Sette minuti dopo la mezzanotte
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Opinioni inserite: 4
12.07
Sebbene questo il Libro di Patrick Ness sia rivolto ad un pubblico giovane credo invece che tratti un tema ben più profondo che può toccare un pubblico più adulto.
Le illustrazioni di Jim Kay sono meravigliose e rispecchiano a pieno la storia, in bianco e nero, Immagini grottesche.
È la storia di un albero ultrasecolare che durante la vita ha visto molte cose.
È la storia del tasso che sette minuti dopo la mezzanotte si trasforma in un mostro e va a fare paura a un ragazzino di tredici anni: Conor.
Il tasso secolare che prende vita, deve raccontare al ragazzo tre storie diverse e alla fine dei racconti il ragazzo dovrà ad ogni costo raccontare la quarta storia.
Un libro bellissimo, profondo, che ho divorato in un pomeriggio. E che dovrebbe essere letto da chiunque.
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Il mostro di cui hai bisogno
Se il mio cuore di pietra non era stato scalfito dalla lettura di “Molto forte, incredibilmente vicino”, con la storia di Conr non c’è diga (emotiva) che tenga. Praticamente mi sono ritrovata con il fazzoletto inzuppato già dall’introduzione, e ne avevo ben donde: infatti questo racconto si può considerare autobiografico per la sua ideatrice, Siobhan Dowd, nonché una sorta di suo lascito, poi ripreso e completato da Patrick Ness.
La trama di profila semplice e lineare, ed è forse per questa ragiona che il romanzo viene spesso etichettato come una lettura per bambini e ragazzi. Conor O’Malley è un ragazzino che ogni notte, alle 12:07 in punto, riceve la visita di un mostro gigantesco; ma Cono non no ha paura, perché sa bene che al mondo esistono essere ben peggiori: ci sono l’indifferenza e la compassione degli insegnanti e dei compagni, c’è la malattia della madre che sembra troppo forte per lei ed infine c’è lo stesso Conor.
Il mostro non mira però a spaventare il ragazzo, infatti dopo anni di immobile attesa sotto forma di un enorme tasso, la creatura si è messa in cammino per narrare tre storie e, soprattutto, per sentire alla fine la storia di Conor stesso, o meglio la sua inconfessabile verità.
Anche contando le storie del mostro, i personaggi di questo romanzo sono davvero pochi, e forse anche per questo il lettore riesce ad affezionarsi ad ognuno in modo speciale, e ad entrare in sintonia con i suoi sentimenti e le sue motivazioni. Ovviamente, su tutti, quello per cui si prova istintivamente empatia è Conor, sebbene sia la contempo l’ultimo a rivelarsi con sincerità.
In generale ho apprezzato un po’ tutti i personaggi, in particolare la nonna di Conor per la sua capacità di cambiare e migliorarsi e Lily per la dolcezza e l’onestà con cui esprime la sua amicizia. Mi è risultato invece difficile empatizzare con il bulletto Harry, perché le sue ragioni rimangono in parte lacunose, ma anche con il padre di Conor che, seppur sia evidentemente combattuto tra le sue due famiglie, avrebbe dovuto sapere come in alcuni casi non si possa usare una stessa misura per tutto.
La complessità e l’ambiguità presenti in tutti i personaggi (con la sola eccezione della madre, forse), ben introducono a quello che è il tema di tutti i racconti e del romanzo in generale: l’impossibilità di distinguere e di scindere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato. Ciò diventa evidente soprattutto quando il mostro inizia i suoi tre racconti, che sono per l’appunto divisi in due capitoli: nel primo vengono illustrate delle premesse che sembrerebbero portare verso un finale abbastanza scontato, ma poi nel secondo la venuta del mostro porta a galla la verità, per quanto dura possa essere, e tutto viene stravolto. E questo vale anche per il racconto di Conor che, seppur ampiamente anticipato nei capitoli precedenti, rivela con forza una verità struggente.
Sia per i lettori più giovani e (mi auguro) ingenui, sia per chi è maturo e ben consapevole, è molto importante capire che altre alla più ovvia paura di perdere la persona più cara il maggior timore di Conor -e di chiunque si trovi nella sua situazione, a prescindere dall’età- è essere trattato in modo diverso; perché in alcuni momenti persino la gentilezza può ferire.
