Fiabe svedesi
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Eterna magia e tradizioni consolidate
Questa raccolta di fiabe svedesi, inserita in un più ampio respiro nordico che comprende Lapponia, Islanda e Danimarca ( altri 3 volumi già pubblicati ), si rifà ad una tradizione ottocentesca ed in particolare a due studiosi, Hylten-Cavallius e l’ inglese George Stephens, che, stretti da una amicizia consolidata e consapevoli della progressiva scomparsa del patrimonio narrativo popolare, cominciarono un’ opera di trascrizione e raccolta di antiche fiabe e leggende altrimenti destinate a scomparire insieme a testi raccolti dalla voce popolare.
I primi due fascicoli di fiabe e leggende svedesi furono pubblicati nel 1843 e nel 1849 ma non ebbero un seguito per lo scarso consenso riscontrato tra i lettori.
Infatti erano destinate ad una nicchia di critici ed addetti ai lavori facendo uso di una lingua artificiale ed antiquata che voleva riprendere le antiche ballate ed avendo tralasciato il linguaggio semplice e fresco che apparteneva allo stile orale dei narratori popolari.
A questo si aggiungono una certa monotonia e ripetitività di situazioni, pur nella varietà dei temi trattati.
Alcune fiabe, vedi “ Il principe Hatt sotto terra “, nella triplice ripetitività di prove e formule dilungatesi per pagine intere, divengono quasi dei romanzi brevi, allontanandosi dal semplice contesto del racconto popolare.
Ciò che è rimasto dei testi inediti originali è stato pubblicato in seguito divenendo una delle fonti più ricche per lo studio della narrativa popolare svedese, tanto che Hylten-Cavallius e Stephens possono essere considerati per le fiabe svedesi quello che i Grimm furono per quelle tedesche.
Dopo questo preambolo, inoltrandoci nella lettura delle fiabe ( curate da Bruno Berni per Iperborea ) emergono elementi di sicuro interesse e curiosità.
Una forte connotazione svedese ma non scandinava, diversi sono i personaggi e le ambientazioni rispetto alle fiabe lapponi e norvegesi, un universo di Troll, animali parlanti, pescatori, lucci, giganti, orchi, contadini, grandi fattorie ( al posto dei castelli ).
E se i temi trattati rimandano ad una tradizione occidentale europea consolidata ( influenze di Perrault ed Andersen ), l’ eterna lotta tra male e bene, magie, astuzie, ingiustizie, prevaricazioni, bellissime principesse tramutate in topolini, principi costretti a vivere in cavità anguste, stupidi orchi, bambini furbi, regine invidiose, streghe repellenti, emerge per contro un mondo peculiare di tradizioni e memorie consolidate, una terra vivida che conserva la presenza di se’ nella propria naturale essenza, in un certo modo di vedersi e porsi agli occhi altrui per quello che realmente si è.
A questo proposito se le fiabe devono ricordare, possedere e trasmettere un forte senso di appartenenza e rappresentare lo spirito, la memoria storica e la profondità emozionale di un popolo, in questi racconti tutto ciò diviene carne pulsante, valicata ogni apparente asciuttezza di modi e forma e ripetitività di gesti e parole.