Gli ultimi giorni di Pechino
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Sulle macerie di Pechino
Correva l'anno 1899 quando in Cina esplosero i primi disordini antioccidentali , la rivolta dei Boxer, il cui intento era sradicare l'innovazione portata dagli stranieri ed estirpare la piaga del cristianesimo cinese. Nel giugno del 1900 i Boxer assediarono il quartiere delle Legazioni per cinquantacinque giorni , i civili stranieri e soprattutto i cinesi cristiani subirono l'attacco congiunto di Boxer ed esercito ufficiale.
Qui si colloca il resoconto di Pierre Loti inviato del Figaro, a partire dal 24 settembre del 1900, quando Pechino era ormai caduta e le forze di occupazione in una fase (relativamente)pacifica.
Egli si impegna a visitare le zone di guerra e a porre sulla carta, con un criterio fotografico, tutto cio' che vede, in un susseguirsi certosino di immagini. Attraverso i suoi articoli ricomposti in libro si susseguono orribili immagini di morte e violenza, teste mozzate a marcire per terra o innalzate su pali, scalpi e torture di ogni sorta evidenti sui poveri corpi martirizzati.
Non solo un viaggio di gente il suo, anche di luoghi. Pechino ormai in cenere concede inerme al barbaro straniero l'accesso ai luoghi piu' segreti come la Citta' Imperiale , la Citta' Purpurea, Il Palazzo degli Avi. Cosi' tristi i passi di Pierre che realizza di poter contemplare tanta bellezza solo dopo che essa e' stata violentata.
Sebbene voglia limitarsi al descrittivo l'autore non puo' dissociarsi da un sentimentalismo cronico. La guerra e' ben lontana dal mero scontro, non basta uccidere, qualsiasi sia la fazione. Si infierisce con brutalita' inaudita, senza ferocia che guerra sarebbe. E ucciso l'uomo l'umiliazione prosegue straziandone le orme , riducendo in polvere e saccheggiando le meraviglie che furono arte e tesoro di una civilta'.
Immagini strazianti di carne e di cocci. Si mischiano gli sguardi sui bimbi morti di stenti, su donne abusate, su bronzi millenari, su abiti imperiali, sete e draghi d'oro, smalti e lacche sparsi a terra e calpestati come stracci, venduti al mercato nero per pochi spiccioli. Guerra all'uomo, alla sua storia, alla sua potenza estetica.
Bella la scrittura -qui priva dell'abuso di punteggiatura che si puo' trovare in altri suoi testi-, molto interessante il contesto, le descrizioni sono talmente fitte che a tratti mi hanno pero' soffocata. Non tra i miei preferiti del Loti sebbene ritengo sia un testo di valore, un reportage sgorgato da un giornalista appassionato e fazioso, che non teme di rendere esplicito il suo parere. Buona lettura.