Ore italiane
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Italia, mon amour
Chi ha avuto il piacere di leggere James sa che la sua produzione e la sua vita furono interessate anche dal fascino che su di lui esercitava la penisola italiana e soprattutto , fra tutte le nostre belle città, Venezia. Chi insomma è già stato affascinato dalle vivide rappresentazioni della stupenda città lagunare che il nostro ha consegnato nei suoi romanzi, non potrà esimersi dal leggere questa raccolta di impressioni di viaggio che pur toccando vari luoghi dell’Italia lascia il posto d’onore a Venezia “ scrigno di consolazione” con le prime esaltanti cento pagine. Cosa mi rende così entusiasta? Intanto leggere la percezione del nostro, conosciuto per la sua arguzia e la sua ironia, circa il viaggio, il viaggiare, l’essere turista, l’osservare gli altri turisti, storture incredibili di ciò che non dovrebbe essere il viaggiare. Incredibilmente vive e moderne le considerazioni che accompagnano il nostro, dalla preoccupazione per gli sforzi economici tesi al risanamento del patrimonio artistico compiuto dall’ Italia postunitaria, agli eccessi e alle brutture prodotte da certi restauratori, dallo sguardo affascinato del singolo che è ammaliato dalla bellezza del sito ma perfettamente consapevole della fascinazione subita grazie alla profonda conoscenza dello stesso, alla sempre attuale considerazione che “ per quanto ci possono essere cose sgradevoli a Venezia, nessuno lo è più dei turisti”. Se non bastasse, l’americano ci offre itinerari artistici e culturali ancora validissimi che solo un esperto potrebbe suggerire rendendoli preziosi con note di costume a lui contemporanee: basti pensare al palazzo Alvisi e al salotto letterario della Signora Bronson. Non posso andare oltre, vi deruberei di un enorme piacere. La parte successiva è dedicata ad altri luoghi, James però con Torino e Milano, pur esaltandone sempre le ricchezze pittoriche a quelle architettoniche, si mostra meno generoso anche se non ci risparmia note di colore e curiosità come quella relativa allo spettacolo impressionante dell’esposizione della salma del buon San Carlo Borromeo. Gli scritti a più riprese suggellano impressioni raccolte tra il 1872 e il 1909 e così capita spesso, nel loro giustapporsi, che lo stesso James senta la necessità di rivedere le proprie posizioni e di sorridere di certe sue acerbe impressioni; il lettore d’altro canto, in particolare quello italiano, non ha che da sedersi in poltrona ed assistere al repentino mutamento dello scenario politico, sociale ed economico ( più di una volta ci si sofferma sull’Italia preoccupata per il suo bilancio) registrato negli anni postunitari. Lo sguardo al presente è però accompagnato da tristi considerazioni sulla mediocrità artistica contemporanea e sull’esaltazione dell’arte pittorica passata, sullo scisma tra il vecchio e il nuovo ordine in termini prettamente politici, sul disincanto circa le prospettive di crescita della giovane Italia. Una buona parte della raccolta interessa Roma e i suoi dintorni, anche qui i ripetuti soggiorni permettono di testimoniare un’evoluzione poco gradita e spesso il sentimento che accompagna lo scritto è quello di un abbandono nostalgico per il passato del tutto simile a quello che ci coglie quando si visita un luogo per la seconda volta e a distanza di tempo, quando insomma la nostra memoria lo ha cristallizzato e altro non ci rimane che constatarne ingenuamente il cambiamento come se non avessimo contemplato l’incedere triste e impietoso del tempo e i mutamenti che esso porta con sé. Ampio spazio infine è dedicato all’Umbria e alla Toscana con una debole incursione al sud fino a Capri.
Nel complesso un testo gradevole e curioso, imperdibile per le sue prime cento pagine.