Speak. Le parole non dette
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Per chi non ha voce
Questo libro ha avuto su di me un impatto molto forte. Probabilmente perché anch'io come la protagonista sono un'adolescente. Quando ho iniziato a leggerlo non credevo fosse così "potente". La storia di Melinda mi è entrata nel cuore facendomi soffrire e arrabbiare. Tanto arrabbiare. Com'è possibile che tutti i suoi amici (almeno quelli che lei reputava tali), compresa la sua migliore amica che conosceva da sempre, le avessero voltato le spalle ed emarginata??!
Nessuno si era chiesto se qualcosa non andasse? Nessuno si sentiva in colpa per averla lasciata sola? Eppure era evidente a tutti che quella ragazzina allegra e solare non fosse più la stessa, la depressione la stava logorando. Melinda era stata rinchiusa e fatta prigioniera da quel mostro nero che le impediva di comunicare. Di comunicare non solo con gli altri ma persino con se stessa.L'unico spiraglio di luce è il professore di arte, una persona buona e comprensiva che capisce subito che non può restare indifferente. (Fortuna lui!!!)
Questo libro è una denuncia verso tutti coloro che fingono di non vedere e un urlo di aiuto per chi crede di non aver più voce.
Commovente e di una forza enorme.
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Se non lo dici non esiste
Com'è difficile la prima liceo. Ancora più difficile se sei un'emarginata. Melinda lo è: perché ha rovinato la festa di fine anno chiamando la polizia. Entra nel primo giorno di scuola come l'agnello sacrificale. a testa bassa e in silenzio. I giorni successivi non fanno che peggiorare. Decide che la soluzione migliore sia stare in silenzio, Parla solo con noi attraverso una specie di diario. Anche con noi però fatica a raccontarci che cosa sia successo in realtà: il motivo per cui ha chiamato la polizia. Il silenzio diventa la sua difesa: verso la scuola, i genitori e il mondo in generale. Soprattutto è una difesa contro sé stessa: quello che è successo non può essere verso se non lo sente raccontare con la sua voce. Allora la scelta è ovvia tenere la bocca chiusa a meno che sia strettamente necessario parlare.
Questo libro è catalogato tra quelli destinati alla Young generation. Eppure è piaciuto anche a me che quell'età l'ho passata da parecchio. Mi sono immedesimata con questa ragazzina, ho sofferto con lei. Mi sono arrabbiata con genitori distanti e incapaci di chiederle che cosa le stava succedendo. Ho sussultato di fronte alla capacità di essere crudeli degli adolescenti, che avevo dimenticato. Mi sono scandalizzata di fronte all'impreparazione degli insegnanti anche se ho apprezzato i loro goffi tentativi di fare qualcosa per Melinda.
Lo consiglio a chi ha figli, ma anche a chi come me non ne ha. La lezione che stare in silenzio non è mail l'unica scelta possibile è qualcosa valida per tutte le età.
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Speak
Non pensavo di trovare un libro così bello.
Inizialmente ho trovato alcune similitudini con Speechless sia in quanto la protagonista è un adolescente, sia per l'ambiente scolastico che infine per il particolare mutismo (anche se sono situazioni differenti) e per le conseguenze scolastiche di questa particolare tendenza.
Questo libro però, acquista spessore man mano che prosegui. Non è un diario, anche se a prima vista potrebbe sembrare. Titoli maiuscoli che ti danno subito l'idea di quanto dopo sarà detto ed il resto un flusso di pensieri su quel determinato argomento.
Siamo nella sua testa, e mi sono ritrovata a pensare quanto fosse incredibile che familiari e amici (ex) non si rendessero conto di quanto Melinda soffrisse, di quanto il suo silenzio fosse paradossalmente la richiesta di aiuto più evidente e rumorosa.
Ma in fondo è così. Nella realtà di tutti i giorni, se non ti esprimi, se non manifesti il dolore o il disagio con le parole, il resto del mondo ti ignora.
" Hai commesso uno sbaglio. Le suffragette erano per farsi sentire, urlavano per affermare i loro diritti. Ma non puoi urlare per il diritto di stare in silenzio. Così fai vincere i cattivi. Se le suffragette lo avessero fatto, le donne non avrebbero ancora ottenuto il diritto di voto [...] Ma non ti aspettare che cambi qualcosa fintanto che non parlerai per te stessa"
Mi è piaciuto molto la figura del professore di arte. Una figura che, oltre a diventare quasi un punto di riferimento per Melinda, rappresenta anche la tenacia di seguire sempre se stessi. Credo che in ogni scuola ci dovrebbe essere un professore così.
Una bellissima scoperta.
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Le parole non dette
Scritto in prima persona in tempo presente, inframmezzato da parecchie pause e da capitoli brevi, "Speak. Le parole non dette" ha una struttura narrativa particolare e capace di comunicare subito al lettore il messaggio di base del libro. Il disagio e il silenzio della protagonista sembra trapelare dalle pagine ancora prima di cominciare la lettura. Melinda Sordino, quattordicenne al primo anno di Liceo, ha un terribile segreto che non riesce a confessare a nessuno e che sarà causa del profondo mutismo nel quale si chiuderà, creando una profonda frattura tra lei e i suoi compagni di scuola, i suoi professori e i suoi genitori. La cosa che mi ha colpita tantissimo di questo libro, non è la scelta di Melissa di non volersi confidare con nessuno, ma il fatto che attorno a lei in realtà non ci sia nessuno veramente degno di ascoltarla. E' facile dire che la comunicazione è importante e che ogni problema va affrontato parlandone con una persona fidata, ma se invece sembra che qualcuno di fidato non ci sia? Le amiche di Melinda la snobbano immediatamente appena fiutano un cambiamento in lei, senza neanche darle una possibilità. I professori sono interessati solo ed esclusivamente al suo rendimento scolastico, punendola pesantemente per ogni suo sgarro, pensando a lei solo come un cervello da indottrinare di nozioni e non come a un essere umano. I suoi genitori, sempre troppo presi da loro stessi, non si preoccupano minimamente dal fatto che se loro figlia si comporta in maniera così diversa potrebbe esserci qualcosa che non va. Anzi, pensano che il suo modo di fare sia solo un capriccio senza senso da ignorare, che diventa una preoccupazione solo quando tutto ciò va ad intaccare la sua pagella. Melinda, se già era un po' introversa di carattere, di fronte a questo muro non riesce a far altro che chiudersi in sé stessa ancora di più e inizia ad analizzare tutto ciò che la circonda in maniera sarcastica, e dispensando battute al vetriolo, nelle quali si riconosce la vera realtà delle cose. Per chi è (o è stato) un adolescente introverso, sarà facile immedesimarsi in lei e provare le sue stesse emozioni. E' una storia cruda e reale che consiglio vivamente di leggere anche agli adulti per riuscire a capire l'universo dei ragazzi. Lo sviluppo della trama è senza fronzoli, molto diretto, con il piccolo difetto che appare a volte un po' prevedibile. La maggior parte dei personaggi sembrano stereotipati, ma la verità è che tutti questi stereotipi esistono sul serio all'interno delle scuole, quindi mi sento di affermare che non è una carenza del romanzo.