Mangia, prega, ama
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Italia, India, Bali
Di solito quando leggi della vita di una persona, i giudizi possibili sono due: o ti trovi completamente in linea con quanto vissuto e descritto oppure ti senti completamente estraneo e non riesci ad entrare in sintonia con la vita della protagonista.
Questo libro invece mi ha lasciato completamente spiazzata, in quanto pur non comprendendo e non approvando le sue decisioni o le motivazioni della sua "crisi", mi sono ritrovata, in parte, nel suo percorso.
Un libro diviso in 3 parti per raccontare un viaggio unico ma in 3 luoghi diversi: Italia, India e Bali.
Ho pensato a lungo sul giudizio di questi libro.
Per certi aspetti, la vita della scrittrice ha preso svolte molto lontane rispetto al mio modo di vivere, perciò, per quanto curiosa, la prima tappa mi ha lasciato alquanto perplessa.
L'Italia, vista dalla scrittrice, è leggermente stereotipata: l'argomento principale è il cibo, sempre e solamente cibo, in ogni sua forma che l'Italia è così brava ad offrire. Inoltre questa prima tappa viene intervallata dai racconti del suo divorzio e perde, a mio avviso consistenza, lasciando intravedere solo le esperienze che riguardano il cibo (e poche altre che riguardano il corso di italiano, poi abbandonato).
La seconda tappa, invece mi ha completamente stregata. La crisi vissituta dalla scrittrice l'ha avvicinata alla meditazione e allo yoga e, per quanto il tipo di crisi da me vissuto sia completamente differente da quello della scrittrice (diametralmente opposto oserei dire), il risultato è stato il medesimo. Non posso pertanto che rimanere affascinata dal percorso spirituale che ha intrapreso.
Bali infine, è il giusto coronamento di un viaggio di anima e corpo.
Non credo che potrei mai intraprendere un viaggio del genere, ma ammiro la scrittrice per aver avuto il coraggio di osare.
Lo stile della scrittrice mi è piaciuto. Oltre ad essere evidente l'esperienza alle sue spalle, mi è piaciuto il tono leggero, spesso anche canzonatorio, con il quale descriveva le sue esperienze, così particolari, ma allo stesso tempo rese in modo così naturale che si ha la sensazione che stia descrivendo una normale giornata di routine..
Questo libro è sicuramente un viaggio che deve essere intrapreso.
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Mangia, prega, ama
Aspettandomi un romanzo dolciastro, mi ha stupito leggere la storia vera dell'autrice, in stile giornalistico. Poco romantico, poco dolce, poco romanzo. Ma molto profondo. Il viaggio di Liz attraverso 4 mondi completamente diversi da loro. Lei, americana, vive l'America, in America e con un uomo americano. la sua vita coniugale arriva al capolinea per una voce interiore che la guida verso l'uscita di quel rapporto (altri motivi di rottura non sono specificati) e prende una decisione. Fuori dall'America per un anno. Si aprano le danze a Italia, India e Bali. Beh, tutti noi vorremmo fare la sua bella vita (che io mi chiedo pure come se l'è mantenuta per un anno questa vita.... ). e allora mangia, in italia, ingrassando, assaggiando, vivendo il cibo. Prega in India, in un ashram dove oltre a rincorrere il proprio io meditando, si vive di silenzio e preghiera. e infine ama, anche se in modo alternativo, a Bali, o ama Bali. come si vuole.
é un libro profondo. subito noioso, ma quando si è in India in quell'atmosfera irreale, si capisce che bisogna andare al di là delle solite frasi belle da leggere. si va più giù, verso un mondo ai più sconosciuto. per poi risalire nella bali reale, non quella turistica.
Se mi chiedessero se questo libro mi è piaciuto non potrei rispondere. è stato utile, è stato un buon passatempo. ma non mi ha portata nei meandri del cuore, mi ha portata in altri paesi facendomeli conoscere attraverso una persona che non sono io, con caratteristiche ed esigenze completamente diverse dalle mie. Non lo chiamerei nemmeno libro. Lo chiamerei articolo di giornale, autobiografico, ovvio.
