Il manoscritto di Brodie
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Le acque del Sudamerica
Un fiume, nel suo continuo scorrere nel tempo, ha una portata di centinaia di milioni di litri. Allo stesso modo la storia dell'umanità, nel suo incessante perpetuarsi, contiene in sé le vicende di miliardi di esistenze umane.
Leggere Jorge Luis Borges è guardarlo sedersi sulle rive di quella storia infinita, mettersi al suo fianco e cogliere alcune tra le vicende che “passano” in quel dato momento del corso delle esistenze umane.
Così, ad esempio, si viene a sapere cosa prevalse nel cuore dei fratelli Cristian ed Eduardo Nelson – se l'attrazione della consanguineità o il senso di rivalità – quando iniziarono a dividersi i favori di Juliana Burgos (ciò nel racconto “L'intrusa”, il primo di questa collana, la cui bellezza del titolo sarà chiara solo alla fine della storia).
Oppure si conosce la sorte di Baltasar Espinosa, lo studente che andò in villeggiatura a Los Alamos, nella casa della rozza famiglia Guthrie (padre e due figli) alla quale, nelle notti di pioggia incessante, iniziò a leggere brani del vangelo (“Il vangelo secondo Marco” è il titolo del racconto).
O, ancora, se in certi posti sperduti del Sudamerica siano gli uomini a impregnare del proprio spirito le armi bianche, o non sia piuttosto il contrario.
Gli undici racconti de “Il manoscritto di Brodie” fanno parte dell'ultima produzione dello scrittore argentino (1970). Rispetto a quelli che compongono “L'Aleph” – una delle opere più note di Borges, pubblicata più di vent'anni prima – essi sono ancor più concentrati su sprazzi di vite del continente sudamericano, lasciando da parte scritti dedicati ad esistenze o eventi “famosi” (fatto salvo il caso di “Guayaquil”, dove le vicende di due studiosi si incrociano con le gesta di Simòn Bolivar).
V'è da dire però che, sempre rispetto a “L'Aleph”, la raccolta appare composta di storie meno eterogenee. Lo stile erudito e fascinoso di Borges resta intatto, ma il contenuto delle vicende non riesce ad essere così avvolgente come nella precedente opera, salvo che per i due racconti di cui si è citato il titolo. In ogni caso, un libro da non trascurare per chi apprezza la narrazione assolutamente unica dello scrittore di Buenos Aires.
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Storie di guappi e coltelli
Undici brevissimi racconti racchiusi in meno di novanta pagine, in cui la vera protagonista è Buenos Aires con i suoi sobborghi, i guappi, i coltelli, le sue regole scritte e non scritte, i suoi intrecci di amore, amicizia, morte. Troviamo così due fratelli che si dividono la stessa donna, un duello in cui gli uomini sono solo dei mezzi per far combattere le spade, un guappo che difende la sua famiglia anche dall’ oltretomba e tanti altri personaggi e situazioni dello stesso genere. Lo stile non è male, ma la ripetitività di alcuni elementi che accomunano tutti i racconti e lo scarso interesse che questi suscitano fanno di quest’ opera di Borges un libro poco coinvolgente e forse un po’ noioso, in cui a spiccare è solo la sottile ironia con cui l’ autore sembra quasi prendersi gioco di alcuni comportamenti umani quali l’ intolleranza, il maschilismo, la violenza.