Le Vie dei Canti Le Vie dei Canti

Le Vie dei Canti

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Per gli aborigeni australiani, la loro terra era tutta segnata da un intrecciarsi di «Vie dei Canti», un labirinto di percorsi visibili soltanto ai loro occhi: erano quelle le «Impronte degli Antenati» o la «Via della Legge». Dietro questo fenomeno, che apparve subito enigmatico agli antropologi occidentali, si cela una vera metafisica del nomadismo. Questo libro di Bruce Chatwin, potrebbe essere descritto anch’esso come una «Via dei Canti»: romanzo, viaggio, indagine sulle cose ultime. È un romanzo, in quanto racconta incontri e avventure picaresche nel profondo dell’Australia. Ed è un percorso di idee, una musica di idee che muove tutta da un interrogativo: perché l’uomo, fin dalle origini, ha sentito un impulso irresistibile a spostarsi, a migrare?



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Le Vie dei Canti 2012-08-14 02:34:52 rakovic
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rakovic Opinione inserita da rakovic    14 Agosto, 2012
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la vita e' un ponte, attraversalo

Bruce Chatwin, viaggiatore con un passato di critico d’arte e di giornalista traccia il proprio testamento spirituale poco prima di morire di aids a 48 anni. Lo fa all’interno di un testo che è contemporaneamente un racconto autobiografico on the road attraverso l’Australia ed un saggio sulle origini dell’uomo e sulla sua reale natura.
Accompagnato dal Arkady, uno studioso di origini russe esperto di culture aborigene ripercorre le invisibili vie tracciate dagli “antenati” nelle quali raccontantano cantando le origini del mondo scaturito dal “tempo del sogno”. Secondo la mitologia degli aborigeni australiani (che poi è difficile generizzare in quanto esistono numerosi gruppi etnici diversi) il mondo è stato creato da un sogno e di questo ne erano a conoscenza gli antenati che hanno narrato gli eventi cantando durante il loro itinerare per il continente australiano. Di queste vie restano tracce indelebili (che solo gli aborigeni sanno decifrare) sulle rocce, sui monti, nei fiumi del territorio che così appare agli occhi degli esperti come uno spartito che contiene il racconto cantato delle origini del mondo.
Nel suo viaggio Chatwin incontra i discendenti di quegli antichi aborigeni: un improbabile sacerdote che ha lasciato il clero, un pittore etnico sfruttato e mal pagato da una imprenditrice senza scrupoli, componenti di un complesso rock, famiglie normali e persone che vivono in baracche in luoghi al di fuori del mondo. Raccontando gli eventi inserisce citazioni raccolte nei suoi “taccuini” ed esperienze passate in altri viaggi o durante la propria infanzia.
Procedendo il testo rivela la propria reale natura: si tratta di un saggio sul nomadismo.Lo spirito dell’uomo è nomade, le case, le città, i lavori stanziali sono prigioni all’interno delle quali la gente è costretta a vivere contro la propria natura. In tal modo, con tante persone che vivono insieme in spazi ristretti nasce il desidero di sopraffazione degli uni sugli altri ed i regimi dittatoriali.
Questa natura nomade è comune in tutti i popoli della terra, questa è la vera essenza dell’uomo. La vita è un ponte, attraversalo. Non devi costruirci una casa (Buddha).

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libri di viaggi, racconti "etnici"
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