Che cosa fa la gente tutto il giorno
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Anime e persone
«[…] Ricordo di avere pensato che anche il mondo sarebbe finito così, con le persone che scomparivano in silenzio una dopo l’altra, come se lasciassero una festa senza salutare, finché il padrone di casa si ritrovava solo nella casa vuota, con i bicchieri ancora mezzi pieni e le sigarette calpestate sui taoisti e la nauseante luce impastricciata dell’alba che sale in cielo.»
Peter Cameron non è soltanto un autore di romanzi. Nella sua produzione vasti sono anche i racconti, i testi brevi, le storie che solleticano la curiosità con brevi ma significativi passaggi. Ed ecco che Adelphi raccoglie in “Che cosa fa la gente tutto il giorno”, alcuni di questi scritti.
La prima sensazione che emerge dalla lettura è la delicatezza. Una delicatezza che si mixa con una umanità non sempre positiva e buona, anzi. Basti pensare al racconto dedicato al cucciolo di cane che rappresenta l’unica valvola di sfogo per quell’uomo dalla vita imbavagliata nel niente. E basta ancora pensare alle sorti che sono a lui destinate. Filo conduttore di queste vicende narrate è la perdita, che sia di una persona cara che di un cucciolo. Uomini e donne che cercano di sopravvivere, si chiedono come sopravvivere in un mondo che spesso non li tutela. O ancora ci porta nel mondo degli ospizi, luoghi dove l’identità si perde, si fraziona, si disperde. Ma a governare è il “politicamente corretto” e non si possono chiamare con il loro nome anche se dentro si rivelano essere luoghi di solitudine e depressione.
Ogni racconto muove da un dialogo, da un pensiero negativo e da qui si sviluppa. Non sono racconti allegri, sono strutturati e chiusi e con una impostazione simile a quella che insegna Alice Munro, la regina dei racconti. Ciascuno, però, ad ogni modo prende la sua forma, si sviluppa e chiede al lettore di essere interpretato, capito, analizzato.
«[…] Pensò alla vita e alle cose che le succedevano, a come fosse impossibile impedire che succedessero, controllarle. Sembrava di galleggiare in una piscina della grandezza di un oceano insieme a tutte le cose della vita, e poterne sfiorare solo alcune, in modo del tutto casuale, e che tutte le cose desiderate fossero sottili e scivolose come pesci: pesci che nuotano fra le dita e le gambe e intorno ai fianchi ; pesci argentati che ci mangiucchiano i piedi, pesci timidi e scattanti che schizzano in superficie e sgusciano via, poco importa quanto si sta immobili, o in silenzio, perché i pesci riescono a sentire quel che desideriamo: lo emettiamo come un sonar - vieni da me, vieni da me, vieni da me / che manda via i banchi di cose che nuotano nell’acqua.»
Altro interessante testo è “Prova a rilassarti”. È qui che conosciamo Elaine che è stata nei Peace Corps. Una volta tornata a casa deve scontrarsi con il tutto che cambia e con un nuovo mondo che deve ricostruirsi ripartendo da zero. Scopre che la madre ha venduto la casa e che ora fa l’attrice, scopre che la sorella si è fidanzata con Charles e che sta iniziando a fare la modella. Elaine dal suo canto non vuole fare la modella ma non trova lavoro. Si arrende a fare la cameriera in abiti da pellegrina in un ristorante dedicato ai Padri pellegrini, arriva anche a ipotizzare un suo rientro nei Peace Corps e anche qui si trova la porta chiusa in faccia perché essendosene andata e avendo dato le dimissioni, non è così semplice rientrare nel giro. Ma qual è il suo posto nel mondo? Cosa fare? Come ricominciare quando non sembra più esserci un posto per te?
L’anima in “Che cosa fa la gente tutto il giorno” e in ogni racconto di Peter Cameron è definita con delicatezza, è l’essenza in un contesto dove le persone sono diventate belve assetate di fama, notorietà, ricchezza, opulenza e apparenza. Il tutto con uno stile rapido e pungente, basato molto sui dialoghi, che non si perde in fronzoli e che porta il conoscitore a interrogarsi.
