Il canto della rivolta. Hunger games
Editore
Recensione Utenti
Guarda tutte le opinioni degli utentiOpinioni inserite: 44
un finale un po' harmony
*spoiler*
Della trilogia degli Hunger Games questo é l'unico "episodio" del quale ho letto il libro. Per gli altri due mi é capitato di vedere il film, quindi nella mia mente i vari personaggi avevano già un volto e dei lineamenti ben definiti.
Il libro mi è piaciuto molto, mi sono piaciute anche le parti un po' "pesanti" di introspezione di Katniss, che la rendono più umana e meno "rambo ammazza tutti".
Concordo con molte delle recensioni precedenti che affermano la morte o il concludersi di alcune parti in maniera troppo frettolosa e nebbiosa: la morte di Finnik, l'allontanamento della madre, la sparizione finale di Gale.
Ed è proprio il finale che ho trovato in perfetto stile "Harmony". Si fosse fermato a prima dell'epilogo avrei potuto accettarlo (ma non condividerlo perché sembra un accontentarsi la storia dello stare con Peeta); ma la parte dell'epilogo l'ho trovata troppo troppo in contrasto con il resto della storia. Una sorta di finale da Cenerentola incastrato a forza.
Molto piacevole lo stile e il ritmo della narrazione dell'intero racconto, ma quell'epilogo lì, non mi é proprio andato giù.
Indicazioni utili
Emozionante e tristemente realistico
Contiene spoiler.
La mia recensione riguarda più o meno tutta la saga.
Quanto al contenuto, è totalmente un capolavoro. Un'idea del genere porta ovviamente a una saga meravigliosa. Oltre ad avere una fantasia particolare, questa serie è caratterizzata anche da temi molto presenti: la forza del governo, le ingiustizie, la rivoluzione... Tutti argomenti che portano la serie a poter essere letta anche da un pubblico adulto. Infatti il contesto è totalmente realistico, i fatti descritti potrebbero accadere davvero e penso che questi libri siano anche una denuncia per questo.
Come ultimo libro me lo aspettavo diverso. A volte l'autrice si dilunga troppo e alcuni tratti possono diventare noiosi. Un'altra pecca che ho trovato è che talvolta l'autrice non fa capire il contesto, per esempio come si passa da un'azione all'altra o dove si trovano i protagonisti. Avrei voluto più marcata anche la presenza di Gale, che alla fine del libro viene lasciata in disparte.
Un'ultima cosa, più importante, negativa. A parte il fatto che le tante morti sono strazianti, il che è comunque doveroso per questo genere di libro, non mi piace molto il modo in cui sono descritte.
Mi spiego. Mi aspettavo una Katniss un bel po' più disperata per le morti di Cinna, Boggs, ma soprattutto Finnick e Prim. L'ho trovata un po' priva di sentimenti, secondo me dovevano venire descritti meglio.
Ora veniamo ai pregi.
Beh, questo libro è tutto un pregio. E' triste, tanto triste, di una tristezza che insegna. Ci insegna il coraggio, ci insegna a non arrenderci, ci insegna ad andare avanti nella vita.
Come ho detto prima, ciò che più emoziona e allo stesso tempo terrorizza, è la realtà dei fatti che accadono. Perché ciò che è descritto è ciò che avviene in età contemporanea, solo con mezzi diversi.
Indicazioni utili
Straziante
Non sapevo davvero cosa aspettarmi da questo libro: c’era chi mi aveva detto che non fosse all’altezza del secondo, chi mi aveva spoilerato il finale dicendo che morivano tutti… be’, queste pagine sono state sicuramente una sorpresa e non le ho affatto trovate inferiori ai capitoli precedenti!
Il motivo per cui molti sono stati delusi è forse la poca azione che c’è rispetto ai libri precedenti, a favore di un ulteriore approfondimento psicologico della mente di Katniss che qui vediamo davvero molto provata. Personalmente non ho trovato che fosse noiosa (anche se c’è qualche situazione che si ripete troppe volte) e anzi, ha fatto aumentare la mia stima della Collins: scrivere di avventure e azione forse un po’ tutti ci riescono, ma sondare i pensieri di quella che nelle sue mani non è più solo una protagonista, ma una persona in carne e ossa, be’ penso sia davvero difficile, soprattutto quando sanno di disperazione.
