Bangkok Bangkok

Bangkok

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Charles Baudelaire e Graham Greene sarebbero stati entrambi fieri di quel loro imprevedibile erede che risponde al nome di Lawrence Osborne. Di fatto, però, il programma da cui Osborne parte stavolta ha pochi precedenti: raccontare alcuni periodi nella vita che un uomo "senza una carriera, senza prospettive, senza un soldo" decide di passare in una città scelta quasi a caso - Bangkok. Quanto poi succede a Osborne è già di per sé materia per il romanzo che questo libro, in origine, era. Ma, quasi fra le dita del lettore, le storie che si intrecciano fra le pagine, e la voce che le racconta, diventano molto di più: il disperato profilo di alcuni espatriati giunti fin lì per cancellare tutta la loro vita precedente; l'autoscatto di uno scrittore sorpreso nel goffo, scatenato e non resistibile tentativo di innalzarsi allo stato di natura; lo schizzo di una città diversa da ogni altra.



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Bangkok 2015-12-20 01:56:10 Visitatore
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Visitatore Opinione inserita da    20 Dicembre, 2015
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Un grande narratore racconta la città di Bangkok

Osborne è un giornalista inglese che per motivi personali e di lavoro ha vissuto parecchi anni in oriente, la Thailandia è la sua patria d'adozione, leggere Osborne è leggere di un "farang" (così sono chiamati i bianchi in Thai) che è un ponte tra due civiltà assolutamente diverse da loro. Scrittore dalla prosa asciutta e chiara, senza ipocrisie o giri di parole ti racconta la Bangkok vista dagli occhi di un occidentale, non giustifica o cerca spiegazioni diverse dalla realtà di quanto ha vissuto. Bangkok è una città di esiliati "farang" una città che accoglie e raccoglie tutte quelle persone, perlopiù uomini, che tracciano netti tagli con il loro passato occidentale e vengono fagocitati dentro la città. Racconta il sesso, la religione Buddistha Thai, i quartieri incredibili e assurdi della città, i mille incredibili personaggi che incontra, tutti occidentali, ex. Militari, pittori, preti cattolici, gente che non ha più una famiglia, gente che ha cercato il senso di qualcosa di completamente diverso dalla loro/nostra vecchia vita. Qui i giovani mancano, nei suoi racconti, sono quasi sempre persone che hanno un passato lungo alle spalle e la voglia di non esserci più. Non ha l'arroganza di raccontare cosa vuol dire essere Thailandese, non ci prova nemmeno, ti racconta cosa vuol dire essere un "farang" a Bangkok, perché se sei lì, non hai più niente nella tua vecchia vita.
Libro consigliato a tutti quelli che vogliono vedere una città con gli occhi di chi l'ha vissuta davvero, senza scandalizzarsi di fronte al sesso a pagamento, pratica comunissima e che tutti questi personaggi praticano come le migliaia di turisti che invadono ogni giorno la città e chi accetta di non capire ma sapere che esistono, le mille contraddizioni di un paese così lontano da noi.
Piccolo stralcio: "l'americano" ha scritto Hemingway "è un assassino solitario". Soprattutto quello dei suoi tempi, intendeva. A dire la verità ce l'abbiamo tutti dentro, un assassino solitario, che di solito il condizionamento sociale e il perbenismo tengono a bada. Ma appena si ritrova solo, l'uomo senza nemmeno accorgersene ridiventa quello che è. Si allontana dalle relazioni rispettabili, dal matrimonio, dalla monogamia, e anche se non lo ammetterebbe mai, sotto sotto gli piace da morire.

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