Viaggio di una parigina a Lhasa
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Louise Eugenie Alexandrine David (1868-1969) nasce a Saint-Mandé, vicino Parigi. Orientalista, conferenziera e instancabile viaggiatrice, nel 1904 sposa Philippe Néel. Nel 1911 l’uscita di Buddismo del Buddha coincide con la sua partenza per l’Asia. Philippe non rivedrà la moglie che nel 1926. Lei intanto si recherà in Nepal, Cina, Corea, Giappone, fino a entrare nel 1925, prima donna europea, a Lhasa, la città proibita agli stranieri. L’impresa è riportata dalla stampa di tutto il mondo e Alexandra, una volta tornata in Europa, pubblica i suoi libri più famosi: Viaggio di una parigina a Lhasa, Il lama dalle cinque saggezze, Mistici e maghi del Tibet, Nel paese dei briganti gentiluomini (tutti pubblicati da Voland). Morirà ultracentenaria e le sue ceneri verranno disperse nel Gange.
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Tè e tsampa
Imbattersi in un personaggio come Alexandra David Neel, al giorno d'oggi, ha dell'incredibile.
Il motore di questa donna fu la passione per la conoscenza, che la spinse a viaggiare, attraversando paesi lontani e avvolti da un alone vago e misterioso agli albori del secolo scorso.
Appassionata di filosofie orientali, Alexandra soggiornò a lungo tra India, Cina ed Indocina.
“Viaggio di una parigina a Lhasa”, è tratto dagli appunti di un viaggio intrapreso intorno agli Venti del Novecento, che portò la donna dal territorio cinese a quello tibetano, insieme al figlio adottivo.
Un percorso compiuto interamente a piedi, con pochi stracci addosso, senza scorta di viveri, seguendo sentieri e boscaglie, elemosinando un po' di cibo, sopportando il gelo delle alture, rischiando l'assalto di briganti e la cattura da parte delle autorità tibetane.
Un viaggio proibito e proibitivo, impensabile per viaggiatori dell'era moderna.
Il racconto è minuzioso e serrato, ricco di dettagli sul percorso intrapreso, sulle difficoltà quotidiane incontrate, sulle popolazioni locali stanziate nelle diverse regioni tibetane, sugli usi ed i costumi di questa terra così lontana dalla civiltà occidentale eppure così permeata da una cultura millenaria.
Il diario della David Neel a tratti assume le vesti di un'indagine antropologica vissuta sul campo, capace di fotografare popoli la cui vita sembra cristallizzata ed immobile, impermeabile a qualsiasi tipo di contaminazione esterna.
Questo titolo è estremamente interessante, testimonianza preziosa, storia di vita, documento datato, peccato che si arresti bruscamente con l'agognato e atteso arrivo tra le mura di Lhasa, omettendo di immortalare con immagini l'antica città, di cui il lettore si aspetta di sapere dopo aver accompagnato per pagine e pagine l'autrice soffrendo freddo, fame e buona dose di paura insieme a lei.
Ma su questo tipo di taglio allo scritto potrebbe esserci lo zampino editoriale.
E' un lavoro da approcciare con la consapevolezza di ritrovarsi tra le pagine di un diario, quindi talvolta frammentate, meramente informative, talvolta asciutte come un reportage.
Sono presenti anche stati emotivi e sensazioni, ma la mano dell'autrice non possiede quel calore narrativo capace di renderli vivi e palpitanti.
Considerata la grandiosità dell'impresa, perdonerei le pecche stilistiche ad Alexandra e le direi solamente che è stata una grande donna.
Indicazioni utili
Alla conquista della Roma tibetana
Alexandra David-Nèel nacque nel 1868 nei dintorni di Parigi e morì centenaria. Ma cio' che ho trovato irresistibile e' stato scoprire che compiuto il centesimo anno di eta' insistette per farsi rinnovare il passaporto, eccomi a tu per tu con un personaggio stupefacente.
Appassionata orientalista, questa donna compi' un'impresa ben lontana da quello che oggi noi potremmo definire viaggio : questa e' un'avventura ai limiti del verosimile. Dopo anni trascorsi tra Sri Lanka, India , Nepal, Giappone, Corea , Cina e Tibet la scrittrice coltiva il suo grande sogno , quello cioe' di raggiungere Lhasa, la citta' sacra tibetana proibita agli stranieri.
Eccoci allora alle prese con VIAGGIO DI UNA PARIGINA A LHASA, opera in cui l'autrice racconta la sua impresa iniziata nell'ottobre del 1923, quando cinquantaquatrenne, accompagnata dal giovane lama tibetano Yongden, trascorrera' otto mesi vagabondando per il Tibet sui sentieri per La Roma tibetana. Travestita da cenciosa pellegrina, priva di qualsiasi equipaggiamento e con una scorta irrisoria di cibo, la francese ed il suo compagno sopravviveranno attraversando sentieri montagnosi sul tetto del mondo spesso sfamandosi con della sola acqua bollita , dormendo sulla nuda terra ghiacciata, rischiando ogni giorno di essere individuati ed arrestati ai posti di blocco .
Ho trovato la penna di David - Nèel piuttosto piatta e a tratti noiosa, priva di enfasi e talento e poco evocativa , ma l'apporto del testo e' indiscutibile; non ho letto altri suoi libri ma posso ipotizzare che il suo successo sia dovuto ai contenuti, piu' che a doti letterarie.
Questa donna fu infatti la prima europea al mondo a raggiungere Lhasa e a spingersi tanto in profondita' negli usi e costumi ancestrali del popolo indigeno, sfidando la rigidita' della natura e le condizioni politiche avverse , trasmettendoci aneddoti dettagliati di luoghi magici e blindati.
Se lo stile non e' particolarmente degno di lode, l'impresa compiuta e la caparbieta' dimostrata valgon bene un posto in libreria.
" Per colui che sa guardare e sentire, ogni attimo di questa vita libera e vagabonda e' un incantesimo."
Buona lettura.