Tra i capitoli si susseguono atrocità di ogni genere e ad un certo punto viene da chiedersi “perché?!”, per quale motivo l’autrice non può sorvolare, non può liquidarle con poche parole, non può indorare la pillola, non può censurarle. E la risposta è semplice. Realismo. Sì, perché nonostante ci immerga in un futuro lontano molte centinaia d’anni, il lettore lo avverte come se fosse vicino a lui, come se potesse alzare lo sguardo dalle pagine e dire “Mi trovo proprio a Panem”. Questo perché i temi trattati dalla Collins sono attualissimi e il modo d’agire dei suoi personaggi, anche e forse soprattutto, dei più crudeli e calcolatori è identico a quello delle persone vere.
Probabilmente molti si aspettavano che concedesse maggior spazio al triangolo amoroso, soprattutto alla figura di Peeta che qui, rispetto agli altri libri, compare pochissimo, ma credo che abbia agito in modo giusto in quanto se l’avesse fatto, avrebbe ridotto “Hunger Games” ad uno dei tanti stupidi libri su questo tema mentre fin da subito è stato chiaro che non era ciò a cui la Collins puntava.
Con questo ovviamente, non voglio dire che sia privo di difetti, ma si tratta di piccolezze facilmente trascurabili. Ad esempio, in alcuni momenti liquida quelle che ritengo importanti emozioni di Katniss, in un punto appare un po’ ripetitiva, in un altro troppo affrettata o poco realistica (quando spediscono la squadra a far scoppiare i baccelli e registrano al contempo il pass-pro) ma non c’è davvero nient’altro.
Il finale è straziante, non tanto per ciò che avviene, quanto piuttosto per come la penna dell’autrice riesce a descriverlo, come riesce a immergerci nella desolazione di Katniss che dopo le mille difficoltà, soprattutto psicologiche, che ha affrontato viene gettata così da parte.
Per quanto riguarda la figura della nostra “Ragazza di fuoco” a parecchie persone non è andato giù come sia distrutta in questo volume; invece io credo proprio che ci sta tutta. Ha partecipato a due, dico, DUE Hunger Games (quando uno solo è sufficiente a mandarti fuori di testa) e come se non bastasse le torturano Peeta -gli fanno il lavaggio del cervello!- a causa SUA; uccide millemila perone e molte di più vengono ammazzate (Cinna, Darius, Finnik, le persone del Distretto 12…) a causa della ribellione che involontariamente ha causato; Gale, l’amico d’infanzia che dovrebbe sostenerla, diventa buono solo a inventare trappole crudeli e ad essere geloso; Prim, per la quale Katniss si è offerta come tributo, che ha protetto da sempre, muore, per mano della Coin per giunta, che in teoria doveva essere “dalla parte dei buoni”. E dopo tutto questo uno non dovrebbe uscire di testa?C***o, nemmeno se fosse stata fatta di diamante ne sarebbe uscita integra!E’ umanamente impossibile (!) e lei è solo una diciassettenne.
Non mi sento di contestare nemmeno l’uscita di scena di Gale. E’ stato evidente quasi per tutto il libro che i rapporti con Katniss si erano ormai sfaldati e dopo che la Coin ha usato la bomba da LUI ideata per uccidere Prim e bambini vari non avrebbe mai più potuto guardarlo senza pensare alla parte di colpa che ha avuto.
Mi trovo invece d’accordo con i molti che protestano per il modo in cui muore Finnik. Sotto silenzio. Ho dovuto rileggere quella frase perché quasi non me n’ero accorta; pensavo si trattasse soltanto di uno dei tanti che moriva lungo il percorso. E Katniss non fa manco nulla per salvarlo, lo grazia soltanto con una morte rapida con l’esplosione dell’Olo!!
Personaggio che invece nel finale non ho ben capito è Haymitch: in tutta la trilogia cerca di aiutare i suoi sue tributi, seppur con i suoi modo contorti e discutibili e nonostante tutti i suoi problemi, ma alla fine, quando Katniss sembra essersi definitivamente persa, cosa fa?Assolutamente nulla!
