Thomas Drimm Thomas Drimm

Thomas Drimm

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La presentazione e le recensioni di Thomas Drimm opera di Didier Van Cauwelaert edita da Fanucci. Un adolescente con qualche chilo in più e con qualche difficoltà di apprendimento e di attenzione si ritrova coinvolto nell’omicidio di uno scienziato responsabile dell’invenzione di un chip in grado di controllare ogni gesto e ogni pensiero degli individui. Ha inizio così un’avventura che lo condurrà a riflettere sui valori perduti della società in cui vive e sulle possibilità di conservare identità e memoria nonostante l’utilitarismo dilagante che tende a cancellare ogni cosa. Un romanzo che attraversa con leggerezza tematiche profonde e interrogativi irrisolti della società contemporanea: il limite della scienza, il suo utilizzo da parte del potere, l’uso improprio e liberticida delle conoscenze scientifiche.

Didier van Cauwelaert è nato in Francia nel 1960. Fare lo scrittore è sempre stato il suo sogno fin da quando era bambino. Dopo essersi dedicato al teatro e aver lavorato come critico letterario per un canale televisivo, nel 1981 un editore francese ha pubblicato il suo primo libro. Nel corso della sua carriera ha scritto venti romanzi, vendendo ben 5 milioni di copie solo in Francia e diventando in poco tempo un caso letterario. Nel 1994, il suo romanzo Un aller simple ha vinto il prestigioso premio Goncourt. Thomas Drimm. La fine del mondo viene di giovedì è il primo episodio di una saga, a cui fa seguito La guerre des arbres commence le 13.



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Thomas Drimm 2012-02-20 10:28:05 Sara S.
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    20 Febbraio, 2012
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La fine del mondo viene di giovedì

"La fine del mondo viene di giovedì" è il primo libro di una serie per ragazzi (per ora duologia), di genere distopico e fantascientifico, che ha come protagonista il quasi tredicenne Thomas Drimm.
Ci troviamo in un imprecisato futuro, in una nazione protetta ed isolata dal resto di un mondo da uno scudo di antimateria, chiamata gli "Stati Unici", dove la popolazione è controllata dal governo tramite dei chip impiantati nel cervello che contengono tutte le informazioni private dell'individuo e tramite i quali è possibile in qualsiasi momento localizzarlo e sapere quello che fa. In questo mondo tutto la cultura e la storia passata è stata cancellata, esiste solo il presente. La religione è stata abolita per fare spazio ad un solo e unico Dio riconosciuto: l'azzardo. Tutta la popolazione ha infatti l'obbligo sociale di venerare questo Dio e di giocare d'azzardo almeno un tot di tempo prefissato a settimana. Le vincite condizionano il successo della vita, secondo il ragionamento che chi vince spesso ha più talento e diventerà una persona importante, mentre chi non vince mai è relegato alla scala sociale più bassa. Thomas Drimm non ha ancora compiuto tredici anni e non è ancora stato chippato. Passa i pomeriggi liberi a giocare con il suo aquilone, ma un giorno quest'ultimo, a causa di una folata improvvisa di vento, colpisce violentemente alla testa un anziano signore che muore sul colpo. Nel tentativo di non essere scoperto Thomas occulta il corpo dell'anziano, per poi scoprire solo alla sera che tale signore si chiama professor Pictone ed è un noto scienziato e che, cosa peggiore, si è reincarnato nel suo orsacchiotto di peluche, che prende vita parlando, muovendosi, e iniziando a ordinargli formule matematiche per portare a compimento il suo ultimo progetto e salvare il mondo. Thomas inizialmente non ne vuole sapere di starlo a sentire e fare ciò che gli chiede di fare, ma poi, un po' per il senso di colpa di averlo ucciso, un po' per aiutare il padre che nel frattempo è stato arrestato dal governo per l'equivoco di essere implicato con la sparizione dello scienziato, è costretto a cedere, a collaborare con le follie del professor Pictone e ad imbarcarsi in una missione più grande di lui.
La lettura del libro si è dimostrata piacevole e scorrevole, anche se, un po' più macchinosa di quello che avrei pensato inizialmente. La storia è raccontata in prima persona dal punto di vista di Thomas, però ci sono alcuni capitoletti in cui Thomas sta sognando, dove il sogno gli permette di fare visita al ministero della sicurezza e dove si assistono ad implicazioni governative e ad aventi un po' strani, a metà tra il reale e l'irreale, che tutt'ora, a libro concluso, non sono riuscita completamente a comprendere.
Come idee iniziali è sicuramente un libro validissimo, adatto a tutti gli amanti del genere distopico, perché ci sono molti riferimenti e descrizioni dettagliate del regime, con alcune analogie ad altri libri dello stesso filone narrativo, soprattutto per quanto riguarda il controllo di ogni aspetto della vita umana e il sistema penale che prevede torture psicologiche basate sulle paure del singolo individuo (e qui mentre leggevo è stato inevitabile il paragone con 1984). L'autore descrive il tutto con un pizzico di ironia. E quando dico "pizzico" intendo un'ironia velata e non, come dicevano certe recensioni, che si sarebbe riso dall'inizio alla fine, perché sinceramente l'umorismo che fa ridere è un'altra cosa. La storia è ben delineata ed interessante, soprattutto nella prima metà. Poi io personalmente ho avvertito un certo calo in cui le vicende narrate non riuscivano a destarmi l'interesse che avrei voluto, forse questo a causa della poca empatia che i personaggi mi hanno trasmesso e che sul finale (dove tutto ha un ritmo più frenetico e meno descrittivo) questo distacco è diventato più marcato. Sapevo già che il libro faceva parte di una serie ma giunta al termine della lettura ho poi scoperto che non è autoconclusivo, finisce in maniera piuttosto aperta, quasi a cliffhanger.
In definitiva una storia carina, con aspetti interessanti, ma non priva di difetti, alla quale mi sento di dare la sufficienza, ma non di più.

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1984, Picabo Swayne
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