Lo stile di Ness è abbastanza lineare ed estremamente scorrevole. L’elemento che ho maggiormente apprezzato è stato l’alternarsi tra una dimensione quotidiana, reale e cruda, e un’altra onirica e fantastica, ma ugualmente impervia; tra questi due mondi troviamo Conor, sospeso e al contempo capace di trarre proprio dagli incubi degli insegnamenti utili nella realtà.
Dalla copertina all’ultima pagina, l’intero volume è arricchito dalle insolite illustrazioni di Jim Kay, in cui si nota da subito un’evidente predominanza del nero, quasi l’artista avesse applicato una tempera bianca su una tela scusa, servendosi di un pennello usurato. Perché in questa opera neanche le illustrazioni sono clementi, ma selvagge.
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Una narrazione intensa
Una storia da ricordare e un autore, che appare quasi solo come un narratore di libri per ragazzi. C’è molto di più in questo prezioso romanzo che sembra un semplice fantasy, ma che invece riflette a grandi e piccole linee lo specchio della vita.
I mille timori e la grande paura di un ragazzino,Conor,che deve vedersela faccia a faccia con la cruda realtà che lo circonda. Sua madre deve combattere contro una grave malattia, mentre il dolore fisico la annienta giorno dopo giorno.
Il povero Conor si ritrova da solo a cercare di cancellare quell’incubo, che quotidianamente si rende sempre più presente. Suo padre è fuggito altrove, creandosi un’altra famiglia, mentre sua nonna è una donna alquanto singolare e sempre più distante.
Ed ecco arrivare allo scoccare dei sette minuti dopo la mezzanotte l’arrivo di un mostro.
Conor si aspetta di trovarsi di fronte l’orribile creatura che tutte le notti sogna, ma in realtà è un mostro molto meno spaventoso e dalle fattezze davvero particolari.
Esso ha l’aspetto di un albero e dice che è stato proprio il bambino a chiamarlo perché ha bisogno del suo aiuto.
La strana creatura gli dice che dovrà porre ascolto alle tre storie che è venuta a raccontargli, mentre alla fine ci sarà un quarto racconto, che dovrà essere narrato dallo stesso Conor al mostro.
L’autore ci fa riflettere perché sa benissimo che ognuno di noi ha tanti mostri nel proprio armadio degli incubi. Il periodo che sta attraversando il protagonista ripercorre le tante storie comuni all’umanità. Nessuno vorrebbe mai affrontare il dolore che sta provando Conor, il quale rischia di perdere per sempre la persona più importante della sua vita.
Una domanda che ci viene lecita dalla lettura di questo breve ma straordinario libro è: perché anche noi non possiamo farci aiutare dai nostri mostri per cercare la verità?
Sì, l’unico aspetto positivo che Conor possiede è l’occasione di poter parlare con il suo mostro e riuscire a raccontarsi la terribile verità che ci accomuna.
Solo la verità riesce a renderci noi stessi e più degni della vita.
Una narrazione intensa, davvero gradevole e sembra quasi di sentire i dolci rintocchi della mezzanotte dall’antico pendolo del tempo, che ci avvicina sempre più alla verità del nostro cuore.
Un libro valido che commuove inorgogliendo l’anima.
La verità provoca dolore
Manca poco a mezzanotte. Tutto è buio, non si sentono rumori. Siete nel vostro letto, sotto le vostre coperte. La giornata è stata stancante e volete solo riposarvi.
Eppure, l'Incubo è lì che vi attende.
Come ogni notte torna a farvi visita, impedendovi di dormire al meglio.
Questo è quello che succede a Conor, il protagonista del romanzo "Sette minuti dopo la mezzanotte".
Ogni notte soffre per un incubo ricorrente, accompagnato da una sensazione di disagio che impedisce al ragazzino di riposarsi.
L'Incubo è talmente straziante che Conor si sveglia sempre urlando.
Sembra una notte come tutte le altre quando, sette minuti dopo la mezzanotte, Conor sente qualcuno chiamarlo. E' il mostro ed è venuto a prenderlo.
Il mostro che promette di raccontare a Conor tre storie purchè, alla fine, il ragazzino racconti una quarta storia, la "verità", una verità che Conor nasconde a tutti, anche a se stesso.
