Narrativa straniera Racconti di viaggio Il giro della prigione
 

Il giro della prigione Il giro della prigione

Il giro della prigione

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Durante un viaggio compiuto in Inghilterra nel 1980 in compagnia di Jerry Wilson, Marguerite Yourcenar progetta un’opera che sarà composta dai resoconti del giro del mondo che ha intenzione di portare a termine con il suo giovane amico. Il libro si intitolerà Il giro della prigione, con riferimento alla famosa frase di Zenone, il protagonista dell’Opera al nero: “Chi sarebbe così insensato da morire senza aver fatto almeno il giro della propria prigione?” Il libro, benché alla morte dell’autrice nel 1987 sia rimasto incompiuto, riveste un interesse particolare per i riferimenti biografici e le pagine limpidissime che descrivono luoghi, personaggi e fenomeni culturali del mondo nipponico, al quale sono dedicati i capitoli più intensi del volume.



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Il giro della prigione 2015-07-03 05:12:30 Emilio Berra TO
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    03 Luglio, 2015
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Nello spazio e nel tempo

Si tratta di appunti di viaggio, raccolti con un titolo che allude a una frase pronunciata dal protagonista del romanzo "L'opera al nero" : "Chi sarebbe così insensato da morire senza aver fatto almeno il giro della propria prigione?".
La "prigione" anche per Matguerite Yourcenar era il mondo intero, e lei amava viaggiare.
Verso l'età senile la sua passione diventò l'Oriente. Non casualmente, quindi, gran parte di questo libro riguarda la sua visita al Giappone, la cui cultura e arte (il teatro tradizionale, in particolare) la incantarono. E' di questo che intendo parlare.

La nostra Autrice, ultimamente non frequentava assiduamente i teatri, "stanca delle vanità che stanno troppo strette o troppo larghe ai capolavori". Il teatro Giapponese le restituisce il piacere di guardare la scena.
In particolare, a colpirla sono due tipi di approccio alla rappresentazione e alla recitazione : il Kabuki, che "gioie e dolori (...) li fa seguire come la notte e il giorno nei paesi senza crepuscolo. (...) Sulla scena, un momento prima costellata di cadaveri, dei bambini (...) girano in tondo (...) trascinadoci nella loro gioia : (...) la presa di possesso quasi magica che si impadronisce dello spettatore" la coinvolge totalmente. E annota la grande spontaneità degli attori, che deriva dal 'vivere' anche fuori scena il proprio personaggio, in una fusione quasi indistinta fra vita e teatro.
Ad affascinarla ancor più è il tradizionale teatro ' No ' , un po' teatro di fantasmi evocati a salmodiare : i volti non segnati dal trucco; solo lo spettro è contraddistinto dalla maschera.

Non poteva mancare la visita alla casa di Mishima, autore da lei amatissimo, nel cui studio trova una copia in inglese delle "Memorie di Adriano".
Poi è la volta dei monasteri buddisti, cresciuti in parchi lasciati da alti aristocratici. E i giardini zen : "cascate limpide che precipitano in pietraie"; poggi innalzati "i cui profili aumentano l'effetto del chiaro di luna". "Questi luoghi rigorosi e delicati sono fatti soprattutto per essere contemplati".

Viene infine invitata a tenere una conferenza sul tema del viaggiare.
Per lei il viaggio è quasi un'ascesi, un mezzo per far cadere i pregiudizi. E giunge alla convalida dei punti fermi della sua conquistq 'filosofica' : "uno dei segreti della vita in ogni luogo e in ogni tempo : l'uniformità sotto le varietà delle apparenze; inoltre : "ci troviamo dovunque e comunque di fronte a noi stessi".

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è interessato al Giappone ...e a M. Yourcenar
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