimediabilmente legato alla donna.



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Il violino nero 2017-05-27 15:23:07 68
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68 Opinione inserita da 68    27 Mag, 2017
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Musica, sogno e desiderio...

Questo racconto di Fermine possiede l' essenza di una fiaba ispirata a musica, amore ed arte, corroborata da tre elementi contigui, una donna, una scacchiera magica ed un violino nero.
Due talentuosi personaggi alimentano un lungo scambio di esperienze e di vita, sospesi nei propri dolorosi ricordi e desiderosi di altro.
Un giovane violinista, Johannes Karelsky, in bilico tra lucida follia e genio musicale, insegue da sempre il sogno di trasfondere in musica la propria vita creando un' opera perfetta che lo consegni all' eterno. Ma le crude trame esistenziali, la morte dell' amata madre e la chiamata alle armi, lo costringeranno a deporre sogni e talento.
Un anziano liutaio, Erasmus, innamorato della musica da sempre, appresa l' arte nella patria di Stradivari, insegue l' amore ed una sfida impossibile, la costruzione di un violino nero dalle forme perfette.
E poi una misteriosa e sfuggente dama di corte, Carla, dai capelli corvini e dai grandi occhi neri, con un incredibile talento vocale appeso ad un soffio vitale.
Il racconto si cala in una Venezia settecentesca, città labirintica con echi voluttuosi ed una atmosfera da sogno a rivaleggiare con la follia, una sfumata zattera di silenzio in cui si respira un profumo di libertà e di lasciva frivolezza e ci si dilunga ad ascoltare il silenzio, tra ombre, nebbiolina leggera, maschere, acrobati, giocolieri.
Sogno e realtà si susseguono in una attesa protratta con un desiderio di assoluto, che unifichi musica, arte ed amore, ma la vita si mostra per quello che è, un teatro segnato dal tempo e con un' unica rappresentazione.
C'è chi vorrebbe mutare la vita in musica e chi la musica in vita, quel suono che avvicina all' eterno nasce dalla perfezione della voce di una donna riposta in un violino nero che possiede le fattezze sinuose di quella stessa donna a sua volta originata da un sogno.
La perfezione dell' opera è parte della unicità della voce cui è destinata e, come Carla possiede una porzione del suo sogno, Johannes diviene parte della sua anima.
Tutti elementi che si incastrano a comporre un' unica melodia, il racconto, nascono e si dissolvono all' istante. " La tua opera prima di scriverla dovresti viverla ", dice Erasmus a Johannes, tra le pagine il respiro della caducità ed il desiderio di assaporare il bello prima di poterlo rappresentare.
La realta' e la felicità, appena svelate, svaniscono nell' impossibilità di essere vissute, il genio confinerà con la follia dissolvendosi ad opera ultimata, distrutta e dimenticata, l' immaginario rimarrà tale, e quel sogno inseguito da una vita lascerà un senso supremo, la beltà dell' assoluto.
Un racconto che vive di musicalità e di soffi vitali intrecciati e sospesi, anche se con una consistenza che in parte resta nell' ombra, e personaggi poco vitali e reali, vittime di un' idea e di un senso di grandezza ed assoluto di difficile rappresentazione.
Un linguaggio gradevole, essenziale, dosato, esposto semplicemente, bella la soffusa rappresentazione ambientale, non altrettanto lo spessore della trama eccessivamente fumosa e sfumata, senza quel quid che la renda più credibile e vera.

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Il violino nero 2017-02-03 08:42:27 Amante di Libri
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Amante di Libri Opinione inserita da Amante di Libri    03 Febbraio, 2017
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La potenza della musica

“Voi l’avete mai suonato?”
“Solo una volta. Tanto tempo fa. Da allora non l’ho più toccato. È come l’amore. Quando hai amato una volta – e mi riferisco all’amore vero, al grande amore – fai di tutto per dimenticartene.”
Come di consueto, mi sono ritrovata alla Feltrinelli e mi sono messa a girovagare tra gli scaffali pieni di libri. Sono passata verso la lettera F, ho preso d’impulso il libro di Fermine e mi sono seduta a leggerlo, sotto le note dell’album “A casa tutto bene” di Brunori Sas. Sono uscita dalla libreria con una sensazione di gioia mista a tristezza.
“Sapeva che la guerra avrebbe finito per schiantare anche lui, come aveva fatto con il suo violino”. Il violino nero è un libro di poche pagine composte da non tantissime righe e che fa parte della trilogia del colore di Fermine con Neve e l’Apicoltore. Il violino nero, come si evince dal titolo, è un libro caratterizzato improntato sulla musica e il colore nero. Ambientato verso la fine del Settecento, descrive l’evoluzione di un genio musicale precoce di nome Johannes, il quale dopo un buon inizio come musicista, è costretto ad abbandonare tutto perché viene chiamato in guerra. Lì, viene ferito durante la campagna napoleonica in Italia e viene soccorso da Erasmus, un liutaio con cui farà amicizia. Tale uomo gli racconterà la sua triste storia legata ad un misterioso violino nero che tiene appeso al muro della sua casa.

