Assolutamente musica
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Recensione della Redazione QLibri
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“La musica non è un suono ma un concetto” (Schonbe
L’arte, ogni arte, coinvolge sensi e anima di ciascun fruitore. Ciò, ovviamente, a livelli diversi, secondo le conoscenze e le esperienze specifiche di ognuno. Solo alcuni riescono a cogliere e penetrare il vero significato, le sottili sfumature, la specificità di un’opera d’arte. Per giungere a questo occorre uno studio costante e approfondito. Dunque l’arte è accessibile solo a una élite che abbia ad essa dedicato tempo ed energie? No assolutamente no. L’arte è patrimonio di tutti e ogni interpretazione, ogni esperienza da essa derivata aiuta a crescere e ad ampliare la conoscenza del mondo che ci circonda.
In questo libro dal titolo significativo “Assolutamente musica”, significativo perché solo di musica si parla, sciolta, libera da divagazioni in altri campi, Murakami Haruki ha raccolto le conversazioni avute con il grande direttore d’orchestra Ozawa Seiji, sul tema del rapporto tra spartito ed esecuzione, della necessaria sintonia tra direttore e solista, tra direttore e altri elementi dell’orchestra.
I dialoghi svelano l’importanza di certi aspetti dell’esecuzione e dell’interpretazione musicale che sfuggono all’orecchio inesperto dell’ascoltatore, il significato delle pause, la difficoltà di tenere a lungo una singola nota, l’abilità di orchestra e solista ad intendersi. Ogni orchestra suona a modo suo, ha una sua interpretazione d’uno spartito e il suo suono cambia con il direttore, ma mantiene il suo carattere originale, tuttavia il direttore troppo rispettoso del parere dei musicisti va incontro a difficoltà nel dirigere. Dunque è importante la cura del dettaglio, la tempestività con la quale i musicisti colgono la segnalazione del maestro a entrare. Ozawa e Murakami si trovano d’accordo nel sottolineare che lo stile dell’orchestra assomiglia allo stile dello scrittore. Anche per chi scrive la parola e l’insieme delle parole sono musica. Se un componimento letterario non ha musicalità, non ha ritmo difficilmente avrà successo. Non a caso le opere di Murakami sono tutte scandite dal suono di celebri brani.
Il rapporto direttore-musicisti è importantissimo. Il direttore comunica la sua interpretazione dello spartito attraverso una gestualità a lui propria, in un gioco che coinvolge corpo e intelletto, con un risultato unico. Interpretare un compositore vuol dire averne approfondito l’epoca, averne compreso la sua visione del mondo. Qui il dialogo si sofferma sia pure brevemente sulla analogia tra l’interpretazione di un’opera pittorica e un’opera musicale. Non a caso si accenna a Mahler, a Klimt e a Schiele nelle cui opere ben si capisce la rottura col mondo tedesco, la fine di un’epoca.
Murakami e Ozawa si soffermano poi anche su jazz e lirica, concordi sull’importanza e l’interesse di ogni genere musicale, per concludere con un’importante affermazione: “Per creare la buona musica, innanzitutto è necessaria una scintilla, poi la magia. In mancanza di una delle due, niente buona musica.”
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Opinioni inserite: 1
Il piacere di conversare
un giudizio su questo libro mi risulta particolarmente difficoltoso al punto da non aver ancora ben chiaro se mi sia davvero piaciuto. A giudicare dalla velocità con cui l’ho divorato parrebbe di sì, ma non riesco appieno a razionalizzarne il motivo.
"Assolutamente musica" racchiude tre mie grandi passioni: Murakami, la cultura giapponese e la musica classica. Va da sé che le aspettative fossero piuttosto alte. Il valore di un libro risiede, credo, o nelle conoscenze che se ne traggono ovvero nelle emozioni, in senso lato, che è in grado di suscitare. Non si può dire che questo lavoro di Murakami brilli né in un senso né nell'altro.
Si tratta di una semplice raccolta di conversazioni sulla musica classica, avvenute nel corso degli anni tra un celebre scrittore, Murakami appunto, ed un altrettanto celebre direttore d’orchestra, Seiji Ozawa. Nei vari incontri in giro per il mondo, i due parlano liberamente svariando da Glenn Gould a Mahler, da Karajan a Bernstein, dalla lirica alla didattica. Tra i capitoli più riusciti quello dedicato a Mahler, un unicum nella storia della musica, con il suo inimitato stile atto al superamento del romanticismo tedesco tramite giustapposizione di temi contrastanti in modo apparentemente illogico. Interessante anche il capitolo dedicato alla didattica nelle accademie fondate dal Maestro in Giappone e in Svizzera, alle differenze culturali degli studenti nelle due scuole ed al non-metodo di Ozawa nel seguire i giovani talenti.
Lo stile è sobrio e snello, ma si ha l'impressione di non imparare granché. Si salta da un argomento all'altro senza un reale approfondimento e talvolta si indugia su un'aneddotica un po' sterile. I parallelismi tra buona musica e buona letteratura, entrambe accomunate dall'esigenza di ritmo, sono presentati da Murakami con la consueta eleganza ma anche qui ... nulla di veramente nuovo.
Un operazione un po' commerciale dunque? Direi di no.
Ciò che riscatta questo libro, oltre ovviamente all'impeccabile stile di Murakami, è l’aver accostato due personalità affascinanti in modo così semplice e diretto senza sovrastruttura alcuna.
Due personalità a confronto unite dalla giapponesita' e da affinita' nei percorsi di vita che li vedono entrambi artefici di una felice fusione tra sensibilità orientale ed occidentale.
Da un lato lo scrittore melomane, collezionista maniacale, affascinato dagli aspetti culturali ed intellettuali del mondo musicale, preparatissimo e coltissimo ma col cruccio, in fondo, di non avere basi tecniche sufficienti per godere appieno dell’esperienza musicale.
Dall’altro, un direttore d’orchestra che la musica la vive da dentro, senza intellettualismi, in modo naturale, energetico ed infallibile già a partire dalla lettura dello spartito.
I due sono quasi paradigmi di opposti modi di approcciare l’opera d’arte musicale.
Murakami e con lui tutti i profani del mondo (tra cui mi ci metto pure io) ascoltano la musica procedendo per associazioni mentali alla ricerca di chiavi interpretative, di significati reconditi, di linee guida nei percorsi musicali.
Al lato opposto, il vecchio direttore d’orchestra e con lui gli eletti che vivono la musica in modo totalizzante, coglie invece l’essenza astratta della bellezza musicale, scevra di cerebralismi, da godersi nel puro atto creativo tanto da affermare candidamente di non aver mai riascoltato le sue incisioni e non essersi reso conto di come le sue interpretazioni fossero evolute nel tempo.
In un mondo in cui i confronti anche in campo accademico o culturale, sono spesso dominati dal desiderio di prevalere, di persuadere l'interlocutore e di affermare la propria personalità, queste pagine dimostrano come sia ancora possibile conversare (ascoltare dunque oltre che parlare) in modo intelligente e libero. Tutto sta nella qualità degli attori.