Ci sarebbero centomila altre cose da dire ma mi rendo conto che chi legge non vuole sorbirsi i miei sproloqui, quindi…mi censuro sperando di aver dato almeno una vaga idea del valore del libro.
Indicazioni utili
un finale poco incisivo
Ho terminato il capitolo conclusivo degli " Hunger Games".
Una strana sensazione, di malinconia, si è impossessata di me quando ho chiuso l'ultima pagina del libro, indice di quanto questa saga sia riuscita nel suo insieme a conquistarmi.
Mi sono ormai abituato alle figure di Katniss, Peeta, Gale, e quanti altri hanno avuto la sfortuna di vivere nelle brutali lande di Panem. Provo un certo dispiacere nel non avere più nulla da leggere su di loro.
Non voglio soffermarmi molto sulla trama di quest'ultimo volume, incentrato interamente sulla sanguinosa rivolta che Katniss ha involontariamente acceso e che travolgerà le vite di molti e della nazione stessa, quanto concentrarmi sulle impressioni che mi ha suscitato.
Impressioni decisamente contrastanti.
I primi due volumi della saga sono scorsi via come un fiume, rapidi e fitti di colpa di scena, colmi di adrenalina e originalità.
In questo caso invece la lettura è scorsa molto più a rilento, vittima di una trama ben più scialba e scolorita di quelle passate e di uno stile di scrittura spesso piatto, incapace di scavare e addentrarsi nella mente dei personaggi, e nei loro più intimi contrasti, se non in una maniera superficiale e limitata.
Tal'ultimo difetto lo avevo riscontrato anche nei precedenti volumi, ma lì la forza magnetica suscitata dall'intreccio era tale che ci si poteva passare sopra senza porsi troppo domande.
Ne " Il canto della rivolta" invece la solidità dell'impianto narrativo vacilla e, a tratti, collassa del tutto, gravato soprattutto dal peso di una protagonista che perde la propria freschezza e finisce con l'essere per ben 450 pagine un semplice burattino nelle mani di altri.
Katniss parla, si muove e, troppo spesso, si relaziona agli eventi sulla base di quanto altri le hanno detto o consigliato di fare. Persino quando sembra che sia lei a tenere il gioco la Collins ha subito l'accortezza di farla finire in un letto di ospedale .
La più grave mancanza che ho trovato è proprio questa: Katniss, che è comunque un personaggio gradevole , nell'arco dei tre volumi non subisce alcuna trasformazione, non matura e non cresce, né impara dai propri errori. Continua fino all'ultimo ad essere vittima degli eventi. Anzi, forse subisce persino un'involuzione, dati i continui k.o. e svenimenti cui sembra essere soggetta.
La stessa superficialità ho avuto modo di riscontrarla nello sciogliere alcuni dei nodi sui cui i precedenti libri si erano retti: la rivalità tra Gale e Peeta, la figura ambigua ed enigmatica del Presidente Snow.
Temi interessanti, ricchi di potenzialità narrative ma che vengono liquidati con poche parole, vedasi Gale e Peeta nelle pagine conclusive, e , nel caso di Snow, senza grandi approfondimenti della sua persona o della sua storia.
Mi basta far volare il pensiero ad un certo Lord Voldemort per capire quanto una saga consenta di sviluppare antagonisti magistrali, nella propria caratterizzazione psicologica, e per capire quanto di più la Collins avrebbe potuto fare.
Devo poi dire che l'azione, anche se non ai livelli precedenti, non manca nemmeno in questo capitolo e che i colpi di scena, sempre astutamente elaborati, continuano ad essere presenti e ad invogliare nel proseguire la lettura.
Il capitolo conclusivo è di certo il meno brillante dei tre ma non per questo da gettare nel dimenticatoio, una conclusione degna seppur non eccelsa ad una saga che è davvero in grado di intrattenere.
Non posso dunque che consigliare di leggerla , anche solo per la mera funzione di intrattenimento ed evasione che è in grado di esercitare.
Indicazioni utili
Hungry C.u.b.
Cenere. Polvere grigia di uomini, animali, piante, oggetti. Cenere e' tutto cio' che resta del Distretto Dodici, uno spesso strato di polvere che avvolge lo stivale di Katniss.