Come Neve, anche questo romanzo è composto da una scrittura veloce, semplice ed immediata. Si comprende sin da subito cosa ci vuole comunicare l’autore e soprattutto ha una grande capacità di catturare immediatamente l’attenzione del lettore. La trama è intrigante e intricata, piena di colpi di scena con tratti di profonda tristezza e drammaticità. L’ambientazione è un punto a suo favore, Venezia viene descritta con un candore e bellezza a dir poco unica che riesce ad incantare e trasportare il lettore in quel luogo. “Che fortuna vivere in un posto simile”. Ma non per viverci stava andando in Italia, bensì per morirci”. Maxence si pone come un pifferaio magico, un cantastorie che ammalia il lettore con la sua storia simile ad una fiaba che tiene con il fiato sospeso. Il violino nero è il simbolo del sogno di Erasmus, che ci insegna ad aver la forza di imparare a seguire i propri sogni. Il cammino verso il suo obiettivo gli ha permesso di conoscere persone, far esperienze e innamorarsi della giovane Carla. Io, stessa leggendo mi sono sentita molto vicina ad Erasmus come se stessi vivendo con lui la sua storia.

Grande protagonista del romanzo è la musica. Egli sapeva ascoltare il proprio strumento. E sapeva sentirlo vibrare all’interno di sé.In un atmosfera drammatica che trasuda dolore e guerra si inseriscono questi due uomini Johannes ed Erasmus, solitari ed inquieti che riescono ad esprimere sé stessi solo con la musica. La musica vista come mezzo espressivo, come libertà, è profumo di vita, intensa ed indimenticabile. La magia del violino nero si insinua pian piano con la sua voce nella mente di chi ha il piacere o sfortuna di ascoltarlo, e l’autore descrive in maniera delicata questo turbine di suoni e colori, tanto che ci sembra di sentirlo con le nostre orecchie. Una volta terminato il romanzo, dentro di me sentivo ancora la voce di Carla, il suono del violino e un pentagramma infinito di note. Tante emozioni si mescolano, dalla gioia alla tristezza, un senso di malinconia e nello stesso tempo di passione che invade i tre protagonisti e che riesce a rimanere nell’animo del lettore.

Accanto alla musica un amore addolorato, straziato che non può essere vissuto sin dall’inizio. Questo sentimento sarà trasformato in musica, mescolando la sua passione per la musica con l’amore per quell’amazzone nera, unico modo per catturare la sua anima e la sua voce. La purezza di quest’amore incontra la nostalgia e tristezza delle note del violino nero, rendendo unica la storia descritta.

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Un libro da leggere, come vi avevo detto per Neve, perché nelle sue poche righe racchiude frasi significative e potenti che sembrano lampi che arrivano all’improvviso in un cielo sereno. Un libro sui sogni, sull’attesa di qualcosa e la scoperta di sapersi emozionare di fronte alla bellezza della musica.
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Il violino nero 2016-06-20 10:29:18 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    20 Giugno, 2016
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Voci

Nero l’ebano, neri i capelli di lei, nera la gola di un’ugola senza voce.
Johannes, ferito durante la campagna napoleonica, resta convalescente a Venezia dove incontra un anziano e carismatico liutaio. Affascinato dallo splendido strumento custodito in casa di Erasmus, di fronte al lento e ragionato movimento delle pedine della bella scacchiera in pietra, la narrazione retrocede nel tempo .
Si approda cosi’ alla bottega di Stradivari, dove il liutaio apprese l’arte di costruire violini di una bellezza e musicalita’ unica. Via via procedendo, scivolando sui canali di una Venezia nebbiosa e ammaliatrice, il carnevale si pone sulle calli e l’uomo varca la soglia di un elegante palazzo nobiliare affacciato sul Canal Grande, nelle cui stanze riposa la voce delle labbra piu’ sensuali,  il suono piu’ incantevole dell’archetto che scivola leggero sulle corde tese.
 
Scrittura semplice,  periodi troppo brevi che asciugano il testo privandolo del naturale movimento ondulatorio che origina il  pathos, la trama graziosa non basta.
Certo Venezia mi incanta e ne leggo sempre volentieri, l’ambientazione e’ per me l’unico punto di forza di questo racconto. Mancano la spinta onirica ed emotiva che mi avevano accompagnata nel precedente Neve, direi mediamente insipido.
Buona lettura.

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Il violino nero 2013-09-06 07:07:44 gracy
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gracy Opinione inserita da gracy    06 Settembre, 2013
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Pillole...

