I salici ciechi e la donna addormentata
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Senza infamia e senza lode
Essendo incerto sulle capacità narrative di Murakami, mi sono deciso ad approcciare l'autore da questa sua raccolta di racconti, con tutti i rischi del caso: da un lato, per comprendere le sue tematiche ed il suo stile di scrittura mi sembrava il modo più appropriato per iniziare a leggere questo nuovo autore; dall'altro però il rischio che il libro si rivelasse mediocre nel complesso mi preoccupava non poco.
Ed infatti tale presentimento si è rivelato perfettamente corrispondente al vero: il libro, pur con alcune eccezioni assai rilevanti, si è dimostrato nel complesso mediocre; ma se il lato negativo di questa scelta di lettura non ha tardato a farsi vedere anche quello positivo si è ben presto mostrato e mi ha fatto conoscere bene temi e stile del giapponese ed arrivare ad una conclusione: leggerò altri suoi libri per riscontrare l'alto potenziale che ho intravisto in alcune di queste .
Fatta questa importante premessa, iniziamo.
I salici ciechi e la donna addormentata: 5
La storia non presenta grandi emozioni e, sebbene l'idea possa essere interessante, è sviluppata abbastanza male e la seconda parte del racconto subisce una velocizzazione che rovina l'atmosfera creatasi. Non un buon inizio.
Birthday girl: 7
L'idea di fondo è buona, anche se non originalissima, e lo sviluppo della trama porta ad una bella riflessione finale.
La tragedia nella miniera di carbone a New York: 6
La narrazione scorre non senza molti sbadigli, ma il contenuto dei dialoghi convince a proseguire la lettura.
L’aeroplano – o come lui parlasse da solo con l’aria di recitare una poesia : 6,5
Di nuovo una situazione semplicissima ma che rivela, nell'apparente banalità, una visione pessimistica della vita che affascina.
Lo specchio: 8
La vera perla tra questi primi testi. Nonostante la brevità, il racconto colpisce e la sorpresa finale non fa che accrescere la sensazione di stupore una volta terminata la lettura. Il pensiero che regge l'impianto narrativo (l'uomo deve aver paura solo di se stesso) è assai scontato ma inserita in un contesto così nuovo e originale si fa apprezzare di più.
Il folclore dei nostri tempi - Preistoria del capitalismo avanzato: 8,5
Altro esperimento riuscito, in cui Murakami inserisce situazioni di vita vissuta. Il racconto, che diventa emblema di una generazione, è davvero coinvolgente e non fa pesare per nulla la sua brevità.
Coltello da caccia: 4
La prima parte della storia è interessante e abile nel creare la giusta atmosfera; ma dal secondo tempo in poi è il nulla cosmico e il finale lascia un senso di incompiutezza che, se negli altri racconti, era ben studiato, qui appare imprevisto.
Il tuffetto: 2
Le poche pagine della vicenda scorrono con piacere; quando però si è arrivati alla fine e all'assurdo e scadentissimo colpo di scena, la voglia di chiudere il tomo e riportarlo dritto in libreria è molto, molto forte.
I gatti antropofagi: 6,5
Un racconto senza infamia e senza lode, che ad una prima parte troppo piatta ne fa seguire un'altra davvero potente e ricca di significato.
Storia di una zia povera: 7,5
Se nel caso de "Il tuffetto" la voglia di stupire irritava il lettore, qui invece il messaggio, che attraverso l'assurdo vuole trasmettere l'autore, risulta ben inserito nel contesto.
Nausea 1979: 3
Vomitevole. Non aggiungo altro.
Il settimo uomo: 8
Il racconto che il settimo uomo fa agli ascoltatori sarebbe già interessante di suo, ma Murakami non contento ci infila dentro anche un pizzico di psicologia e allora il tutto assume un gusto più deciso.
Nell’anno degli spaghetti: 7
Tutto vale in funzione dell'affermazione finale, che spiazza e ribalta l'idea che ci si è fatti sul personaggio.
Tony Takitani: 9
Murakami crea il personaggio più sfaccettato e potente dell'intera raccolta e uno dei racconti più belli del libro. Appassionarsi e commuoversi durante l'intensa storia di Tony è assai semplice.
Splendore e decandenza delle ciambelle a cono: 4
Di nuovo l'assurdo e di nuovo un Murakami pessimo, che sembra fallire sempre quando cerca la spettacolarità gratuita. Decisamente da dimenticare.
L'uomo di ghiaccio: 6
Un altro racconto nella media e abbastanza sciatto che fa a gara con gli altri per farsi dimenticare.
Granchi: 4
La storia risulta interessante per le prime due-tre pagine. Poi, semplicemente, si perde.