I pochi superstiti hanno trovato una via di fuga, la citta' sotterranea ha accolto i profughi, cibo insapore, clima claustrofobico, un programma giornaliero da seguire con attenzione.
Lo spettacolo continua, la rivoluzione si combatte via terra ma anche via etere, la propaganda sovversiva conta su attori, scenografie, registi.
Resta l'ultima grande arena da affrontare : Capitol City resiste ancora. Il simbolo e' spinto dall'ennesima missione, dal disperato anelito di vendetta immaginando l'ultima freccia che trapassa la rosa bianca, quella posata sul petto del presidente Snow.
Se il primo volume si avvale dell'effetto sorpresa del gioco alla morte nell'arena ed il secondo inneggia alla rivoluzione offrendoci uno spaccato piu' maturo dei personaggi, il terzo libro occupa un sipario allestito su scene di guerriglia collettiva vera e propria. Sebbene fra i tre volumi sia forse quello che mi e' piaciuto meno, anche qui il ritmo e' altissimo e i colpi di scena azzannano.
Millecentosessantottopagine dopo scivolate via come una copia di Topolino: tempo di bilanci.
Se cercate un romanzo dalo stile ricercato, di quelli il cui contenuto e' irrilevante tanto si e' assorbiti dalla penna, lasciate stare Hunger Games. La scrittura e' fluida e d'effetto, ma non sarebbe sufficiente da sola.
Se cercate uno spunto mirato alla riflessione, la letteratura pullula di scritti dispotici, puntate altrove, non su Hunger Games. Sebbene io sfidi chiunque a non trovare, volendo, una quantita' inenarrabile di argomentazioni su cui femarsi a pensare.
Se cercate intrattenimento, fiction, una saga da addentare in maniera selvaggia, a bocca piena mentre brandelli di cibo vi colano ai lati della bocca avida di macinare pagine su pagine... Aprite l'ombrellone, posate le armi.
E che comincino gli Hunger Games, buona lettura.
Indicazioni utili
delusione delusione delusione!
SICURAMENTE CONTIENE QUALCHE SPOILER!
E' stata una lettura difficile, asfissiante, infinita e per nulla scorrevole.
Il canto della rivolta (basta osservare la copertina) non è altro che la ghiandaia che prende il volo, si libra libera e porta con se pace e speranza per tutti.
O almeno questo è quello che uno si aspetta.
Tutto è incentrato (ANCORA????????) sulle paranoie della povera piccola Katniss che invece di scendere in campo a lottare viene imbellettata e usata come modella che deve parlare della rivolta.
PARLARE NON COMBATTERE.
Ebbene si perché questa ragazza dovrebbe scendere in campo e con la forza d'animo con cui è riuscita ad uscire da due Hunger Games, dovrebbe lottare contro Snow e la Coin.
Invece? Sviene, cammina avanti e indietro, si fa le pippe mentali (tantissime e anzi troppe!!!) sviene, cammina e si fa le pippe mentali all'inifito.
Questo per arrivare alla fine in cui la sorella Primrose muore. MUOREEEEEE!!!!
Cioè: MUORE!!!!!!
Tutti questi tre libri per salvare sua sorella e poi che succede? Muore grazie ad una trappola escogitata da Gale!
SUZANNE COLLINS MA CHE DIAVOLO PENSAVI DI FARE? NON SEI MICA MARTIN!
Muore Prim e Katniss va via di testa, diventa un'ameba incapace di provare sentimenti e di reagire tanto che...... E QUI ARRIVA IL BELLO: decide di sposare Peeta ma non perché ne è innamorata.
NO!
Decide di sposarlo perché lui è l'unico a rimettere insieme i pezzi.
Suzanne sei seria?
Si conclude il libro con lei che guarda i suoi due figli. Gli innominati. Non hanno nome, nelle sue parole non c'è amore, nel finale non esiste il lieto fine ma solo l'idea che quando i tuoi cari moriranno non ci sarà speranza per chi sopravvive.
FINE SPOILER
Per chi vuole cominciare a leggere questa saga potete trattenervi dal leggere il secondo ed il terzo perché nel corso della storia il carisma della Collins si esaurisce e neanche per colpa sua.