Per chi non conosce Cameron questi racconti possono essere un buon modo per avvicinarvisi, per chi lo conosce rappresentano una certa e indubbia conferma.
Indicazioni utili
Cambiamento
….”Pensò alla sua vita e alle cose che le succedevano, a come fosse impossibile impedire che succedessero, controllarle. Sembrava di galleggiare in una piscina della grandezza di un oceano insieme a tutte le cose che potrebbero capitarci nella vita, e poterne sfiorare solo alcune, in modo del tutto casuale, e che tutte le cose desiderate fossero sottili e scivolose come pesci”…
Una raccolta di dodici racconti e una connessione che attraversa il quarantennio del loro concepimento, protagonisti di cambiamenti, chi inconsapevolmente, chi con cognizione di causa in una vita che sarà diversa o solo in apparenza la stessa.
Un viaggio relazionale, simbolico, interiore per approdare altrove, abbandonando il passato, i suoi strascichi e l’ immobilismo sentimentale del presente.
Nella quiete di ogni singola narrazione, soffermandosi su particolari significanti, ciascuno è sovrastato da un’ individualità non condivisa e ridefinisce i contorni del proprio io.
Che sia un cane scambiato per la propria amante, un lutto impossibile da digerire, le ceneri di un amore, la ricerca di un angolo di mondo, una solitudine non condivisa, l’ attrazione per un luogo, il desiderio di cambiare, l’ impossibilità di farlo, un terribile taglio di capelli, una fuga improvvisa, la programmazione di un addio, la gratificazione del riconoscimento, di volta in volta ci si dilunga nell’ immobilità di una sospensione evidente, osservando e ripensando a quello che è stato, attraversati da sensazioni diverse. Non rimangono che attimi, desiderii, ricordi, certezze, gesti in divenire.
Ogni racconto è un mondo a parte che attraversa e accarezza unicità per farvi ritorno, una quiete esposta a un’ incomunicabilità acclarata, in cui si vorrebbe essere ascoltati, compresi, amati, condividere sentimenti e ritrattare i contorni di una solitudine inclusa in un’ evidenza poco consolatoria.
Nella essenzialità di descrizioni lievi, solo accennate, di dialoghi brevi, tronchi, nella dolcezza di una malinconica presenza, oggetti spogliati, gesti rarefatti, silenzi necessari, pensieri che ritornano, che cosa si vorrebbe cambiare, sopraffatti da una quotidianità insistente e che cosa non si può raggiungere, prendendo atto della irreversibilità di certi accadimenti?
La solitudine, il silenzio, la riflessione sono significanti, attraversano storie e momenti, li alimentano, li spengono, frammenti di tenerezza riconducono a una realtà di fatto.
Così
…” alla fine tornò di sotto.Walter aveva lasciato la chiave nella porta. Pensò di prenderla per ricordo ma si rese conto che non se ne sarebbe fatta niente. Giro’ la chiave nella toppa è la gettò nella cassetta per il latte, richiuse il coperchio con il piede e si incamminò verso casa “….
…” in camera da letto Helen mette giù il libro e lo osserva mentre si spoglia. Sorride, si sporge in avanti. Se solo Ted riuscisse ad avere idea di che cosa sbaglia lo cambierebbe subito e tutto tornerebbe a posto “…
…” mi sentivo sospeso in aria ma non riuscivo a girare il corpo anche se stavo precipitando in modo pericoloso e a tutta velocità “…
…” e in quel momento avrei dovuto capire che non l’ avrei mai più rivista, che era chiaro, evidente, come fosse arrivata la fine e le nostre strade si separassero “…
…” sono rimasta lì a dondolarmi, con la candela in mano. L’ ho osservata che si consumava, dondolandomi per tutto il tempo “…
Racconti eterogenei all’ interno di un filo conduttore condiviso, la vita e i suoi cambiamenti, istanti inafferrabili che si vorrebbe cogliere e depositare per sempre, sensazioni forti che svaniscono in un gesto, in uno sguardo, nell’ attesa, nell’ ineluttabilità del presente, nessuna ricerca apparente, se non la riflessione e la constatazione del momento, quando tutto sembra già accaduto o inesorabilmente passato e certo.