La lucciola: 9,5
Uno dei migliori testi (se non il migliore) di tutta la raccolta, che tratta di situazioni quotidiane e semplici con un'intensità di espressione e dovizia di particolari stupefacenti. La storia d'amore è perfetta nel modo in cui viene presentata e analizzata e i personaggi sono tutti degni di nota. Ancora una volta, quando Murakami descrive la realtà di tutti i giorni rimane insuperabile ed insuperato.
Percorsi del caso: 9,5
Altro pezzo da novanta che vale (insieme a "La lucciola" e "Tony Takitani") l'acquisto del libro. La storia e la riflessione finale che ne scaturisce sono memorabili.
Hanalei Bay: 7,5
La protagonista della storia è caratterizzata benissimo ed anche il racconto, sebbene alcune parti discutibili, si fa leggere con piacere.
In un posto dove potrei trovarlo: 8,5
L'idea fondante della storia invoglia fortemente alla lettura e la (non)risoluzione del caso non sminuisce, ma anzi accresce la potenza riflessiva del testo.
La pietra a forma di rene che si spostava ogni giorno: 4,5
Nonostante raccontare la quotidianità è una grande abilità dell'autore, a volte anche questo argomento risulta mal gestito: questo ne è un esempio.
La scimmia di Shinigawa: 6
Il plot narrativo è avvincente ma l'unica parte davvero interessante è quella finale dello scontro tra la protagonista e la scimmia parlante. Altrimenti sarebbe un altro voto negativo.
In conclusione: tanti racconti mediocri (quando non scadenti) e pochi sprazzi di talento riempiono le 391 pagine del libro. Ma è proprio la bellezza di questi pochissimi testi a spingermi ad approfondire la bibliografia di Murakami che, spero, abbia saputo fare di meglio.
Prossima tappa: "Norwegian Wood"
Indicazioni utili
Il mio primo Murakami
Per me non è affatto semplice recensire dei racconti, perchè bisognerebbe prenderne uno alla volta, analizzarlo e continuare così fino all'ultimo rimasto. Perchè forse tante storie regalano più ricordi rispetto ad un romanzo o ad unica vicenda.
Perciò non posso fare altro che riunire questi ventiquattro racconti in uno, tramutarli in un romanzo e dire ciò che ne penso.
Comincio dicendo che questo libro è stato il primo che ho letto di quest'autore e... che dire? L'ho semplicemente amato. E anche questa parola non basta per descrivere quanto mi è piaciuto: mi è entrato dentro, ed è diventato come un organo indispensabile del mio corpo. So che qualcuno ha provato tutto questo e mi capisce.
Tantissime e diverse sono le storie, come tante pietanze dal sapore diverso e piacevolissime da gustare e l'unica incertezza è data dall'imbarazzo della scelta. Se si potesse sorteggiare o avere il coraggio di scegliere, l'effetto sarà sempre piacevolissimo.
In questi racconti c'è realtà, fantasia, divertimento, malinconia, tristezza, dolcezza, paradossi e assurdità ma soprattutto tante emozioni e sentimenti.
Quel genio di Murakami ha la straordinaria capacità di combinare tutti questi elementi in una cosa indefinibile ma stupenda: non si riesce più a distinguere la realtà dalla fantasia, non si capisce cosa sia invenzione e cosa sia la verità e questo crea un meraviglioso senso di smarrimento che non crea ansia e non spaventa. Perdersi in questo mondo di racconti può sembrare un sogno a lungo inseguito e ora realizzato che può rendere il mondo più bello.
All'inizio sembrano tutte banali storie di quotidianità, ma quando si prosegue con la lettura il livello di complessità aumenta, l'interpretazione diventa indispensabile e quando il messaggio viene recepito, non si ha più voglia di smettere. La fantasia della razionalità non è mai stata così emozionante e comunicativa.
I contenuti mi hanno investita dolcemente come tante frecce scagliate da questi ventiquattro arcieri cartacei (?) che mi hanno procurato ferite che spero non guariscano mai.
So che questa non è una recensione, ma lo splendore del libro per me è stato proprio questo: buttarmi addosso in maniera disordinata e dolce tutto quello che ho appena descritto. Ho cercato di riportare il più fedelmente possibile quello che ho provato leggendolo (perchè "I salici ciechi e la donna addormentata" è un pozzo senza fondo che continua a regalarmi bellezza senza mai smettere, perciò avrei ancora tante cose da dire, ma a momenti nemmeno io so descriverle e poi non credo che riuscirei a finire in una sola recensione) e che ricorderò per sempre.
Mio carissimo Murakami, volevo ringraziarti per aver scritto questo capolavoro e dirti di prepararti perchè leggerò tutti i tuoi libri.