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L'amore è dentro di Noi
Non so cosa mi avesse spinto a leggere questo libro, ma di certo dopo averlo fatto sono riuscito a captare la sequenza del titolo dello stesso "Mangia, Prega, Ama" che spiegherò alla fine della mia recensione.....Parla di una giornalista americana Elizabeth, in crisi non solo con il suo matrimonio ma anche sulla propria identità. Nonostante avesse tutto, un marito, un lavoro, una bella casa, si accorge ad una festa organizzata a casa di amici, che non voleva fare la fine della sua amica intenta a ripulire tutto dopo la festa, con il piccolino in braccio mentre suo marito se ne stava disteso sul divano. Lei aveva deciso in quell'istante che non voleva avere figli. Dopo notti insonni, in preda sempre ad una depressione più profonda, decide di lasciare suo marito. Durante le fasi del divorzio, dove tocca l'apice della sua depressione, decide di prendersi un anno sabbatico, mollando tutto per viaggiare e trascorrere 4 mesi in Italia, 4 mesi in India e i restanti 4 in Indonesia alla ricerca del suo equilibrio perduto.
E' in Italia che la stessa autrice abbandona gli psicofarmaci che prendeva per curarsi dalla depressione, scrivendo i propri stati d'animo e cercando di capire la depressione e la solitudine che la costernavano. Faccio una breve digressione dalla recensione, in quanto l'autrice in questo caso con la scelta di abbandonare l'uso degli psicofarmaci vuole nel contempo denunciare l'abuso che se ne fa negli Stati Uniti, soprattutto nei bambini.
Elizabeth vive a Roma, dove si iscrive ad una scuola per imparare l'italiano, grazie anche all'aiuto di Giovanni, che viceversa da lei impara l'inglese. Non solo, ma inizia anche un percorso culinario fatto di grandi abbuffate in tutte le città italiane visitate, quindi non solo Roma, ma anche Venezia, Bologna, Lucca, Napoli, Messina e altre città del Belpaese. Non mancano spunti di riflessione, sullo stile di vita italiano (dolce far niente) e quello americano, ma anche interiore come nelle rovine dell'Augusteo di Roma, dove le rovine vengono viste come un dono e la distruzione è la via per la trasformazione, iniziare tutto daccapo. Ma quello che più mi ha colpito, ovviamente parlo da un punto di vista personale è quando Elizabeth visita la Sicilia. Ha saputo cogliere l'essenza degli isolani e il danno provocato dalla mafia...
La seconda parte del viaggio, dopo essersi rimessa fisicamente, è dedicata all'India. Luogo in cui si dedica per ritrovare lo spirito. Li conosce un certo Richard il texano, che l'aiuta ad ambientarsi. I due all'inizio hanno dei battibecchi, Elizabeth è infastidita dalla continua lettura della sua mente da parte di Richard, che in seguito racconterà anche la sua triste storia.
L'ultima parte del viaggio è dedicata all'amore. Che tipo di amore troverà Elizabeth? Tocca a Voi scoprirlo...
E' un bel viaggio quello che compie l'autrice, un viaggio nel viaggio lo definisco io, non solo esterno visitando i luoghi descritti, ma anche interiore. A tratti divertende, ma anche dotato di spunti di riflessione su vari temi.
Personalmente quello che ho recepito è che Dio è dentro di ognuno di noi, e che per amare gli altri bisogna prima amare e stare bene con se stessi. Il titolo del libro, come dicevo all'inizio della mia recensione è "mangia perchè il nostro corpo ha bisogno di nutrimento, prega per il nostro spirito e la nostra anima, perchè la vita è dentro di noi e ama perchè ognuno di noi ha dentro un amore infinito da dare sotto qualsiasi forma a cose o persone, come quando Elizabeth al culmine di una mediatazione, corre ad abbracciare un albero...Pura follia? No Amore.
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Viaggio nel mondo interiore
Molti si sono accostati al libro dopo aver visto l'orribile e omonimo film interpretato da Julia Roberts, insulsa galleria di luoghi comuni e di pregiudizi in particolare relativi al nostro paese che per gli americani è ancora fermo all'epoca di Vacanze romane.
Il libro della Gilbert non è il film o perlomeno lo è ma in parte.