"Sette minuti dopo la mezzanotte" è un romanzo scritto da Patrick Ness ma, sulla copertina del libro, è presente anche un altro nome: Siobhan Dowd.
Infatti, l'idea originale del romanzo è stata concepita (come spiega Ness nella nota dell'autore) da questa autrice inglese, deceduta a causa di un tumore prima di portare a compimento l'opera (che sarebbe stata il suo quinto romanzo).
A Ness è stato chiesto se se la sentisse di terminare il racconto e, con esitazione, l'autore ha accettato. Con l'aiuto dell'illustratore Jim Kay, Ness si è posto un unico obiettivo: scrivere un romanzo che sarebbe potuto piacere a Siobhan.
Dopo aver terminato la lettura del romanzo, credo che Ness sia riuscito nel suo intento.
Scrivere un riassunto di questo romanzo è complicato perchè si basa sui sentimenti, sui pensieri estremamente personali che il racconto suscita nel lettore.
Tratta di un argomento molto delicato: le sensazioni provate da un bambino di fronte alla malattia di un proprio caro. Infatti la madre di Conor è molto malata e il protagonista deve faticare moltissimo per aiutarla. E' un romanzo che sconvolge perchè, con estrema semplicità, tratta di un argomento così reale, così profondo, da commuovere il lettore.
La particolarità di Ness è che riesce a presentare un dolore così forte con toni delicati, semplici.
Il dolore che viene trasmesso è autentico, un dolore lacerante, presentato senza giri di parole o luoghi comuni. Conor è un ragazzino semplice, come tanti, costretto ad affrontare un grande problema, non solo per un bambino.
E' un protagonista che senti vicino (in alcuni punti avrei tanto voluto avere la possibilità di abbracciarlo!), a cui continui a pensare anche quando hai terminato la lettura.
Conor non si lamenta per la situazione in cui si trova: Conor cerca in tutti i modi di aiutare la madre.
Anzi, addirittura avverte come un'invasione del nucleo famigliare la presenza della nonna, credendo che non sia necessario il suo aiuto.
Conor si mostra indifferente a tutto ciò che gli capita (a scuola, dove è vittima di bullismo, all'allontanamento dei suoi amici, all'assenza del padre) ma in realtà soffre per il segreto che porta dentro e che non riesce a rivelare.
"Sette minuti dopo la mezzanotte" è una favola senza i soliti personaggi e le soliti morali.
Il vero protagonista del romanzo è la verità. Una verità che il mostro richiede a Conor.
Interessante è la figura di questo "mostro".
Un mostro che si presenta come tale a Conor ma, che nel corso degli incontri con il ragazzino, diventerà quasi una figura di riferimento, una figura che aiuta il bambino ad affrontare i suoi problemi.
E' un rapporto complicato quello che si instaura tra Conor e il mostro.
Inizialmente entrambi diffidenti, si renderanno ben presto conto di aver entrambi bisogno l'uno dell'altro.
Il romanzo viene presentato come un romanzo per ragazzi ma è talmente profondo che, a mio parere, è capace di emozionare anche un pubblico adulto.
E' un romanzo sconvolgente che bisogna leggere quando si è davvero pronti ad affrontare un tema tanto delicato. Non è una lettura banale.
Ho passato quasi tutta la lettura del romanzo con le lacrime agli occhi e, credo, che un pianto al termine del libro sia quasi liberatorio.
Quindi, che dire se non "buona lettura"? :)
"Gli umani sono bestie complicate, disse il mostro. Come fa una regina a essere al contempo una strega buona e una cattiva? Come fa un principe a essere un assassino e un liberatore? Come fa un antico semplicista a essere avido ma anche saggio? Come fa un curato a essere irragionevole e anche generoso? Come fanno gli uomini invisibili a diventare ancora più soli rendendosi visibili? [...] La risposta è che non conta quello che pensi, disse il mostro, perchè la tua mente si contraddirà cento volte al giorno. [...] La mente crede a bugie confortanti, mentre conosce le dolorose verità che rendono necessarie quelle bugie. E la tua mente ti punisce per il fatto che credi contemporaneamente a entrambe le cose."