A sud di nessun nord
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I cani hanno le pulci, gli uomini un sacco di guai
Altra raccolta di racconti brevi del grande Bukowski. Devo dire che questo, in confronto a tutti gli altri suoi libri (e ormai ne ho letti parecchi), mi è parso un po' sotto tono, quasi forzato. I racconti sono presi da sue esperienze di vita o dalla sua fervida immaginazione, a volte vedono lui (Chinaski) come protagonista, altre personaggi al limite dell'ordinario. Ovunque le pagine di Hank abbondano di ubriaconi violenti, sesso, mal di vivere e scappatoie contro la noia – per esempio le corse.
I racconti mi sono sembrati più “morali” (o forse sono io che ho letto un messaggio implicito alla fine di ogni racconto?), meno calcati di mano riguardo a sesso e parolacce, forse più realistici. Di nuovo compaiono figure di rilievo, Hemingway e vecchi idoli letterari.
Comunque sempre in linea con lo stile crudo e senza fronzoli di Bukowski. Meno “commerciale” di Storie di ordinaria follia o Musica per organi caldi, un piccolo tesoretto.
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Nè carne nè pesce...
Finalmente dopo una lunga ricerca riesco ad avere questo libro del grande Buk (che sembrava pressoché introvabile, almeno a Roma). Avevo appena finito di leggere “Donne” (fantastico) e “Shakespeare non l’ha mai fatto” (niente di che…) e mi accingo a leggere l’ennesimo libro di racconti con protagonista il grande Hank Chinaski. Beh, sarò subito chiaro…non mi ha fatto impazzire…sicuramente di tutti i libri di racconti che ho letto di Bukowski (“Taccuino di un vecchio sporcaccione”, “Compagni di sbronze”, “Storie di ordinaria follia”) è sicuramente il peggiore. Un po’ perché alcuni racconti, per chi ha già letto almeno qualche libro del vecchio, risulteranno già sentiti, e un po’ perché manca la “perla”. Infatti in ogni libro di racconti di Hank/Charles la sensazione che ho avuto è sempre la stessa: leggo un racconto e alla fine penso…”ok, e allora?”…questo capita perchè spesso scriveva ubriaco e quindi alcuni racconti non dicono nulla oltre ai soliti argomenti (sesso, prostitute, cavalli, alcool). Poi però, una tantum, come per centellinarli, esce la perla. “La macchina strizza fegato” e “dieci seghe” in “Compagni di sbronze”, oppure “fica a stufo”,” il gran gioco dell’erba” o “appunti sulla peste” in “Storie di ordinaria follia”. Quei racconti che li leggi e ti colpiscono, o almeno non ti lasciano indifferente perché tra le righe sai che ti stanno dicendo qualcosa. Invece, purtroppo, qui nessun racconto mi ha dato quest’impressione, il libro scorre più lento degli altri, molto più lento, con solo pochissime storie degne di nota.In conclusione, se siete appassionati di Hank e le sue storie leggetelo, ma non aspettatevi niente di che. Viceversa, passate ai più famosi “Compagni di sbronze” e “Storie di ordinaria follia”, o ancora meglio “Taccuinio di un vecchio sporcaccione” (secondo me il migliore in assoluto).