Autostop con Buddha. Viaggio attraverso il Giappone
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Uno tsunami di primavera
Libro di viaggio che racconta la storia di un percorso fatto dall’autore in autostop lungo tutto il Giappone. Un viaggio iniziato per cercare una sorta di equilibrio. Viaggio che, tra gli incontri strampalati che fa l’autore, fa scoprire aspetti del Giappone non sempre così in linea con l’idea che si ha di questo Paese nell’immaginario collettivo. Perché il Giappone realizza il concetto di modernità al meglio delle proprie possibilità, ma è anche un paese irritante ed eccentrico. Attraverso il percorso del pellegrinaggio degli 88 templi, così come, tra hotel capsula ed alberghi dell’amore, sentendosi raccontare l’ossessione che i giapponesi hanno per il sesso, si svelano tante sfaccettature della loro mentalità, del loro essere. E’ un viaggio, e quindi un libro, che ti permette di vedere il Giappone non da spettatore ma da attore. La parte che ho preferito è quella dedicata alla fioritura dei ciliegi, con i loro colori rosa e bianco cangianti, ed il loro essere simbolo della caducità della vita. Lo spostamento del loro fronte di fioritura fa da filo conduttore del viaggio e del libro, forse perché i sakura sono un vero e proprio simbolo di questo paese. Essere immersi in quei viali, in quei parchi, in quei giorni, deve essere un vero sogno.
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utile per chi sta progettando un viaggio in Giappo
Sono appena rientrata da un lungo viaggio in Giappone durante il quale ho letto questo libro
Il libro racconta di un professore canadese che lavora in Giappone e che inizia un viaggio in autostop in questo paese. Il libro dà molti spunti di riflessione e ben racconta delle abitudini, delle usanze e del modo di pensare dei giapponesi.
Mentre ero in viaggio avevo proprio le stesse impressioni del narratore (a conferma che è tutto vero) e mi sembrava di rivivere situazioni molto simili.
Dal mio punto di vista è stato molto divertente ma, secondo me, ad un lettore che non è stato in Giappone purtroppo sfuggerebbero moltissime battute per me esilaranti.
Quindi lo consiglio vivamente a chi è stato o a chi sta progettanto una vacanza in Giappone.
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Il Giappone in autostop
Simpatico resoconto di viaggio e originale romanzo imperniato sulle avventure di un autostoppista di origine canadese in Giappone.
Il libro è pieno di aneddoti e storie di ogni tipo riguardanti il Giappone, l'io narrante segue un percorso molto suggestivo per raccontare queste Paese, parte sì da Sud e prosegue verso Nord, ma quello che fa da filo conduttore a tutte le storie è la fioritura degli alberi di ciliegio e lo sviluppo latitudinale di questo fenomeno naturale.
Vengono sviscerate tante caratteristiche della vita quotidiana e degli usi e costumi dei giapponesi, si spazia dalle problematiche del mondo del lavoro alla venerazione per i lottatori di sumo, senza tralasciare argomenti di carattere faunistico come la particolare evoluzione comportamentale delle intelligenti scimmie giapponesi e dei loro criteri di organizzazione gerarchica a detta del narratore molto simili a ...quelle umane.
L'uso dell'autostop x spostarsi da un luogo all'altro fa sì che il protagonista possa svolgere il suo ruolo di indagatore in un'atmosfera più intimistica e di quasi anonimato, permettendo ai vari interlocutori di poter parlare liberamente e senza blocchi di nessun tipo.
Libro molto particolare
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Mal riuscito
La cronaca di un viaggio da un capo all'altro del Giappone, niente di più e niente di meno: il resoconto non troppo dettagliato delle peregrinazioni, per lo più in autostop, di Will Ferguson attraverso una terra che agli occhi degli occidentali ha da sempre esercitato un fascino esotico. E di nuovo niente di più e niente di meno...
Per commentare adeguatamente questa tipologia di libri comunque è bene porsi sempre la seguente domanda di carattere generale: l'autore riesce a raggiungere l'obiettivo che inizialmente si era posto?
Poichè se ci riesce: bravo, ottimo lavoro; se invece non ci riesce: peccato, ritenta cambiando qualcosa.
Ma qual' è l'obiettivo che Ferguson si dovrebbe porre scrivendo il resoconto di un viaggio in terra, straniera sì, ma talmente amata da ribattezzarla "casa"?
Teoricamente dovrebbe essere quello di affascinare il lettore raccontandogli della sua esperienza in termini talmente suadenti, con particolari talmente interessanti e romantiche prospettive talmente stranianti, da farlo immediatamente correre in aeroporto a prendere il primo volo per raggiungere la destinazione narrata nell'opera (disponibilità economiche permettendo). Certo si parla per eccesso, è un esagerazione, ma a grandi linee il significato è quello; quanti leggendo di un reportage, o guardando un documentario, particolarmente riuscito non han pensato: "diamine, se avessi i soldi, o il tempo, se domani non dovessi andare al lavoro, salterei sul primo aereo e via a visitare quella città, quel paese o quella nazione!" Quanti non l'hanno mai pensato?
Ed è naturale che sia così, è uno dei motivi per cui si girano questi documentari e si scrivono questi libri.
Date dunque le summenzionate considerazioni, per comprendere "l'efficacia" del lavoro di Ferguson, non resta che porsi la seguente domanda: finito di leggere il suo libro il lettore bramerà vedere con i propri occhi la terra del Sol Levante?
La risposta è no. Anzi!
