Endurance
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Alle latitudini estreme
Nel 1914 apparve un annuncio sul Times: “Cercasi uomini per viaggio rischioso. Paga bassa, freddo glaciale, lunghe ore di completa oscurità. Incolumità e ritorno incerti”. Arrivarono migliaia di candidature. L’organizzatore della spedizione che aveva come obiettivo la traversata a piedi del continente Antartico, estremo sud del mondo, era Ernest Shackleton, esploratore polare con alle spalle due spedizioni, una in qualità di terzo luogotenente (1901- 1903), l’altra come comandante (1907- 1909), che lo vide arretrare a 96 miglia dal Polo Sud e rientrare in patria senza raggiungere l’obiettivo per non mettere in pericolo la vita dei suoi uomini.
Nella vastità dei materiali disponibili: libri, film, rappresentazioni teatrali, foto, video, (si rimanda per approfondimenti al sito www.circolopolare.com,) un posto importante spetta al lavoro di Alfred Lansing che mi presto a recensire.
Il libro è stato pubblicato per la prima volta negli U.S.A. nel 1959 ed è diventato nell’immediato un best seller e un long seller poi. Shackleton di Franco Battiato ( dall’album Gommalacca, 1998, video reperibile su youtube) rappresenta una sinossi, musicale, sicuramente più interessante di quella che potrei scrivere io. A me allora il compito di lasciare qualche impressione personale.
Lansing ci avverte di aver scritto il resoconto di questa splendida avventura utilizzando i diari scritti dai membri dell’equipaggio, le interviste e i documenti di prima mano. Si assume quindi l’onere di eventuali imprecisioni.
La lettura, per me inizialmente stentata, è stata una gradevole sorpresa. Lo stile è scorrevole ma puntiglioso, vengono presentati i ventotto membri dell’equipaggio e io fatico, generalmente, a inquadrarne le singole personalità. La prima parte di sette totali scorre dunque lenta presentando già la situazione dell’abbandono della nave e dell’impresa per poi, a ritroso, raccontare i nove mesi nei quali, l’Endurance, sopportò insieme ai suoi uomini lo stritolamento costante dei ghiacci che l’avevano circondata. Superata questa prima empasse, si entra poi in una narrazione che assume i tratti del romanzo d’avventura e allora diventa difficile lasciare le pagine o gli uomini in balia di spezzoni di banchisa galleggianti in una lenta deriva o peggio, in seguito , in mare aperto col rischio di perdersi per sempre.
La lettura è interessante sotto diversi punti di vista. Si può conoscere una parte di quello spirito che animò la gara tra potenze in un colonialismo meno noto di quello che concorse ad alterare i delicati equilibri imperialistici sfocianti poi nello scoppio del primo conflitto mondiale. Shackleton rispondeva certo a necessità individuali cavalcando un interesse nazionalistico, ma non si deve dimenticare che gli estremi del mondo furono teatro di una gara fra nazioni come poi successe con gli spazi interplanetari. Fa riflettere il fatto che la partenza coincise con lo scoppio della prima guerra mondiale, mettendo a repentaglio la spedizione faticosamente allestita con fondi di diversa provenienza, ma che l’Inghilterra preferì non rinunciarvi. Gli altri aspetti che potrebbero interessare il lettore sono le descrizioni degli ambienti estremi e delle condizioni di vita che può sopportare il corpo umano. Bella è anche la mitizzazione che secondo me opera Lansing della figura di Shackleton; viene rappresentato come il leader assoluto del gruppo, l’irreprensibile comandante, l’autorevole uomo capace di riportare i suoi ragazzi a casa. Anche il lettore può ritrovarsi dunque ad apprezzare le qualità dell’uomo che non cede mai e vigila notte e dì comprendendo e gestendo tutte le dinamiche di gruppo onde evitare scompensi micidiali. La narrazione avvincente e mitizzata non si abbandona mai ad alcun giudizio morale assumendo quindi i tratti di una vera e propria cronaca come solo un giornale di bordo avrebbe potuto restituire. Interessante lettura di una delle ultime grandi avventure che animano anche lo spirito più pacato in questo scorcio di estate rovente capace di far sognare temperature decisamente meno calde.
Buon refrigerio.
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Eroi d'altri tempi
Impressionante pensare come "Endurance" sia una storia realmente accaduta. Sembrerebbe il classico romanzo avventuroso nato dalla mente di qualche scrittore ricco di immaginazione, invece l'opera di Lansing altro non è che l'intreccio degli scritti e dei ricordi lasciati dai ventotto eroi facenti parte dell'equipaggio della Spedizione imperiale transartartica, guidata da Sir Ernest Shackleton nel lontano 1914.
Grazie alle ricerche storiche certosine, Lansing è in grado di intrattenere il lettore in una ricostruzione dettagliata ma mai eccessiva delle vicende svoltesi quasi un secolo fa, in tempi duri per comandanti e marinai, quando la rotta la si stabiliva mediante bussole magnetiche e sestanti e non con i moderni gps.
Lettura consigliata a tutti gli amanti dell'avventura, dei viaggi, del mare e soprattutto delle storie d'eroi di altri tempi.
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L'unico obiettivo è tornare a casa
Immergetevi in questo viaggio realmente avvenuto. Shackleton mostrerà straordinarie doti di comando e un coraggio unico al mondo. Anche nelle scelte più difficili saprà farsi seguire dall’equipaggio. Presto iniziamo il viaggio perché la strada è lunga…
Nell’agosto del 1914 l’Endurance, una splendida nave concepita per la navigazione tra i ghiacci, molla gli ormeggi dal porto di Londra. Sir Ernest Shackleton ha un obiettivo ambizioso, attraversare l’Antartide. Dopo una sosta a Buenos Aires con un equipaggio di 27 uomini salpa per la destinazione finale. Le difficoltà non tardano ad arrivare. Più si avvicinano al polo sud più la navigazione si fa difficile a causa dei ghiacci che a più riprese intrappolano la nave. Siamo nel gennaio del 1915 quando la nave viene catturata da questi freddi artigli. Dopo otto mesi l’Endurance è irrimediabilmente compromessa e il capitano da l’ordine di abbandonare la nave. Con sole tre scialuppe, una scorta di viveri e una muta di cani l’equipaggio si trova a 450 km dalla salvezza. Scarsamente attrezzati, devo resistere a temperature inferiori a -30° e al continuo mutare del territorio. Ad aumentare le difficoltà se ne aggiunge un’altra che impedisce i soccorsi. È scoppiata la prima guerra mondiale. Ora il loro unico obiettivo è tornare a casa.