Filosofia del viaggio Filosofia del viaggio

Filosofia del viaggio

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La presentazione e le recensioni di Filosofia del viaggio, opera di Michel Onfray edita da Ponte alle Grazie. Nell’era di internet, delle comunicazioni rapide, del turismo low cost, della più veloce tecnologia audio e video, quando il mondo, tutto il mondo, sembra a una manciata di minuti da noi, pronto a essere guardato, toccato e mangiato, giunge, inaspettata, una domanda. Esiste ancora il viaggio? E che cos’è il viaggio, chi è il viaggiatore? Ci ricordiamo da dove viene la voglia di aprire un atlante, l’eccitazione di puntare il dito su una qualunque regione del globo, la voce straniera che ci ingiunge di andare? Michel Onfray è qui con questo piccolo prezioso libro per aiutarci ad aprire nuovamente gli occhi e guardare alla scoperta, per mostrarci come sia possibile, senza aver programmato il come e il perché, chiudere uno zaino, girare la chiave nella toppa e voltare le spalle alla porta di casa per lasciare spazio ai sensi ritrovati che, soli, liberi da guide e manuali, ci condurranno a scoprire i colori dell’altrove e gli odori dell’ignoto. Per tornare, certamente: perché del viaggio fa parte anche il ritorno, non ricchi di cose ma ricchi di diversità, della diversità che dona un senso all’essere partiti.

Michel Onfray (1959), autore di oltre cinquanta libri fra cui il fortunatissimo Trattato di ateologia (2005), è fra i più popolari e controversi filosofi europei. Ha fondato l’Università popolare di Caen. I primi quattro volumi della Controstoria della filosofia sono: Le saggezze antiche (Fazi, 2006; ed. tasc. 2007), Il cristianesimo edonista (Fazi, 2007; ed. tasc. 2009), L’età dei libertini (Fazi, 2009) e Illuminismo estremo (Ponte alle Grazie, 2010).



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Filosofia del viaggio 2013-04-28 21:54:28 SPACK
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SPACK Opinione inserita da SPACK    28 Aprile, 2013
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"Il viaggio in termini filosofici"

Capirete che l’idea di leggere un libricino di 114 pagine con agilità e in poche ore sarà solo un utopia più o meno alla terza riga del quarto foglio, ovvero all’inizio del testo. Finito la prefazione infatti, il mio unico pensiero è rivolto al malcapitato che ha dovuto tradurre un libro dal lessico così poco scolastico, tale Luigi Toni, capace di far perdere tra le sue metafore e macchinose similitudini perfino l’autore stesso, svelato l’arcano e mosso un minuto di silenzio in segno di compassione, ricomincio da capo.

Due, sono le chiavi di volta per una più facile comprensione di questa “opera” , paradossale lo so ma eufemisticamente parlando lo sono anche le righe del libro, per tanto mi concedo licenza terminologica: la prima si nasconde dietro al titolo che risulta forviante, “Il Viaggio in termini filosofici” è quello icastico; la seconda risiede nell’approccio alla lettura che deve essere ricca di enfasi, teatrale direi. Prefissi i concetti, svelate le chiavi avete la giusta cognizione per poter procedere.

Con un impronta filosofica marcata quasi a voler rivendicare una cattedra universitaria che comunque già gli appartiene, Onfray ribadisce nuovamente le sue idee ateiste lasciando ben poco spazio a opinioni personali. Ateista si e non perde occasione di ricordarcelo.

Critico e vagamente criminalizzante nei confronti dei viaggiatori e delle società, con tutti i suoi insegnanti e insegnamenti. Dimenticando più volte che il viaggio rispecchia la libertà di scelta dell’individuo e che noi tutti dobbiamo avere la possibilità di scegliere. Il testo tratta da più punti di vista il tema della modernizzazione che secondo l’autore unifica tutte le città del mondo, differenziandole solo per il trascorso storico/culturale, l’idea di base è che sarebbe anacronistico credere di poter ritrovare centri urbani ancora radicati ai principi su cui sono stati fondati. Non manca poi, di esprimere con concetti filosofici la propria opinione politica e religiosa, definendo come queste due istituzioni ci limitino e si siano insediate per divergere le nostre decisioni.
In un ostentata ricerca di emettere giudizi, il libro è atto univocamente a definire le proprie idee filosofiche senza accettare compromessi. Opinioni personali dell’autore particolarmente interessanti vengono redatte sulla relazione tra velocità/spazio/tempo e modernizzazione/mezzi di trasporto. Mille sfaccettature, tutte inerenti e rapportate al viaggio, dove il lettore potrà trovarsi d’accordo sui punti in base all’argomento.

Abbondano sicuramente concetti paradossali, discordanti e contraddittori che se pur raccontati con elaborata vena poetica spesso non esimono il lettore dal doversi imbronciare vistosamente.

Recensione di R.C. aka Spack Lele

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