Narrativa straniera Racconti Amica della mia giovinezza
 

Amica della mia giovinezza Amica della mia giovinezza

Amica della mia giovinezza

Letteratura straniera

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Vancouver, la grande città sullo sfondo del libro, coincide con un risveglio, che è un disincanto e anche una formazione, spesso sessuale. E la sessualità, lambita, sussurrata o esibita, vitalistica o imbarazzata, illecita o meno, serpeggia per tutto il volume. E' il caso di Five Points, la cui protagonista, Brenda, ha un marito invalido e un amante, Neil, che dà senso alla sua quotidianità. Gli incontri con lui rappresentano l'irrinunciabile conferma di un'esistenza ancora piena e sono vissuti come autentico cerimoniale della vita. Ma in questo rito si innesta il primo litigio, e quel litigio lascia intravedere un potenziale di ferocia che incrina irrimediabilmente l'idillio.



Recensione della Redazione QLibri

 
Amica della mia giovinezza 2015-12-07 12:29:34 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    07 Dicembre, 2015
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L'età spegne le inquietudini

Margot e Anita sono arrivate qui. Non sono ancora pronte a smettere di parlare. Sono contente, abbastanza contente.

In questi racconti Alice si affaccia e ci fa affacciare alla finestra della vita di alcune donne mettendone in luce le stranezze, gli amori, le relazioni. Spesso si ha l’impressione di parlare di quelle persone come si parla tra amici di altri amici. Si entra nelle vicende in punta di piedi. Spesso l’aspetto sessuale è quello al centro dell’interesse: relazioni, unioni, tradimenti, proprio come capita nelle chiacchiere tra amici su conoscenti comuni. Anche se si parla di sesso l’autrice non è mai volgare, tutt'altro.

Averill accetta l’offerta del capitano. E’ assolta, fortunata. Scivola via come il pesce luccicante, dentro al suo abito di seta scura. Lei e il capitano si augurano la buona notte. Si sfiorano educatamente le mani. Il contatto produce un fremito sulla pelle di entrambi.

Colpisce il fatto che il sesso viene trattato quasi in tutti i racconti come un appetito tra i tanti, ed è disgiunto dall’aspetto psicologico ed emotivo, cosa strana essendo la scrittrice una donna. Manca l'inquietudine che mi aveva attirato in Amico, nemico, amante. Sembra una scrittura più matura per questo aspetto anche se la maturità le ha tolto un po’ di freschezza. La scrittura è sempre ottima naturalmente, ma solida, tranquilla, pacata. Forse troppo pacata. I racconti dell’altra raccolta, perlomeno alcuni, mi sono sembrati più intriganti e originali. L'irrequietezza, la mutevolezza, la provvisorietà delle cose e delle situazioni è quello che mi attira nel racconto ma qui ho trovato solidità e poche vibrazioni.
Tra i racconti di questa raccolta il mio preferito è Oh a che giova. La storia dell’amore platonico di un uomo che ha perso un occhio in un incidente da bambino per la sua bellissima vicina che guercio com'è si vergogna anche di invitare a ballare. Questo personaggio e sua madre, che sembrano guardare la vita dalla finestra ma che hanno grande dignità mi sono proprio piaciuti. Ma anche la bella vicina che cerca di imbruttirsi perché in un paese la bellezza eccessiva è come una deformità.
Le altre donne con i loro amanti e la descrizione molto fisica del loro corpo e dei loro desideri non mi hanno dato quelle sollecitazioni emotive che cerco nei racconti e nella lettura.

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Amico, nemico, amante (che è più bello)
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Amica della mia giovinezza 2016-04-19 09:47:43 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    19 Aprile, 2016
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Sotto la chioma degli aceri

E’ un premio Nobel e si vede, decisamente, da come scrive. Dai dettagli. Dalla potenza della scrittura. Dal registro narrativo. Ed è proprio la padronanza della scrittura che spicca, direi anche prepotentemente, in un’antologia di racconti che, di norma, non è la forma letteraria più indicata a far emergere le qualità di uno scrittore. Le protagoniste sono le vite degli altri, solitarie, fluttuanti, sganciate le une dalle altre, proprio come lo sono i racconti gli uni dagli altri. I miei preferiti sono stati “Arance e mele” e “Foto del ghiaccio” per i personaggi che prendono rilievo sotto la chioma degli aceri canadesi, che fa da sfondo sottile un po’ a tutto il percorso di lettura, in cui lo scorrere del tempo è l’elemento di connessione maggiore in questo fluido scorrere di pensieri, di storie, di vite. Un fiume di parole in cui a volte è difficile capire la distinzione tra prosa e poesia.