“Il tempo non c’entra. Qualche minuto o qualche secolo non fa differenza. L’attesa finisce sempre per essere ripagata”

Aprire un libro e cominciare a leggere è l’inizio della vita delle parole e rigo dopo rigo, pagina dopo pagina si concretizza il significato del messaggio e bisogna leggerne tante una dietro l’altra per capire, per dare un equilibrio alla narrazione e per giudicare a nostro piacimento la gradevolezza e lo stupore o meno di quello che abbiamo letto e affibbiargli il peso del contenuto di quanto appreso e quanto percepito.

Maxime è il Caronte della situazione quando si tratta di contenuti e di parole, riesce a far traghettare con lentezza e precisione il lettore nelle acque più turbolente e non lo molla mai in balia delle onde, lo tiene per mano e non lo fa affondare. Maxime si trasforma in un insolito pifferaio magico, ti ammalia e ti tiene col fiato sospeso nell’arco di tempo di una lettura veloce ed efficace.
Non è la quantità delle pagine che conta.

Il violino nero si insinua lentamente con la sua voce, inizialmente con una nota bassa, poi due note e poi in completa armonia ti trascina in un turbine di suoni e colori che a “lettura-musica” finita ti rimane dentro a lungo, con morbidezza ti fa “ascoltare” e ti fa “sentire” assieme. Una volta chiuso il libro non si producono suoni, ma dentro l’anima continua ad orchestrare un pentagramma infinito di note, continua a vivere, continua a suonare il violino con la voce di una donna e col corpo di una donna. Johannes ha la musica dentro, ha fatto la guerra, ha fatto il musicista e il compositore, ha l’ardore della passione che brucia e lo tiene in vita fino a quando non concretizza l’essenza della sua esistenza, come in passato lo era stato per il maestro liutaio Erasmus,che come lui non smise mai di sognare.

“La cosa bella dei sogni è che non hanno limiti: ti danno ogni sorta di potere.”

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Il violino nero 2013-05-01 13:47:39 MrsRiso13
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MrsRiso13 Opinione inserita da MrsRiso13    01 Mag, 2013
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Se si parla di nero s’intende l’insieme di tutti i colori o la loro assenza? In breve, tutto o nulla? Così se si nasce per vivere di musica, che sia “mutare in musica la propria vita” o “mutare il suono della vita in musica”, se si è Johannes Karelsky o un anziano liutaio, allievo della famiglia Stradivari, se giorno dopo giorno, guerra dopo guerra, si rincorre la musica e le sue armonie, tra “ la sinfonia di luci e colori” di Parigi o tra le calli, echeggianti di suoni carnevaleschi, di Venezia, se tutta la vita si rincorrono un sogno, una voce, una donna, quando e se si raggiungono, si può dire di aver vissuto oppure no? In breve, tutto o nulla?
Beh, forse, se l’inseguire il sogno ci ha dato la forza di imparare, di lavorare, di guarire, se ci ha permesso di fare nuove amicizie ed esperienze, se si è potuto lasciare ad altri un pezzo di noi, di ciò che avevano o che eravamo, una scacchiera, una grappa o, anche solo per un istante, un violino nero e un ricordo, in una parola, se ci ha permesso di crescere allora sicuramente si, sicuramente abbiamo vissuto, sicuramente tutto e nulla.
Adesso, per noi, non c’è che il sogno fatto da poche pagine e piccole frasi significative, come note su un pentagramma, che vale la pena di leggere fino alla fine.

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Neve
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Il violino nero 2012-01-13 17:16:01 AndreaDm
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AndreaDm Opinione inserita da AndreaDm    13 Gennaio, 2012
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un carnevale struggente

Questo libro ha un'anima originale. Molto probabilmente è simile a molte altre storie che conosciamo già: amori mai realizzati e lasciati morire nella loro fantasia.
Johannes Karelsky è il primo personaggio presentato, un genio musicale che vive la sua profonda e spensierata passione per il violino in giro per le corti di Francia. Di solito tutto ruota intorno alla vita di un personaggio fuori dalle regole, fuori dagli schemi, che ha qualcosa di speciale e unico, ma così non è. Nel violino nero ci si ritrova all'improvviso nel considerare secondaria la storia di questo giovane mentre il centro della scena è tutto per Erasmus, un liutaio incredibilmente bravo e talentuoso che vive le sue passioni più forti: la musica, gli scacchi e l'alcool.
Queste sono le passioni che ritrovate nel testo e sono a mio modo di vedere, tutte una semplice maschera. La sua vera passione era l'amore per la voce di una donna speciale, Carla. Erasmus viveva la sua voce nella musica, ricordava il suo carattere nel gioco degli scacchi e utilizzava l'alcool per dimenticare.
Karelsky diventa all'improvviso un semplice spettatore di una storia affascinante e al tempo stesso struggente, la storia della costruzione di un violino speciale che risuona la voce di questa incantevole donna e ne descrive il colore degl'occhi e dei capelli.

Il testo è scorrevole e la traduzione è ben fatta, si legge in 2 ore circa ed è una piacevole compagnia ricca di immagini, suoni ed emozioni.
Un grazie ad Eva per il regalo!
Lettura consigliata!

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