Ma delle case editrici.
Ebbene si. Sapevate che questa saga in principio era composta da un solo tomo? E la bellezza di tre editori le hanno suggerito di sfornare gli altri due convinti del successo.
WTF!
Secondo me il primo merita alla grande di essere letto perché tiene sulle spine dall'inizio alla fine mentre per gli altri due....Beh, sapete come la penso: NON SONO INDISPENSABILI!
Perdono di scorrevolezza ed i protagonisti diventano delle marionette di altri più grandi e invece di ribellarsi si fanno soggiogare! MA DAIII!!!!
Katnis, non sei degna di essere una ghiandaia!
Buona lettura.
Indicazioni utili
un libro claustrofobico
Con questo terzo appuntamento della saga di Hunger games, si chiude il ciclo delle avventure di Katniss Everdeen. Dopo esserci lasciati con la notizia che il distretto 12 è stato distrutto da ripetuti bombardamenti da parte di Capitol city, Katniss si risveglia nel distretto 13, un tempo anch'esso distrutto dalle forze di Capitol city, risorto sotto la superficie è il baluardo dei ribelli che stanno organizzando la rivolta. E' qui che è ambientata la prima parte del libro, dove viene descritta la vita nel distretto 13 dei ribelli. Con Katniss ci sono Prim, Gale, sua Madre, Haymitch... ma non Peeta, che non è stato salvato dall'arena, ma è tenuto prigioniero dalle forze governative.
Così si svolge tutta l'intera parte del libro, in un distretto chiuso, Katniss sarà costretta girare molti (Troppi) scatch pubblicitari da mandare in onda contro capitol city per fomentare la rivolta, e a combattere contro una serie di Crisi interiori davvero pesanti che la gettano sull'orlo della pazzia.
Decide di arruolarsi come soldato, [SPOILER] e guiderà un attacco direttamente sul territorio di Capitol city perdendo molti dei suoi compagni... la sete di vendetta verso il presidente Snow aumenta sempre di più, così come i suoi conflitti interiori che la porteranno a cercare di togliersi più volte la vita.
Quello che mi è apparso durante la lettura di questo romanzo è stato un forte senso di claustrofobia. Forse perché gran parte del libro è ambientata sottoterra, non ci sono i bei stagni, i bei boschi verdi dove cacciare in pace, ma tutto si limita ad una città sotterranea, posta a centinaia di metri da suolo. In più la situazione psicologica di Katniss non aiuta affatto. Perderà la maggior parte delle persone che ama, provocando in lei apatia, Frustrazione e voglia di morire, cose che si ripercuotono e vanno ad incrementare la già forte atmosfera cupa, priva di ogni forma di felicità.... pesante.
[SPOILER] Discutibili sono poi alcune scelte per quanto riguarda il corso della trama (morte della sorella (che sinceramente dopo tutto questo casino avrei preferito farla sopravvivere), la morte di la Coin, l'abbandono di Gale... ) trama troppo accelerata nel finale, alla fine si ha la sensazione che manchino dei pezzi, Confusionaria poco scandita (tant'è che ho fatto fatica a capire della morte di Prim, quando ad un tratto si parla del mare, della spuma, delle fiamme, per poi svegliarsi ustionata all'ospedale).
Finale: un po troppo semplice a mio parere, però adatto. ci voleva un lieto fine, almeno un poco, dopo tanta sofferenza che la povera Katniss (e il lettore) ha dovuto subire.
Capitol City è caduta, il distretto 12 risorgerà dalle proprie ceneri, ma una cosa è certa, Gli Hunger games non esisteranno mai più.
Indicazioni utili
FINALE DELUDENTE...
ATTENZIONE:SPOILER.
