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Dopo le fiamme Dopo le fiamme

Dopo le fiamme

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«Era più giusto dire tragico incidente, come volevano alcuni, o crimine, come volevano altri? Che ognuno decida secondo la propria coscienza. Le parole non tireranno il morto fuori dalla tomba.» Sono le vittime, i caduti di una guerra strisciante che ha segnato la vita dei Paesi Baschi fin nelle pieghe più intime della quotidianità, i protagonisti delle storie di Fernando Aramburu, storie che colpiscono e commuovono per la verità del narrare e per la «normalità» delle situazioni che ritraggono. La molteplicità e l'originalità delle voci, la varietà dei personaggi e delle loro esperienze compongono, come in un romanzo corale, un quadro indimenticabile. Una ragazza che dopo sei mesi esce dall'ospedale invalida, vittima casuale di una bomba piazzata davanti a una banca, e il dolore silenzioso e impotente di suo padre; una donna che cerca in tutti i modi di resistere alle pressioni della comunità che vorrebbe espellerla, perché le hanno assassinato il marito e la sua presenza è diventata per tutti motivo di disagio; un vecchio accusato di collaborazionismo che vive in una condizione di insopportabile angoscia; la visita di una madre al figlio detenuto in un carcere di massima sicurezza, e la loro difficoltà di capirsi fino in fondo.



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Dopo le fiamme 2019-07-01 14:53:33 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    01 Luglio, 2019
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Coscienza, resilienza...

Paesi Baschi. Vittime, caduti, morti. Voci che nella quotidianità più intima hanno sofferto, che sono perite, che hanno dovuto trovare il coraggio di andare avanti anche se è stato assaggiato il dolore della perdita, dell’amaro della sconfitta, della ferita che non guarisce e non guarirà mai. Perché quel concetto di patria, quel sogno, quell’obiettivo deve essere raggiunto a qualsiasi costo e a prescindere da tutto. Dal dolore che può essere arrecato, dal dolore che può essere subito. E dall’odio. Un odio solo apparentemente muto, un odio radicato, un odio costante, integerrimo che si pone in una dimensione di naturale contrasto a quella voglia di vivere, a quello spirito di sopravvivenza a quel desiderio di amore.
Storie, tante storie, tanti personaggi tra loro eterogenei per tante esperienze che narrano della “normalità” e che commuovono per la loro verità sino a comporre un grande e unico romanzo corale, sono quelle contenute in ogni romanzo di Fernando Aramburu. E “Dopo le fiamme” non è da meno. Perché tra figli incarcerati e madri che si recano in visita per cercare di mantenere quel punto di contatto che è ostacolato da quel non riuscire a comprendersi sino in fondo, ragazze invalide a causa di una bomba piazzata davanti a una banca, padri uccisi, donne che cercano di resistere in comunità che desiderano espellerle perché a seguito dell’assassinio del marito la loro presenza è diventata scomoda, oltraggiosa, anziani che vivono in forti condizioni di angoscia e accusati di collaborazionismo, le vicende si snodano, si sviluppano, colgono sfumature e muovono corde che solleticano l’anima e invitano alla riflessione.
Il tutto mediante la prosa consueta di un autore che accompagna con grande lucidità pagina dopo pagina e che è capace di esporre i fatti con quella leggerezza dei toni che “maschera” la profondità dei contenuti ma che al contempo non si sottrae alla ruvidezza, alla crudezza delle circostanze e che mai cade nel banale, nel costruito o nello scontato.
Un elaborato stratificato, con tante voci, tante problematiche, tante tematiche, tante vite, tanta verità. Uno scritto che chiede di essere letto e che sa farsi ascoltare.

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Dopo le fiamme 2019-06-10 18:14:57 68
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68 Opinione inserita da 68    10 Giugno, 2019
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Forza resiliente

... “ Che ognuno decida secondo la propria coscienza, le parole non tireranno fuori il morto dalla tomba “...

Le anime di Aramburu vivono un dolore indecifrabile ed un profondo sconforto nel considerare che esistono persone convinte che per creare la patria dei loro sogni si deve necessariamente arrecare dolore al prossimo.
Spesso i propri nemici sono vicini di casa, amici, parenti, semplici conoscenti, gente avvelenata dall’odio, un dolore muto in mezzo a tanta bellezza.
In codeste vite permane una forza resiliente, un esplicito spirito di sopravvivenza, frammenti di storie confluenti in un’ unica storia, mutilazioni, salti nel vuoto, un presente obbligatoriamente accettato per assenza di altro, nessuna logica se non mera ideologia accecante, oscura ai più .
Padri morti ammazzati, figli incarcerati, mogli minacciate, stragi di innocenti, corpi mutilati, uno spettacolo reiterato ed una memoria del tutto personale, la certezza di essere sopravvissuti in qualche modo.
Storie di umanità esposta e lacerata, emozioni sovente nascoste per non esacerbare gli eventi, un desiderio rigettato che i propri figli non crescano con una faccia sconsolata, ma dopo ogni attentato e morto ammazzato ci si sente orfani, come fosse il figlio di tutti i morti.
È un dolore che colpisce e si estende indistintamente come una di quelle bottiglie, tirata da chiunque e che può colpire chiunque.
La prosa di Aramburu genera e vive la storia dal proprio interno, possiede un respiro vivido, scrupoloso, puro ( nella forma ) e controverso ( nei contenuti ), spesso inconcepibile agli stessi protagonisti tuttora inconsapevoli di farne parte, un brusio ininterrotto in una ferita aperta, una coralità di voci fattasi eco indistinta.
Di certo il periodo storico di riferimento, quella guerra nell’ ombra che ha segnato la vita dei Paesi Baschi, epicentro di disperazione e morte, ci restituisce volti ed anime cambiati per sempre, famiglie mutilate e fragili, rapporti incomprensibili, nuovi equilibri.
E se un vuoto rimane, per sempre, oltre alla assenza di affetti spezzati e ricomposti faticosamente, è un vuoto di senso, anche quando le circostanze si sono rese sopportabili ed una certa rassegnazione ha rivestito i sopravvissuti, affannosamente resilienti.
L’ autore espone una lucida rappresentazione degli eventi, in modo naturale, crudo, violento ma mai eccessivo, escludendo artifici, ghirigori, invenzioni roboanti, banalizzazioni.
La storia implode ed esplode nella propria quotidianità, mantenendo una leggerezza di toni all’ interno della pesantezza dei contenuti, impregnata dalle voci del racconto e dei protagonisti, affrontando e sviscerando tematiche complesse, ferite ancora aperte, sempre con lucida moderazione e voce ferma.

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