Effettivamente si tratta dell'ennesima donna yankee in carriera e in crisi , alle prese con il ticchettìo dell'orologio biologico e con un marito un po' Peter Pan, effettivamente si tratta dell'ennesima ricca signora che percorre il mondo in lungo e largo alla ricerca di sé ( beata lei che può), ma le descrizioni dei luoghi che visita ( e in particolare il nostro paese) non sono così infarciti di luoghi comuni ma denotano un minimo spirito osservativo sia pure con l'idea sottile di essere superiori o di avere a che fare con dei mezzi selvaggi ( teoria che si affaccia nelle menti degli anglosassoni sin dai tempi mitici del Grand tour e che ahimé continua a persistere). Accanto al viaggio tout court la scrittrice si occupa anche di un percorso interiore di cui appunto il viaggio e i luoghi prescelti per esso non sono che una metafora.Lo stile scorrevole di stampo quasi giornalistico ne fa una lettura piacevole e intelligente anche se non collocabile tra i dieci migliori libri mai scritti. Consigliabile.
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Tanta fatica per arrivare alla fine
Ho comprato il libro più per la curiosità suscitata dal clamore che ha suscitato che per altro.
La prima parte scorre a fatica è densa di particolari e luoghi comuni sull'Italia, chiunque (anche chi non è mai stato in Italia) sentendone parlare lo avrebbe potuto scrivere.
La seconda è di una lentezza imbarazzante, per leggerla ho impiegato troppo tempo (e non lo meritava) ripetitivo e privo di movimento.
La terza meglio anche se finirlo è stato più una liberazione che un dispiacere.
Troppo chiaccherato, troppo sopravvalutato..
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Chi lo conosce lo evita
Un titolo che sta spopolando negli Stati Uniti e che è facile prevedere diventerà un best seller anche in Italia sulla scia dell’omonimo film in uscita con Julia Roberts. Sperando che per una volta il film si riveli meglio del libro.
Articolato in tre capitoli che corrispondono a tre diverse tappe di viaggio - Italia, India, Bali - si fa fatica a scegliere quale sia la peggiore.
La prima parte, soprattutto ad un lettore italiano, risulta banale e piena di cliché. Seppur con occhio benevolo, l’autrice racconta di un’Italia pizza&mandolino, fatta di italiani dediti ai piaceri della tavola e allo stare in compagnia, delle Poste che non funzionano e di ritmi di vita “vacanzieri”. Il tutto, in abbondanti 100 pagine che si sarebbero potute tranquillamente riassumere in poche righe.
Seguono altrettante 100 pagine di descrizione della sua vita in un Ashram in India. Semplicemente pesanti. Inutilmente lungo e tedioso, nel riproporre i quattro mesi in India l’Autrice tenta di destreggiarsi goffamente fra l’illustrazione di pratiche yoga (“Yoga for Dummies” sarebbe una lettura più seria sul tema) e il racconto dei successi (al limite del verosimile) ottenuti con la meditazione.
Il romanzo si conclude con ulteriori 100 pagine del racconto della sua vita a Bali. Forse perché abbandonate le pratiche yoga e riempite un po’ di pagine con una storiellina rosa, il ritmo della narrazione si riprende un po’ dai ritmi sonnolenti e l’ultimo capitolo scorre via abbastanza velocemente, senza lasciare nulla al seguito.
Fatta eccezione della voce narrante, che parla fin troppo di sé, i personaggi sono senza spessore, descritti in maniera superficiale e filtrati attraverso le percezioni dell’Autrice che si erge a portatrice di grandi verità. Le pillole di saggezza sparse qua e là per il libro sono degne del diario di una tredicenne.
Si aggiunga poi che, come spiegato chiaramente all’inizio del libro, la stesura del testo era già stata commissionata all’Autrice prima che questa partisse per il viaggio raccontato nel romanzo, il che fa perdere al racconto anche quel minimo di senso dell’avventura che avrebbe potuto trasmettere l’idea di un viaggio verso l’incerto.
Più che un viaggio alla scoperta di se stessi, una vacanza pagata che ha fruttato all’Autrice molti più soldi di quanti avrebbe sperato.