I fiumi scendevano a oriente
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Tierra incognita
Un mito, un sogno, un mistero leggendario.
Si chiama Eldorado e i suoi confini sono segnati ai vertici dalle sette citta' di Cibola. Molti avventurieri partirono alla ricerca della citta' d'oro a partire dal '500, ma nessuno riusci' mai a rintracciare il tesoro.
I FIUMI SCENDEVANO A ORIENTE , e' un vecchio romanzo scritto nel 1952 che racconta la spedizione dello statunitense Leonard Clark in terra peruviana, alla ricerca di Eldorado.
Nel luglio del 1946, con mille dollari a disposizione, la copia di un'antica mappa ed un equipaggiamento esiguo Clark , raggiunta Lima , inizia il suo viaggio nella foresta vergine.
Migliaia e migliaia di chilometri di jungla inesplorata e ostile , la foresta amazzonica altro non e' che un millenario e imponente groviglio di fauna, flora e minoranze etniche indigene. L'uomo civile non appartiene a quell'habitat, la foresta uccide gli intrusi. Per sopravvivere non basta guardare avanti, e' necessario acquisire la capacita' di vedere anche a destra, a sinistra, sotto , sopra e addirittura dentro di sè. La fame, la sete, le malattie, le punture di insetti e serpenti sono solo alcuni degli ostacoli inevitabili, sconsiglio il libro a chi e' debole di stomaco o soffre di fobie varie verso rettili e aracnidi. O cannibali.
Il racconto di Clark e' un viaggio che definirei orizzontale e verticale. Verticale nella prima meta'del testo, dove il fluire della narrazione e' piu' lento ma piu' profondo, ci si addentra in modo succoso e caparbio nella flora , tra alberi dal tronco del diametro di venti metri, liane, funghi, palme, felci, orchidee, giacinti acquatici. E nella fauna tra cinghiali, scimmie, formichieri, anaconde, ragni, serpenti, zecche, zanzare. E tra i suoi indigeni tra guerrieri, cacciatori di teste e cannibali , con i loro incredibili e cruenti rituali, le loro magie, la medicina praticata dagli stregoni.
La seconda parte del romanzo acquista velocita' in direzione orizzontale, gli avventurieri si spostano lungo il corso dei fiumi, unica via utilizzabile per muoversi nella foresta. Immaginate la difficolta' di navigare in queste acque prevalentemente su canoa, non stiamo parlando di un ruscello qualunque, questo e 'il Rio delle Amazzoni, il piu' imponente fiume al mondo il cui letto si estende in larghezza per chilometri, la cui profondita' arriva a cento metri.
Riuscira' Clark a rintracciare le sette citta' ?
La domanda interessante e' un'altra: verita' o invenzione ?
In base alle mie ricerche, si trova ben poco sia sull'autore che sulla spedizione. Sta di fatto che egli era effettivamente un esploratore americano e che i nomi di luoghi, animali, tribu' indigene che ho verificato durante la lettura hanno un riscontro reale. Certo e' che su internet, se non sempre si trovano conferme, le smentite non mancano mai. E io di smentite non ne ho trovate.
Forse questo libro e' un po' come la fede, o ci credi a prescindere, o non ci credi. Del resto anche un cercatore d'oro basa le sue spedizioni sulla fede pagana di scoprire un tesoro , no ?
Per quanto mi riguarda, io in questo viaggio ho creduto, seppur concedendo al vecchio Leonard una buona dose di licenza poetica.
Il risultato ? Un romanzo di avventura avvincente, ben scritto e godibilissimo nonostante l'eta' .
Senza tralasciare il valore aggiunto di queste pagliuzze di polvere d'oro che ancora mi luccicano sui polpastrelli...
Buona lettura.
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Il resoconto avvincente di una spedizione
Ho letto in gioventù questo classico dell’esplorazione e l’ho riletto recentemente con immutato piacere.
In un’epoca, quale quella attuale dove si inventano miti e leggende, dove la pura fantasia viene subdolamente spacciata per realtà, il libro di Clark costituisce, invece, una rappresentazione veritiera di un mondo che esiste e che la bramosia dell’uomo tende lentamente a distruggere: la grande foresta del bacino del Rio delle Amazzoni.
Sulla base di qualche notizia, con pochi mezzi, e con un solo compagno, questo grande esploratore partì alla ricerca delle Sette Città di Cibola, il luogo del mitico Eldorado, che i conquistadores spagnoli non erano mai riusciti a trovare. In un non meglio identificato luogo a oriente delle Ande peruviane, nel territorio del Gran Pajonal, occupato da giungle fitte, da corsi d’acqua imponenti, da indigeni primitivi e feroci, Clark trovò le antiche rovine, riconoscendo le tracce del favoloso regno perduto per sempre.
Al di là del risultato, di per sé pregevole, dalla lettura di questo viaggio di esplorazione emerge la figura dell’uomo, della sua costanza, della sua audacia, della sua incrollabile fede. Attraverso peripezie, fra mille pericoli, si riscopre uno spirito di avventura che la moderna tecnologia ha profondamente modificato, ci si accorge che nel cuore di Clark vibra la stessa passione che ha animato altri grandi esploratori del passato, quali Colombo, Magellano, Livingstone.
Il libro è scritto come un romanzo e forse qualche cosa è stata inventata, ma nulla toglie alla bellissima descrizione di questo viaggio avventuroso nella foresta del Rio delle Amazzoni, fra panorami mozzafiato, ma anche fra mille pericoli rappresentati da bestie feroci e da insetti e serpenti velenosi. E’ un’immersione totale in una natura primitiva che affascina e sgomenta, che tiene avvinto il lettore dalla prima all’ultima pagina, uno sguardo su un mondo che lentamente sparirà, divorato dalla cupidigia dell’uomo, disposto a tutto, anche a distruggere un habitat unico e indispensabile per il pianeta pur di arricchirsi, ma impoverendo così tutti, pure l’artefice di tanto scempio.
Da leggere, senza ombra di dubbio.