Il libro del mare Il libro del mare

Il libro del mare

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Nelle profondità del mare intorno alle isole Lofoten vive il grande squalo della Groenlandia, un predatore ancestrale nonché il vertebrato più longevo del pianeta, tanto che oggi potremmo imbatterci in un esemplare nato prima che Copernico scoprisse che era la terra a girare intorno al sole. "Il libro del mare" è la storia vera di due amici, Morten Strøksnes e un eccentrico artista-pescatore, che con un piccolo gommone e quattrocento metri di lenza partono alla caccia di questo temuto abitante dei fiordi. Un'avventura sulla scia di Melville e Jules Verne che diventa un caleidoscopico compendio di scienze, storia e poesia dell'universo marino: dalle antiche leggende dei marinai alla vita naturale degli abissi, dalla biologia alla geologia e alle grandi esplorazioni oceaniche, dal Leviatano e i mostri acquatici ritratti da Olao Magno nel '500 alle specie incredibilmente reali di meduse a trecento stomaci, draghi di mare e calamari «lampeggianti». Un viaggio attraverso il Paleocene e gli odierni allarmi ecologici, che spazia dal Libro di Giona al "Maelström" di Edgar Allan Poe, raccontandoci un mondo che ci rimane in gran parte oscuro e che con i suoi misteri custodisce l'origine della vita. Ma "Il libro del mare" è anche una riflessione sulla storia naturale dell'uomo, che è arrivato a mappare l'intero globo e a navigare tra le stelle, eppure sembra conservare un'ossessione per il mito del mostro, forse per un atavico istinto predatorio, o per la paura dell'ignoto che ancora oggi il mare ci risveglia.



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Il libro del mare 2020-08-10 07:42:12 AleMosca
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AleMosca Opinione inserita da AleMosca    10 Agosto, 2020
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L'elogio del mare

Partendo dall’avventura autobiografica di Stroksnes e dell’amico Hugo, intenti a catturare il mitico squalo della Groenlandia, animale ancestrale capace di risvegliare un atavico sentimento di repulsione-attrazione e spavento-curiosità per il “mostro” che popola gli abissi oscuri e inesplorati sin dall’alba dei tempi, il libro si muove a metà tra il romanzo e il saggio. Il linguaggio usato da Stroksnes non è quello tipico dei romanzi d’avventura, per questo ritengo eccessivo e scorretto il paragone con Jules Verne e Melville, ma è piuttosto un elogio del mare in toto, a partire dalle minuscole forme di vita che lo abitano fino al rapporto di fusione che si prova quando ci si trova immersi in esso. Le battute di caccia e le vicende dei due protagonisti, a volte raccontate in maniera eccessivamente prolissa, vengono intervallate da excursus (spesso aneddotici) di carattere biologico, naturalistico, letterario e mitologico, che offrono numerosi spunti da approfondire e che, grazie alla prosa scorrevole e intuitiva, permettono al lettore di imparare numerose nozioni anche in campi che non gli competono appieno. Numerosi sono i riferimenti alla letteratura (Bibbia, Moby Dick, Ventimila leghe sotto i mari, persino l’Ulisse dantesco) e alla mitologia, in particolare norrena, sempre capace di affascinare: come i mostri fantastici, capaci di terrorizzare per secoli i marinai, rappresentati nella carta nautica di Olao Magno, e il Maelstrom di Edgar Allan Poe, il mulinello d’acqua che ingurgita tutto quello che si trova al suo interno, spedendo le imbarcazioni nel vortice, rappresentante un passaggio diretto verso l’oltretomba, come se il mare vorace fremesse dalla voglia di ingurgitare indiscriminatamente ciò che vuole e sputasse fuori solo relitti. La visione complessiva che emerge del mare è proprio questa: il mare è incomprensibile e non sottostà a nessuna legge, anzi, è lui che da milioni di anni le detta. Quello che a noi concerne è rispettarlo ecologicamente e rifletterci in esso: “L’acqua è morbida come seta sul corpo. […] Sono senza peso, come acqua nell’acqua. Non indistinto, come un nulla, ma come una goccia nel mare”. Solamente specchiandosi e immergendosi nel mare ognuno di noi può arrivare a comprendere se stesso nel profondo e affermare la propria identità all’interno della vastità della natura.

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Il libro del mare 2017-11-09 15:54:26 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    09 Novembre, 2017
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"Acqua e meditazione sono sposate per sempre"

Morten A. Stroksnes ci trascina con sé e con il suo amico Hugo, artista pescatore, in una lunga caccia nel freddo mare della Norvegia. Siamo nelle acque delle isole Lofoten e la sfida è lanciata al vertebrato più longevo che si conosca in natura: lo squalo della Groenlandia, ancestrale abitante di abissi ancora inesplorati. L'impresa non è affatto semplice e richiede un bel po' di tempo a disposizione e molta pazienza. Così, in attesa che la nostra preda abbocchi all'amo, abbiamo la possibilità di fermarci a riflettere, sollecitati dal senso di pace e libertà ispirato dal mare aperto. Anche perché, come diceva Melville, "acqua e meditazione sono sposate per sempre". È qui che il libro assume la sua reale valenza, abbandonando le futili peripezie dei due protagonisti per immergersi in un'ondata di pensieri, nozioni e citazioni. La battuta di pesca si trasforma quindi in una sorta di documentario scritto che esplora la profondità del mare, scandagliandone gli esemplari di flora e di fauna, i paesaggi e il rapporto con l'uomo. Qui l'analisi si sdoppia. Da un lato l'autore cerca di spiegare l'atavica attrazione che ci lega alla parte acquatica del pianeta e che da sempre ci avvince e ci spaventa al contempo, spingendoci ad avvicinarci al mare con un interesse quasi voluttuoso ma anche con la giusta dose di prudenza e circospezione. Dall'altra, ahimè, non può mancare il doveroso rimprovero per il modo in cui trattiamo questo elemento. Diffusione selvaggia di rifiuti non biodegradabili, pesca sconsiderata, estrazione e spargimento di petrolio, distruzione dei fondali sono solo alcune delle attività deleterie con le quali stiamo irrimediabilmente rovinando quella che, al di là di ogni progresso, rimane la nostra principale fonte di vita. "Qualcuno ha scritto che il nostro pianeta non dovrebbe chiamarsi Terra: dovrebbe semplicemente chiamarsi Mare". Non mancano poi le citazioni letterarie: dalla Bibbia a Melville, passando per Olao Magno, l'autore sviscera e interpreta scritti di ogni epoca e di ogni specie che riguardano il mare e tutto ciò che ad esso è legato. Insomma una lettura interessante più che altro dal punto di vista scientifico, ricca di informazioni (spesso fin troppo) e di spunti di riflessione ma povera dal punto di vista letterario, con una prosa schematica, fredda come le acque in cui la storia è ambientata e due personaggi privi di carisma e incapaci di creare empatia. Da questo punto di vista l'avventura alla Melville e alla Verne millantata nella quarta di copertina appare del tutto fuori luogo, sia per i contenuti che per i personaggi, sia per il modo di scrivere che per l'irrisorietà del contesto avventuroso. Con tutto il rispetto e la simpatia per Morten e per il suo amico Hugo, Achab e Neno sono di uno spessore troppo elevato per azzardare, anche solo con il pensiero, un qualsivoglia accostamento.

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