Anime baltiche
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Leggere per viaggiare
Sostiene Jan Brokken, scrittore e giornalista olandese, nel primo racconto di questo libro, che "viaggiare, insieme a leggere ed ascoltare, é sempre la via più breve per arrivare a sé stessi". E questo libro, in un periodo in cui viaggiare é diventato abbastanza difficile, costituisce un modo di visitare i paesi baltici, cercando di capirne l'essenza attraverso la descrizione di itinerari che vanno da Riga a Vilnius ma anche a Kaliningrad ed ai panorami boschivi e costieri. Itinerari non solo geografici ma anche culturali ed umani.... Di una umanità ebraica che passa attraverso personaggi famosi e persone pressoché sconosciute in un quadro storico che attraversa le diverse invasioni, sempre prevaricatrici- dai prussiani, ai nazisti, ai russi-, sino all'indipendenza. È questo libro che mi ha fatto conoscere Romain Gary e il suo La vita davanti a se. Non smetterò mai di ringraziare Jan Brokken di questo. Un occhio di riguardo anche alla casa editrice Iperarborea che pubblica libri decisamente interessanti.
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Quell‘angolo meno definito d‘Europa
Forse è il libro più famoso dell‘olandese Jan Brokken, insieme a “Il giardino dei cosacchi“ eppure, a lettura ultimata, posso dire che mi aspettavo di più e lo dico alla luce di altre letture brokkeniane meno famose come “Nella casa del pianista“ (che ho amato più di tutti) e “Jungle Rudy“, biografie rispettivamente del pianista morto di AIDS Yuri Egorov e l‘avventuriero Rudy Truffino.
“Anime baltiche“ raccoglie molte più storie di personaggi dai nomi a volte impronunciabili, anime un tempo famose, adesso dimenticate, anime da riscoprire provenienti da “quell‘elenco imparato a scuola: Estonia, Lettonia e Lituania. Una filastrocca impossibile da dimenticare”. Non una biografia, ma più biografie, forse per questo, a lettura ultimata, ho dimenticato dei particolari: ogni volta che mi immergevo in una storia dimenticavo la precedente che avevo letto, scordavo anche i nomi di alcune città, mi è sembrato dispersivo, insomma. Ma comunque un bel libro che consiglio di leggere non solo perché è un libro di viaggi, ma anche perché arricchisce con altri spaccati della storia contemporanea trattati ben poco dai nostri manuali e pertanto sconosciuti.
Anime baltiche, anime spesso di origine ebraica che hanno vissuto gli orrori del secolo scorso, deportazioni in Siberia, ghetti, campi di concentramento. Uomini e donne dal passato e dalle origini scomode che hanno fatto di tutto per riabilitarsi: Eisenstein e i suoi film e l’eterno irrisolto conflitto col padre, il violinista Kramer e la sua amicizia col ballerino Baryshnikov, quest’ultimo aveva sostenuto di essere stato “privato della mia infanzia e nella danza ho trovato una casa che la mia famiglia non mi ha mai dato”.
Toccante e avventurosa la storia dell’estone Anna Liselotte von Wrangel che, in Olanda, dopo aver perduto genitori e il fratello Claus in seguito alla seconda guerra mondiale, grazie all’impegno e al suo spirito forte da sartina diventerà modista e caporedattrice della rivista Marion. Indimenticabili le pagine dedicate ad Hanna Arendt che ho letto tutto d’un fiato, ho anche scoperto alcuni particolari della vita di Tomasi di Lampedusa: proprio tra il gelo del nord Europa ha scritto le meravigliose pagine de Il gattopardo, di cui Brokken ricorda anche la magistrale trasposizione cinematografica del Visconti.
Tante storie, da rileggere e da apprezzare, soprattutto da far sedimentare dentro di noi, perché ognuna ha con sé un importante valore storico, culturale sentimentale. Città distrutte che non esistono più come la prussiana Konigsberg, ora Kaliningrad che dello splendore originario non ha più niente, né castello, né università, né più il profumo di té nelle case patrizie. Anime baltiche che non hanno radici, anime baltiche che invece, come la dolce Loreta Asanaviciute, ne sono orgogliose :
“L‘orgoglio non ha niente a che vedere con il nazionalismo, lo sciovinismo o l‘arroganza. Essere orgogliosi del proprio paese significa credere in tutto ciò che lo rende speciale, diverso, unico. Significa aver fiducia nella propria lingua, nella propria cultura, nelle proprie capacità e nella propria originalità. Quest’orgoglio è la sola risposta adeguata alla violenza e all’oppressione”.