Involontariamente, cedendo il passo a quel meccanismo di odio/amore che sopraggiunge negli uomini che per troppo tempo hanno vissuto tra un popolo che non condivide le proprie consuetudini e le proprie "leggi comportamentali" (forse parlare di valori è eccessivo), Ferguson ci descrive la sua esperienza con un distacco quasi di ostentata superiorità culturale, relegando le sue vere e profonde sensazioni (scintilla imprescindibile in questo genere di opere per destare nel lettore quella smania empatica di immedesimazione in prima persona) ad un basso cumulo di affettata ironia manieristica.
Da un libro con un tale titolo ci si aspetta almeno che la narrazione stimoli il lettore facendogli annusare la parvenza degli aromi di terre straniere, ascoltare l’eco di popoli lontani, ma Autostop con Buddha proprio non ci riesce: non si eleva mai oltre la soglia del mero descrittivo rimanendo un semplice e ahinoi banale resoconto di un viaggio che ha la profondità di una guida turistica senza però esserne altrettanto dettagliato, un libro in sostanza piatto che si conclude lasciando il lettore indifferente ancorché attanagliato da un pressante dubbio: ...ma a parte un paio di aforismi gettati li a caso, cosa c'entra il Buddha del titolo?
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AUTOSTOP CON BUDDHA
Dopo due anni come insegnante di inglese sulle remote isole Amakusa nel sud del Giappone e sulla soglia dei quarant'anni, Ferguson decide di percorrere un atipico coast-to-coast nell'arcipelago del sol levante.
Atipico in quanto idealmente un coast-to-coast pronostica come definisce chiaramente il termine la partenza da una costa per arrivare ad un altra, che sia il viaggio intrapreso su di un ascissa o di un ordinata. Essendo però il Giappone un insieme di isole, questa definizione limita il reale svolgimento dell'impresa che di fatto si compie da capo-a-capo, partendo da Capo Sata (estremo sud) e terminando a Capo Soya (estremo nord).
Un viaggio raccontato magistralmente e unicamente percorso nell'estenuante ricerca della conoscenza interiore del popolo che lo abita. Per aiutarsi in questo l'autore si prefigge l'arduo compito di arrivare a destinazione con una forma di trasporto iniziata intorno agli anni trenta, immortalata per la prima volta in un famoso scatto di W. Evans e tutt'oggi in uso, quale hitch-hiking, ovvero l'autostop.
Un pellegrinaggio nell'entroterra nipponico, ricco di volti e dialoghi, descritto con pacata e lodevole ironia. Valore aggiunto è dato dalle conversazioni che, anche se tradotte su carta si svolgono tutte in lingua locale.
Inebriante pretesto, sfondo e ornamento dell'intera deambulazione, l'inseguimento alla volta dei Sakura. Questa secolare e onnipresente pianta infatti fiorisce in primavera ed essendo il Giappone una terra che si rovescia in via latitudinale permette all’autore di seguirne la fioritura lungo l’ascendente percorso verso nord. Così, tenendosi volutamente distante dai sentieri più battuti e quindi dalle grandi città, il nostro backpacker canadese non mancherà, pollice alzato di affrontare imprevisti climatici, logistici e gergali.
Una storia alla quale non si potrebbe chiedere di più, un testo divertente e ricco di colore, che farà letteralmente vorticare le oltre 450 pagine senza alcun peso. Una guida e un esperienza che pochi altri potrebbero riscrivere. Il non plus ultra di un racconto di viaggio visto direttamente dall’interno di una terra misteriosa, attraverso gli occhi di un gaijin.
Recensione di R.C. aka Spack Lele
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Destination South
Farfalle sul Mekong
In viaggio
"Capo Sata è dove finisce il Giappone.
Se si voltano le spalle al mare e si guarda verso nord, ci si trova con l’intero Giappone sospeso sopra la testa come una spada. È un territorio vulcanico, lungo e stretto: uno stato insulare che si protende – senza mai arrivare a toccarli – verso i suoi vicini. È una terra che ispira metafore. L’hanno paragonata a una cipolla: uno strato dopo l’altro a ricoprire… il nulla."
Premessa:
-Stile: merita 5. è uno stile semplice, ma molto apprezzabile ed amichevole. La lettura è scorrevole, Ferguson spiega in modo "terra terra" la terminologia giapponese.
-Contenuto: 5. Il miglior libro sul giappone da nord a sud, "da capo a capo". Buttate la Lonely Planet, Ferguson vi racconta il vero giappone, quello al di là dei pregiudizi, quello vero, fatto di persone come noi che vivono la quotidianità del lavoro, della scuola, dell'ufficio; e ci porta ad esplorare l'essenza del Giappone.
-Piacevolezza: 5. Il libro si lege da solo, leggerete le 450 pagine senza nemmeno accorgervene. Ferguson è riuscito ha dare un'impronta epica e romantica al suo viaggio sulla via dei sakura, ovvero dei fiori di cigliegio.
Will Ferguson scopre il Giappone attraverson un viaggio da un capo all'altro, un viaggio insolito che si muove sulla via dei sakura, della fioritura dei ciliegi, e che si effettua grazie alla magia dell'autostop, che permette all'autore di farci conoscere i personaggi, a volte strani e quasi irreali che ha realmente incontrato nella sua esperienza. Attraverso brevi viaggi di una o due ore in auto conosciamo l'anima del Giappone, la gente comune che come noi ha mille impegni e mille problemi, ma che riesce ad aprirsi e a donare un pò di se all'altro.
Per me è una delle migliori letture della mia vita fino ad ora.