Narrativa straniera Racconti Confessioni di un codardo
 

Confessioni di un codardo Confessioni di un codardo

Confessioni di un codardo

Letteratura straniera

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Due coniugi frustrati e squattrinati osservano il proprio fallimento in uno squallido alloggio; un patito dell'ippica trova la puntata vincente per una procace sconosciuta; un "duro" dei bassifondi liquida in un bar un magnaccia venuto a vendicare un torto fatto alle sue protette... Una raccolta di 12 racconti che ripropongono le situazioni più tipiche della narrativa di Bukowski. Si ritrova l'America dei suoi romanzi, marginale, plebea, clandestina, fatta di vecchi bar mal frequentati, di squallidi motel, di tavole calde, ippodromi e autostrade deserte. Si ritrova quell'ironia beffarda, quella volgarità sfacciatamente provocatoria, quel gusto per l'eccesso che continua a stupire e catturare.



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Confessioni di un codardo 2011-12-27 23:05:03 Giovannino
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Giovannino Opinione inserita da Giovannino    28 Dicembre, 2011
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Alti e bassi.

Inizio con una premessa, prima di “Confessioni di un codardo” ho letto “Niente canzoni d’amore”, e con questi due ultimi libri ho così letto tutti i racconti di Bukowski. Inizio con questa premessa perché alcuni racconti sono presenti sia in uno che nell’altro libro (“vita da barbone”e “191”). “Niente canzoni d’amore” è senza dubbio la peggior raccolta di racconti bukowskiani e se dovessi spendere due parole su questo libro sinceramente non saprei proprio che dire, l’unica cosa interessante è che spesso si parla di sport, argomento poco congeniale al nostro Hank Chinaski, ma solo questo. Per il resto racconti lenti, insipidi, a tratti troppo lunghi e privi di significato. Passo quindi a “confessioni di un codardo”, che nella mia classifica personale si piazza nel mezzo, dopo i più famosi “Taccuino di un vecchio sporcaccione” e “storie di ordinaria follia” ma prima di “A sud di nessun nord” e “niente canzoni d’amore”, a pari merito con “musica per organi caldi”. Libro piacevole, scorrevole i racconti sono tutti abbastanza brevi, cosa che ho apprezzato molto proprio perché, come detto prima, molte volte in “niente canzoni d’amore” mi è capitato di leggere pagine e pagine di nulla. Gli argomenti sono sempre gli stessi, e se avete letto almeno un libro di Bukowski sapete di che cosa sto parlando. Se invece non avete mai letto un suo libro…beh…cominciate da un altro. Unica vera perla del libro (che fa si che questo libro guadagni mezzo punto in più) è il racconto nel mezzo “la mia pazzia”. Un vero e proprio excursus nel “Bukowski pensiero”, imperdibile, unico, che in quattro pagine, ti fa capire meglio chi era Charles Bukowski (“Ci sono vari gradi di pazzia, e più sei matto e più la tua pazzia risulterà evidente agli occhi degli altri. Per quasi tutta la vita ho nascosto la mia pazzia dentro di me, ma è qui, esiste.”). In conclusione premettendo che amo molto di più i romanzi che i racconti dello scrittore americano in questione, consiglio questo libro a chi ha già avuto a che fare con Bukowski e vuole una lettura piacevole, se invece volete qualcosa di meglio…avete l’imbarazzo della scelta.

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