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UN VERO VIAGGIO
La bellezza del volume nasce dal fascino esercitato dal viaggio, elemento senza il quale queste storie non sarebbero state recuperate in egual misura, unito a quel sapore unico che solo le vicende umane sanno offrire, soprattutto se rese travagliate dalla Storia.
Jan Brokken, scrittore , giornalista, viaggiatore olandese , novello Chatwin, raccoglie infatti in questa antologia le sue impressioni di viaggio nelle Repubbliche baltiche, sapientemente dosate con la materia principale: il recupero di storie, di frammenti esistenziali, di affacci alla vita contraddistinti da un luogo di nascita, terra travagliata, di confine, di invasioni e di successive cessioni, perforato a ripetizione, come con la più brutale arma automatica, nella sua anima, nella sua identità. Si tratta in misura maggiore della ricostruzione di storie private di grandi nomi della cultura mondiale, da Sergej Ejzen?tejn a Romain Gary, da Kant a Hannan Arendt passando per Estonia , Lettonia e Lituania oramai definite in netti confini geopolitici ma dove echeggia ancora il sapore antico di toponimi scanditi in tutte le lingue dei dominatori. Non mancano però le vicende di sconosciuti che hanno in egual misura contribuito al grido di libertà e di indipendenza , levatosi dapprima con la gloriosa ondata successiva alla risoluzione del primo conflitto mondiale, successivamente con la Rivoluzione cantata nei primissimi anni novanta del secolo scorso.
Si rimane affascinati dal destino segnato di queste anime e dalla esistenza fatta di fughe, peregrinazioni, deportazioni, ricostruzioni di identità come nel caso del libraio di Riga Janis Roze, deportato in Siberia perché appartenente al ceto borghese o la storia taciuta dalle tv mondiali della giovane Loreta, morta da manifestante per la libertà durante l’attacco dei carri armati sovietici alla Torre della televisione di Vilnius nel 1991. Sappiamo oggi perché resiste, in queste terre, l’orgoglio . È con orgoglio che la figlia di Jakobson , sostenitore di illuminate riforme agrarie , scrittore, filosofo, nazionalista, fondatore del primo quotidiano in lingua estone, apre le porte della sua casa- museo. E “l’orgoglio non ha niente a che vedere con il nazionalismo, lo sciovinismo o l’arroganza. Essere orgogliosi del proprio paese significa credere in tutto ciò che lo rende speciale, diverso, unico. Significa avere fiducia nella propria lingua, nella propria cultura, nelle proprie capacità e nella propria originalità. Quest’orgoglio è la sola risposta adeguata alla violenza e all’oppressione”.
Bello e sincero questo libro che parte sempre da un frammento di storia e di identità per andare sapientemente e sul campo a ricostruire una visione più ampia facendoci conoscere così non solo vissuti genuini, certo dolorosi ma necessari affinché si capisca la Storia europea , ma anche architetture, librerie, strade, stazioni ferroviarie, boschi , passaggi segreti, confini segnati da una semplice soglia che permette la fuoriuscita subitanea dalla propria nazione. Un viaggio nella storia, inoltre, scandito da date ben precise che a fine lettura forniranno un quadro d’insieme più ampio e dettagliato della vera anima di una parte della nostra Europa, oggi entità politica la cui comprensione sfugge ai più, di fatto ancora coacervo di popoli, identità, lingue, tradizioni, etnie che faticano a sentirsi parte di un solo progetto probabilmente perché ancora non si conoscono.
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Ai confini dell'Europa
Ai nostri occhi, le regioni del Baltico appaiono come un’entità misteriosa e lontana dalla vicende storiche che ci riguardano direttamente. “Macchioline su una carta”: così il generale inglese H. H. Wilson definì Lituania, Lettonia ed Estonia durante la conferenza di pace di Parigi del 1919. Eppure, basterebbe una breve ricerca per scoprire che si tratta delle stesse terre che hanno dato i natali a uomini come Immanuel Kant, Hannah Arendt, Mark Rothko, Romain Gary ed altri ancora. Dietro ai paesi baltici esiste quindi una storia più interessante di quella che noi pensiamo: è questo il messaggio principale che lo scrittore olandese Jan Brokken ha voluto trasmettere ai suoi lettori con Anime baltiche (pubblicato in Italia da Iperborea nel 2014), un libro che non è solo un viaggio in questo remoto e semisconosciuto angolo d’Europa, ma anche tra arte, letteratura, cinema e musica, i segni più tangibili di una vicinanza culturale da molti nemmeno immaginata.
