Dio non abita all'Avana
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Recensione della Redazione QLibri
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Tra precarietà e speranza
“Dio non abita all’Avana”di Yasmina Khadra, pseudonimo dello scrittore algerino Mohamed Moulessehoul, è un romanzo d’amore che ha come sfondo la Cuba di Castro, una terra in cui speranza e passione si alternano a amarezza e delusione, dove il sogno è indispensabile per vivere e sopravvivere, dove precarietà e mediocrità possono essere presupposti di un’esistenza serena.
Ed è proprio in condizione di precarietà che il protagonista, Juan Del Monte Jonava, conosciuto dal suo pubblico come Don Fuego, conduce la sua vita, condividendo con parenti ed amici i disagi derivati dalla instabile situazione sociale ed economica venutasi a creare nel periodo immediatamente successivo alla caduta di Batista.
La vita di Juan, dunque, si trascina nella duplice difficile rincorsa d’un sospirato successo planetario come cantante, da un lato, e d’un amore impossibile dall’altro. Nessuna sicurezza per questa umanità negletta, né nell’ambito della famiglia, né nel lavoro. La casa diviene il rifugio di diseredati che ora si amano e si soccorrono a vicenda, ora si detestano e si sopportano. Juan è consapevole che la via del successo passa attraverso l’amara esperienza dell’umiliazione e del compromesso, che il gioco è in mano ai potenti che si muovono secondo interessi particolaristici.
Ciò che ne deriva è un senso di angosciosa ambiguità che pervade situazioni e personaggi. E ambiguo più che mai è il personaggio di Mayensi, la giovane bellissima di cui Juan si è invaghito: ella è ora la vittima innocente di lascivi desideri, ora la ferma e aggressiva pianificatrice del proprio destino.
In questo mondo senza certezze anche la fede cede e Dio è “una moneta fuori corso”. Eppure proprio in questo mondo la speranza e il sogno sono gli unici a sopravvivere e l’esperienza più amara e la sofferenza non riusciranno ad annientare lo spirito dei più audaci a dispetto delle vicissitudini.
“In verità non perdiamo mai del tutto ciò che abbiamo posseduto per lo spazio di un sogno, perché il sogno sopravvive al proprio fallimento.”