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Centravanti di buone speranze - "ricordo di aver fatto più di trenta goal in campionato" -, fino a che la carriera calcistica non gli viene stroncata da un incidente, Osvaldo Soriano diviene innanzi tutto cronista sportivo e solo in seguito, con "Triste, solitario y final", del 1973, uno dei romanzieri più amati e acclamati dell'America latina. Ma questa sua passione per lo sport, e per il futbol in particolare, non l'ha mai lasciato. Scrive con la stessa passione e lo stesso amore di grandi campioni - uno tra tutti Diego Armando Maradona - e di oscuri portieri, di arbitri improbabili, di allenatori in pensione. Storie di calcio, di memoria, di personaggi indimenticabili, come il figlio di Butch Cassidy o il mister Peregrino Fernandez, ma "imperfetti" (come diceva lui stesso), che giocano partite senza fine, contro un avversario o contro la vita. Venticinque racconti di calcio che attraversano l'intera sua produzione.



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Futbol 2016-05-26 08:44:01 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    26 Mag, 2016
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Quando il calcio era uno sport.

Partiamo con un presupposto: chi vi scrive di calcio non ne capisce assolutamente nulla e come tale era fortemente scettica ad affrontare questa lettura.
Ma “Futbol” non è solo un libro sul pallone. E’ la malinconia, la mestizia per quella terra, L’Argentina, ricca di tesori e contraddizioni, quella di chi ci vive e vorrebbe partire per dare una svolta alla sua vita, quella di chi se ne è andato e sa che non vi farà più ritorno, e quella di chi ne è affascinato e vorrebbe recarvisi per non andarsene mai più, la vera protagonista. E’ uno scritto fatto di storie, venticinque brevi racconti che vanno dal “rigore più lungo del Mondo” alle memorie di Mister Peregrino Fernandez, passando per la solitudine di Altobelli. E’ un volume fatto prima di tutto di persone, uomini e donne quasi sempre piegati e sconfitti dalla condizione di appartenenza, essere umani le cui vite si incontrano, scontrano e scorrono grazie al filo conduttore del calcio.
L’elaborato di Soriano è vivo, pulsa di energia e di vitalità. E’ in grado di appassionare tanto chi questo sport già di per sé lo ama, quanto chi di questo non conosce alcunché. E’ inoltre capace di rievocare e ricordare all’amante che il fotbol è prima di tutto passione, gioia, gioco di squadra, che il fotbol non è quello che vediamo alla tv ovvero uno strumento di denaro in mano ai potenti.

«Ci sono tre generi di calciatori. Quelli che vedono gli spazi liberi, gli stessi spazi che qualunque fesso può vedere dalla tribuna e li vedi e sei contento e ti senti soddisfatto quando la palla cade dove deve cadere. Poi ci sono quelli che all'improvviso ti fanno vedere uno spazio libero, uno spazio che tu stesso e forse gli altri avrebbero potuto vedere se avessero osservato attentamente. Quelli ti prendono di sorpresa. E poi ci sono quelli che creano un nuovo spazio dove non avrebbe dovuto esserci nessuno spazio. Questi sono i profeti. I poeti del gioco»

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