Attraverso la vita di alcuni celebri personaggi, l’autore racconta le vicissitudini di queste terre di confine, dove la convivenza di tedeschi, ebrei, russi, lituani, lettoni ed estoni ha prodotto nell’ultimo secolo violenti e drammatici conflitti, che hanno cambiato per sempre un mosaico etnico che aveva pochi pari in Europa per varietà e complessità. Che dire, ad esempio, della città prussiana di Königsberg, dove nel Settecento nacque il filosofo tedesco Kant? Oggi si chiama Kaliningrad, in onore a un bolscevico sovietico, e si trova in territorio russo. E Vilnius, l’attuale capitale della Lituania? All’inizio del Novecento era abitata da circa 100.000 ebrei, che costituivano il 40% della popolazione locale. Oggi, dopo l’Olocausto, non ne restano che poche centinaia. Ma gli esempi si potrebbero moltiplicare.
Le storie che Brokken ci descrive sono per lo più spaccati di vite sradicate, che hanno usato l’arte per reagire alle brutture della storia, nella speranza di un nuovo inizio. Lo scrittore Roman Gary esorcizzò nei suoi romanzi un passato triste e per lui inconfessabile. La filosofa ebrea Hannah Arendt parlò di quella “banalità del male” che tante vittime aveva mietuto in Europa negli anni dell’ultima guerra. Lo scultore lituano Jacques Lipchitz raffigurò nelle sue opere quell’angoscia che provò da bambino quando riuscì a sopravvivere fortunosamente a un pogrom. Il compositore estone Arvo Pärt espresse magistralmente nei suoi concerti quella spiritualità a lungo repressa durante il dominio sovietico.
In queste terre di dolorosi sconvolgimenti, solo la natura sembra essere rimasta identica a prima, con le sue fitte selve incontaminate, il mare gelido, le strade ghiacciate e i venti del nord che si abbattono su castelli in rovina e palazzi decadenti. Una natura a tratti maligna e in triste armonia con i tanti drammi umani del secolo passato.
Quello che emerge dalle pagine di Anime baltiche è un piccolo mondo perduto e dimenticato, che meriterebbe tuttavia di essere conosciuto più da vicino. La sua storia, in fondo, è anche quella della nostra Europa.
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Un terrazzo sul Baltico
Questo bellissimo libro di J. Brokken è un viaggio nel tempo e nello spazio attraverso Lituania, Lettonia ed Estonia, le tre Repubbliche baltiche, scoprendone i paesaggi memorabili, lo spessore culturale, soprattutto la travagliata Storia, che le ha viste martoriate dalla guerra e da invasioni e deportazioni russo-sovietiche e naziste . Gli abitanti sono stati più che decimati (la Lettonia, nel periodo della Seconda Guerra Mondiale ha perso un terzo degli abitanti!). Parte della borghesia è stata deportata in Siberia. Gli ebrei hanno subìto sorti spaventose.
L'autore ci racconta tutto questo attraverso il vissuto di personaggi famosi e di persone quasi anonime, in questo caso con vicende ancora più toccanti, che talvolta ci rimangono impresse anche solo per qualche dettaglio, tant'è sconvolgente, come per la ragazza travolta da uno dei carrarmati inviati dall'ultimo ideologo comunista a sedare una protesta : con una gamba amputata dai cingoli, rivolge ai medici le sue ultime parole: "Potrò ancora sposarmi? Potrò ballare alle mie nozze?".
Appaiono poi le vicende di personaggi noti : il cineasta Ejzenstejn ; l'intellettuale Hannah Arendt, originaria della città di Kant, la prussiana Konigsberg, diventata la Kalingrad russa, "per diventare a fine secolo una città di banditi" ; poi lo scrittore von Keyserling e la baronessa Alexandra che sposò Tomasi di Lampedusa e trovò rifugio a Roma dove fu la prima psicoanalista italiana ; e ancora il pittore Rothko emigrato negli USA ed il compositore di musica spirituale Arvo Part.
Non minori protagonisti sono le popolazioni e i luoghi, reduci da percorsi storici spesso devastanti. Tra il 1914 e il '21, la città di Vilnius passò da una potenza all'altra, cambiando sovranità otto volte!
Non si tratta però solo di un testo sugli orrori subiti da queste terre, ma è anche un libro che trasmette sia il fervore culturale e umano, che si respira in questi luoghi, sia l'incanto della natura baltica. "Sotto la neve appena caduta, betulle, pini e querce emanano la calma maestosa delle statue (...) : è un paesaggio che impone la contemplazione".