Ti darò il sole
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Morra cinese
Carta-Carta. Forbici-forbici. Sasso-sasso.
Noah e Jude non possono giocare a morra cinese perché mai, mai una volta in tredici anni hanno scelto qualcosa di diverso. Sono gemelli, legati da nodi inscindibili. Eppure non potrebbero essere più diversi. Lui è ombroso e solitario, vessato dai coetanei per la propria “stranezza”, sempre con un carboncino in mano e la mente immersa nei suoi disegni immaginari. Lei è solare e spumeggiante, la popolarissima regina della spiaggia, dall’energia frizzante e contagiosa.
La voce di Noah ci racconta quanto sia difficile crescere sentendosi diversi. Imparare a capirsi, scoprendosi innamorati di un ragazzo. Reggere lo sguardo di papà, che sembra sempre domandarsi come mai un figlio gli sia uscito così male. Per fortuna c’è la mamma, il cuore caldo della famiglia, che crede nel suo talento artistico e lo incoraggia. Nel futuro una speranza: entrare alla scuola d’arte.
La voce di Jude ci racconta, invece, la loro vita tre anni dopo. Ritroviamo lei alla scuola d’arte, infagottata in abiti troppo grandi e immersa in interminabili silenzi, alle prese con sculture di creta sempre sgretolate e alla ricerca di superstizioni e fantasmi a cui aggrapparsi.
E Noah ormai distante, lontanissimo. Noah che nella scuola non è riuscito ad entrare e ha rinunciato al disegno, riempiendo le giornate di feste e pericolosi salti dalla scogliera. Non c’è nemmeno più una famiglia, la separazione e la morte hanno distrutto tutto. Nel futuro una speranza: una scultura, nuova, di pietra, con cui cercare di ritrovarsi.
“Non mi preoccupo del fatto che non è difficile come pensavo fingere di essere come tutti gli altri, cambiare pelle come un rospo, indossare qualcosa di ignifugo”.
Ma cosa è successo nel frattempo? Cosa ha prodotto la spaccatura tra i due gemelli?
Una narrazione a due voci alternate ricostruisce, pezzo per pezzo, la verità di ciò che è accaduto negli ultimi tre anni, delineando un percorso di crescita che passa attraverso la gelosia, il senso di colpa, la ricerca della propria identità. A fare da sfondo l’arte e la fantasia come mezzo per uscire dal blackout emotivo e tirare fuori tutto ciò che si nasconde dentro di sé. Il dolore. La paura. L’amore.
“Cuore dolente, artista eccellente”.
Jandy Nelson dà vita ad un romanzo per ragazzi che parla di ragazzi. Della miriade di emozioni che ogni adolescente si trova tra le mani, senza essere in grado di comprenderle e condividerle. E degli sbagli che inevitabilmente si fanno, nel tentativo di dare vita al proprio mondo. Da qui la scelta di narrare in prima persona utilizzando uno stile scorrevole, fresco e ironico, che ricalca in qualche modo l’immaginario giovanile, grazie a un linguaggio curioso, fatto di metafore stravaganti e termini bizzarri.
Pur incorrendo talvolta in qualche ingenuità di troppo, ad esempio cedendo al cliché dell’innamoramento con il bidimensionale “bad boy” di turno, è un romanzo colorato e fiorito, che parla di sentimenti in modo delicato. Destinato a un pubblico giovane, può essere letto anche da chi teen-ager non lo è più, perché i temi della diversità e dell’omologazione sono attuali a tutte le età e non è mai troppo tardi per ricordarsi quanto sia importante cercare se stessi.
Carta-Forbici. Sasso-carta. Forbici-sasso.