Figli randagi
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Bellissimo
Dopo aver letto il primo racconto stavo per buttare il libro, non perchè il racconto sia brutto ma terribilmente ansiogeno per un genitore e a me non piace questo tipo di lettura. Andando avanti però gli altri racconti sono abbastanza diversi, e tutti leggibili. Mi pare che la Oates approfondisca in ogni racconto una fantasia particolare, o una sua paura, inseguendola fino in fondo e immaginando di vederla concretizzarsi. A differenza di altri scrittori che sembrano alludere alla loro vita passata e ruminarla, lei fantastica e immagina cose che non sono state. Ad esempio, in un racconto la protagonista Barbara, vincitrice guarda un po' del premio Pulitzer per la poesia, vede il marito professore universitario portarsi in casa la studentessa/amante. In un altro un genitore viene travolto dall'amore per un figlio che non sapeva di avere. Ma il racconto che mi è piaciuto di più è quello dell'insegnante suora e del cambiamento che si produce nella sua coscienza. Le ultime pagine del racconto sono bellissime, con la descrizione della mente della suora che si stacca e vaga per poi ritornare dov'era ma in una consapevolezza di solitudine e di isolamento del tutto nuova. L'alienazione è presente in molti racconti come condizione di partenza o di arrivo di un personaggio. Spesso l'ambiente descritto è quello universitario, un po' oppressivo e limitante. Un mondo cui è faticoso appartenere per la necessità di restarne all'altezza o di dimostrare di esserlo.
Lo stile è cristallino, pulito, chiaro con delle punte di grande bellezza. Mi è proprio venuta voglia di approfondire la conoscenza con la Oates.