Narrativa straniera Racconti di viaggio L'America in automobile
 

L'America in automobile L'America in automobile

L'America in automobile

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Nell’ottobre del 1945 Georges Simenon sbarca a New York, ansioso di lasciarsi alle spalle le turbo­lenze degli anni di guerra, le accuse di collabora­zionismo e le minacce di epurazione. Con la mo­glie Tigy e il figlio Marc si stabilisce in Canada, nel Nouveau-­Brunswick – ma è agli Stati Uniti che guar­da. E, per conoscere meglio il paese dove comince­rà una nuova vita, parte al volante di una Chevro­let per un viaggio di cinquemila chilometri, che dal Maine lo porterà sino a Sarasota, sul Golfo del Messico. Ad attirarlo, come sempre, non sono le città – anche se confesserà che a New York si sente perfettamente a suo agio –, ma la gente e «i piccoli particolari della quotidianità»: tutto ciò che può offrire ai suoi lettori «un’immagine più intima» degli Stati Uniti. Lui che aveva sempre captato, o­vunque nel mondo, un disperato e insoddisfatto bisogno di dignità, finirà per essere conquistato dalla «forte tensione verso l’allegria e la gioia di vivere» che sprigionano le semplici ed essenziali case americane, dalla cordialità (o meglio: la fa­miliarità) che regola i rapporti di lavoro, dalla fiducia in sé stessi che le scuole sanno inculcare negli studenti, dalla squisita cortesia degli abitanti del Sud – che nelle relazioni mettono «quel qual­cosa di impercettibile e affascinante» che rende tanto preziosa l’esistenza – e scoprirà che proprio qui, nella sua nuova patria, vige «un tipo di vita che tiene conto più di qualsiasi altro della dignità dell’uomo».



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L'America in automobile 2023-12-26 17:28:04 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    26 Dicembre, 2023
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America, terra di libertà.

Il soggiorno di Simenon in America è durato circa dieci anni, di cui cinque nella cittadina di Lakeville, nel Minnesota, dove è riuscito ad ambientare alcune indagini dell'amato commissario Maigret e dove ha scritto altri numerosi romanzi: poi ha abbandonato tutto ed è rientrato in Francia, dalla quale era improvvisamente partito nel 1945 per l'avventura americana , per sfuggire all'accusa, forse ingiusta, di collaborazionismo. Quello descritto minutamene nel libro "L'America in automobile" è il diario di un viaggio compiuto dall'autore nel 1946, con moglie, segretaria, figlio di sette anni e istitutrice, a bordo di due vetture, una Chevrolet ed una Oldsmobile: un lungo, anzi lunghissimo viaggio di circa cinquemila chilometri, da nord a sud, lungo la costa atlantica e percorrendo la Route 1, dai climi freddi del Maine ai paradisi tropicali della Florida, a Miami, "la più bella città balneare del mondo" ed al Golfo del Messico. E' un'indagine molto personale sull'America di quegli anni, che ha colpito positivamente l'autore. Scendendo lungo la costa, la Route 1, all'inizio piuttosto malandata, diventa via via più curata, maestosa, punteggiata da cittadine con casette quasi tutte uguali, colorate, con veranda e praticello, un paesaggio monotono con alberghetti puliti alternati a grandi hotel frequentati da congressisti o da soci Lyon, Rotary o Kiwani: e poi giù, giù fino alla luminosità, al sole, all'azzurro della Florida, alle spiagge, alla vegetazione tropicale, banane, arance, limoni, ma anche coccodrilli e serpenti a sonagli ... Tutto colpisce Simenon, tutto attrae la sua attenzione ed i suoi puntuali commenti, tutto capita a lui ed ai suoi, perfino l'arrivo temuto di un ciclone che da Cuba sta risalendo, monitorato ora per ora, e che, per fortuna, devia all'interno. Lungo il viaggio, Simenon dice la sua su tutto quello che incontra e vede. Su New York, di cui ammira la facile accessibilità, i grattacieli ove si trova tutto ciò che serve per sopravvivere, l'ordine geometrico delle strade, la luminosità, la gente di ogni nazionalità, la sicurezza (basta stare alla larga da Brooklyn e Bronx!). Su Washington, con i suoi viali ampi, i palazzi maestosi, il verde, gli stuoli di dirigenti e impiegati sempre in movimento. Su Miami e il caos delle spiagge del sud, i luna park, i pescatori costantemente al lavoro, la gentilezza della gente, gli alberghi sempre pieni, la difficoltà di trovare posto per pernottare: vengono in soccorso, per i turisti, buone soluzioni di ripiego, le cosiddette "cabins" e le "tourism rooms", pulitissime e dotate di ogni comfort.
Ma cosa ha colpito soprattutto Simenon? Ecco, la libertà che si respira ovunque una libertà, scrive Simenon, con una "forte tensione verso l'allegria e la voglia di vivere": una volta entrati in America e accettati, ci si sente completamente "liberi" di fare e intraprendere quello che più si desidera, a patto di non infrangere la legge. E poi la scuola: scuole di ogni ordine e grado con campi sportivi, attività ricreative, rapporti più stretti, quasi familiari, con i docenti, insegnamenti atti ad inculcare "certezze". Simenon accenna qui al fatto che scarseggiano gli studi umanistici, forse perché "instillano nei giovani il dubbio": l'americano NON deve avere dubbi, ma solo certezze e credervi incrollabilmente. Una frecciatina dello scrittore, consapevole forse di quanto già aveva affermato Brecht, e cioè che "di tutte le cose sicure, la più certa è sicuramente il dubbio". Ammette però la buona produzione letteraria di autori americani, ed un'altrettanto buona diffusione in America della letteratura francese.
Il problema razziale è affrontato marginalmente. Incontra molti "coloured" che lavorano nei campi di cotone, spiega al figlio che il termine "nigger" è spregiativo, però continua a chiamare i neri "negri".
In conclusione un diario esaustivo, un'immagine intima della vita quotidiana delle piccole città e della gente comune, piena di particolari che mettono il lettore di fronte all'America di quei tempi, un'America terrà di libertà, un'America che si apprestava a finire la guerra altrove e che era esentata dalla guerra sul proprio territorio: un'America di un'ottantina di anni fa, abbastanza diversa da quella di oggi, dove forse spaccio e criminalità sono più evidenti, ma un'America più avanzata tecnologicamente della vecchia Europa, un'America dove frigoriferi e aria condizionata sono presenti quasi dappertutto.
Un'America, quella descritta da Simenon, che sembra piena di ottimismo, dove è giusto che ognuno la pensi come meglio crede, senza ledere però diritti e dignità altrui.
















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