Ed ecco terminare la trilogia degli Hunger Games, onestamente lasciandomi con tante domande senza risposta (per esempio perchè Katniss uccide Coin invece di Snow? Va bene l'odio, la paura, la diffidenza, ma anche Snow non era un santo....), e un pò di delusioni e amaro in bocca per quanto riguarda il finale. Mi aspettavo molto di più da questo terzo libro, invece ho trovato (ma come molti del resto, ho potuto capire) che la scrittrice, oltre che cambiare il modo di scrivere (molto più cruda e sanguinaria rispetto ai primi due...ma questo ci sta!), ha tralasciato molti aspetti sentimentali (è morta la sorella di Prim e quindi? Viene allontanata dalla madre...e chi se ne frega?....) Basti dire che mi sono commossa di più nel leggere i ringraziamenti alla fine del libro. Molte parti sembrano essere alla rinfusa, ho fatto fatica a seguire sia i tempi, sia i luoghi, tutto scritto in modo frettoloso a mio avviso. Per non parlare della ricomparsa di Effie...poco descritta...Arriva e scompare....L'allontanamento di Gale che ...bhe come dire....sembra quasi che, per la scrittrice, non importasse più nulla, come se non avesse avuto un ruolo importante nella storia. Per la serie disfiamocene così e facciamola andare con Peeta....Un libro, insomma, al quale sono sicuramente legata molto meno rispetto agli altri due. ma non per questo non sono curiosa di vedere la realizzazione del film che (da quel che ho potuto sentire) sarà diviso in due parti.
Indicazioni utili
SE NOI BRUCIAMO, VOI BRUCIATE CON NOI
La trilogia di Hunger Games giunge al suo termine: stavolta Katniss dovrà affrontare Capitol City, mentre è preda delle sue emozioni per Peeta e per Gale. In questo libro la protagonista giunge al culmine della sua crescita, diventando un personaggio indipendente, persuasivo e anche provocatorio, grazie al quale viene temuta appunto perché considerata come una scintilla, che se non viene controllata può fare scoppiare una rivolta. Comunque Katniss non perde mai la sua umanità, diverse volte dimostrerà anche dissenso ai suoi superiori per le loro azioni e per i loro modi di agire.
Incredibilmente coinvolgente già dalle prime pagine, il libro offre una storia epica che non verrà dimenticata facilmente e che rimarrà impressa in quasi tutti i lettori, che siano ragazzi o adulti.
L'unica pecca di questo libro è che diventa un tantino confusionario e frettoloso nei capitoli prima dell'epilogo, anche se è un difetto comunque trascurabile; per il resto, il libro si legge scorrevolmente fino al suo finale eccezionale.
Indicazioni utili
IL GRAN FINALE
Finire di leggere una saga che ha appassionato è sempre un piccolo dispiacere. Lascia quel senso di smarrimento per cui viene da chiedersi: E adesso? Questo è l'effetto che mi ha fatto questo libro di chiusura degli Hunger Games, un testo diverso dai due che lo hanno preceduto.
Al contrario di altri lettori, ho apprezzato la maggiore umanità della protagonista, che una volta spogliati i panni dell'eroina, si mostra per quello che in realtà è, una ragazzina ferita, provata e smarrita di fronte ad eventi che le sono sfuggiti dalle mani. Il ritmo del racconto ondeggia tra momenti più riflessivi, quasi statici, e accelerazioni improvvise, che sul finale ci catapultano vorticosamente nell'orrore della guerra che sta insaguinando Panem. In questo contesto spicca come sempre la figura malinconica di Peeta, il ragazzo debole, sfortunato, sempre alla mercè della benevolenza della protagonista, che però è, a mio avviso, l'unico vero vincitore degli Hunger Games. Mentre Katniss lotta per sopravvivere, alternando momenti di ferocia a frivolezze tese ad ingraziarsi il favore del pubblico, Peeta capisce che l'unico modo per sopravvivere ai Giochi è non perdere se stessi. Anche Katniss alla fine arriva a capirlo, ma con maggiore difficoltà e tra tante cadute ed errori.
Quello che semmai ho trovato frettoloso è stato lo scioglimento dell'azione e mi è sembrato che l'autrice abbia solvolato troppo sulla situazione di Panem nel post-guerra, visto che in fondo tutta la saga verte sul tema dell'indipendenza e della libertà rispetto ad un regime totalitario.
Bellissimo invece l'ultimo capitolo prima dell'epilogo, dove la protagonista porta a termine la sua maturazione riuscendo finalmente a cogliere il vero significato della storia:e cioè che per vivere non basta il fuoco dell'odio che brucia, ma è necessario l'amore che si rigenera nonostante tutto.