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Amica della mia giovinezza 2016-02-16 08:37:31 68
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68 Opinione inserita da 68    16 Febbraio, 2016
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La profondita' della vita e del tempo

Sullo sfondo del lago Huron, in Ontario, tra lo scorrere degli anni ed il succedersi di stagioni dai colori cangianti, Alice Munro ritorna a casa e scrive nei primi anni "80 i dieci racconti di questa raccolta con protagonisti femminili ( in prevalenza) e maschili, madri, figli, amici, coppie, coppie scoppiate, tradimenti, sotterfugi, in un percorso diacronico prevalentemente duale che ricostruisce vite interrotte o sospese, rapporti problematici, relazioni sfumate o discutibili, immergendoci in stati d' animo apparentemente insondabili.
Ogni racconto e' un pezzo di un puzzle che, pur con trame e personaggi eterogenei, segue un filone ed un pathos comune, quell' indagine del profondo che, partendo da un rapporto di coppia o dal singolo individuo, esprime ed indaga animo, spiritualità', amore, relazioni.
Lo fa attraverso descrizioni minuziose, reali, pezzi di quotidianita', paesaggi mutevoli, oggetti, vecchi edifici, ricordi, tutti inseriti in quella giostra della memoria che vede i protagonisti ripercorrere strade abbandonate, smarrite, attraversare un tempo sospeso, alla ricerca di un passato nebuloso o diversamente indirizzato, o semplicemente imboccare vie traverse cercando di dimenticare dolorose presenze.
Alla fine i personaggi spesso guidano la propria vita verso l' indipendenza e la solitudine, affrancandosi da un reale che non sentono proprio, o, semplicemente, consapevoli di non appartenere a quella effimera apparenza, ma ad una sostanza ben diversa.
Ogni racconto profuma di intimità', ha un respiro totalizzante che rapisce il lettore in un' apnea del profondo, aprendolo ad innumerevoli sensazioni d' insieme, gioie, dolori, amori, morte, stupore, rabbia, tutte sfaccettature dell' umano sentire.
In questa odissea parallela tra personaggi e paesaggio canadese, il lago Huron ritorna sempre come elemento di fondo, collante e significante supremo, contemplato, amato, dai colori mutevoli, ora turchese, ora azzurro puro, ora verde, ora argentato.
Attorno a quelle rive ed a quei fondali, ruotano innumerevoli storie e figure che emergono da acque chete, scure e profonde, popolate da misteriose presenze.
I personaggi percorrono un viaggio interiore alla ricerca di un senso, di una parte di se', a volte lo trovano, altre no, sono piuttosto fatalisti, sognatori o semplicemente desiderano apportare dei cambiamenti alla propria vita, ma non sono mai quelli in cui realmente credono.
Ed allora ci narrano storie, vere o presunte, a questo proposito trovo magnifico il racconto "Arance e mele" in cui un' ossessione d' amore scatena un thriller psicologico su un presunto tradimento che rimane incompiuto o forse consumato, chi lo sa, e poco importa, se non il film immaginato dal protagonista ( " Murray vide se stesso armato di binocolo osservare un uomo armato di binocolo osservare una donna. La scena di un film. Un film comico ").
È' una lettura impegnativa, vista lo spessore dei temi trattati e le molteplici declinazioni narrative, oltre che la difficolta' nell' indagare l' essenza dei personaggi. A volte si rischia di perdersi ricercando connessioni e chiarimenti inesplorabili con possibile deragliamento.
La chiave sta nel goderci ogni particolare, racconto, pagina, frase, scavando nel profondo, spesso una rilettura e' fondamentale, per cogliere, oltre la trama, le innumerevoli presenze sommerse ed ingrigite sul fondale di quel lago e che, lentamente, riusciamo a riportare in superficie, assaporandone la grandezza ed il respiro d' insieme.

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