Narrativa straniera Racconti Donne d'Algeri nei loro appartamenti
 

Donne d'Algeri nei loro appartamenti Donne d'Algeri nei loro appartamenti

Donne d'Algeri nei loro appartamenti

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Un affresco dedicato alle donne algerine sullo sfondo di un secolo di storia: dalla fine dell'Ottocento al presente, in un coro di voci, grida, preghiere, risate e sussurri che chiedono ascolto. La Djebar ci offre la realtà complessa di un paese islamico dove le donne hanno lottato per liberare la patria dal dominio coloniale, episodi e frammenti in cui la riflessione critica si alterna alla suggestione del racconto e l'onda emotiva s'intreccia con la lucidità analitica.



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Donne d'Algeri nei loro appartamenti 2015-06-23 19:01:34 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    23 Giugno, 2015
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Anche il sussurro e' voce

Nata nel 1936 ad Algeri col nome di Fatima, piu' volte candidata al Nobel, Assia Djebar propone in questo volume una raccolta di racconti molto particolare. Si tratta di fatto di una scrittura nata dall'ascolto, ascolto di voci di donne nel ventennio 1958/1978.
Femminista e anticolonialista, in questo lavoro combatte due guerre : quella contro l'occupazione francese ma soprattutto quella contro l'integralismo islamico nei confronti delle donne. Non e' un libro di prosa polemica, ma la polemica emerge inevitabilmente dal vissuto delle donne a cui l'autrice ci avvicina. Non si spinge  verso una critica diretta al velo integrale, per esempio, pero' la lunga veste  che nasconde il corpo, la cuffia di uncinetto che copre il capo, la grande stola che scopre solo un angolo di sguardo pesano addosso e soffocano la pelle, il movimento, la liberta'. Essi rendono informi corpi ridotti a una poltiglia di stracci identici. Gestualita' zittita nella morte dell'individualita'. 
Donne murate da vesti e ancor peggio dalle porte chiuse di casa dove vengono confinate, salvo quella giornata settimanale al bagno pubblico. 
Bambine educate al silenzio, un silenzio che diventa singhiozzo , pianto davanti allo sposo scelto e imposto da altri.

Delacroix nel 1832 sbarcò ad Algeri e restò impressionato dal mondo femminile che gli venne concesso in una breve intrusione nell'harem di un rais. Nacque da questo spunto il suo famoso, omonimo dipinto di donne recluse e osservate da un occhio distante. Soggetto poi ripreso da Picasso nel suo tratto  che esplode di colore e seziona ogni parte di loro, liberandole dalla prigionia dorata.
 Riflettendo su questi dipinti la Djebar ci spiega in chiusura il senso di questo suo libro dalla bella scrittura complessa, frazionata, poco immediata e avida di attenzione. I suoi racconti vogliono essere, attraverso la narrativa, la voce sussurrata di quelle donne senza parola, immagini immortalate nella loro imposta staticita' dalla pittura di Delacroix e liberate poi dal tumulto di Picasso. " Soltanto dalla porta aperta in pieno sole , quella che Picasso ha in seguito imposto, spero in una liberazione concreta e quotidiana delle donne." A.D. ( Febbraio 1979).

Una penna non convenzionale, che richiede energia e restituisce una letteratura di buon valore. Forse da rileggere perche' e' un lavoro sfuggente, vuole il lettore accanito. Insolito, bello, buona lettura.

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