Hunger games
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C'è in gioco solo la tua vita o molto di più?
Ho iniziato a leggere questa trilogia dopo aver visto il primo film e vorrei averla scoperta prima inquanto come spesso capita il libro da molto di più di qualsiasi trasposizione cinematografica.
La storia presenta come protagonista una semplice ragazza di uno dei 13 distretti del mondo,katnis Everdeen scelta come rappresentante femminile del suo distretto nella annuale scelta dei cosiddetti '' tributi'' vittime sacrificali per ricordare l'asservimento dei distretti alla capitale dopo la sconfitta dei distretti nella grande guerra.
la storia narra appunto i cosiddetti Giochi che ogni anno vedono due rappresentanti per ogni distretto fronteggiarsi in dure e pericolose prove di sopravvivenza al termine delle quali sopravvivrà solo 1 fortunato vincitore che sarà per tutta la vita ricoperto dagli agi e dalle ricchezze che spettano al vincitore.
La saga rappresenta una grande allegoria della società moderna dove una casta di pochi eletti rappresenta il governo e il totale controllo sulla massa dei cittadini e dove se nasci in un distretto povero hai poche o nulle possibilità di cambiare la tua qualità di vita in meglio.
La scrittura del libro a me è risultata sempre avvincente e scorrevole i personaggi ti entrano nel cuore grazie alla forte parte emotiva sia delle descrizioni che delle vicende in se
Vi è poi il tema dell'amore con la storia tra i due protagonisti e il tema dei media dove devi sempre apparire e sembrare '' APPETIBILE'' ma dove non puoi essere mai te stesso o non emergerai mai.
Dei tre libi per me il più appassionante è il secondo in quanto siamo nel vivo dell'azione e inquanto la scrittrice sfoggia i colpi di scena piu' eccitanti
Questa saga rimane per me tra le saghe fantasy più coinvolgenti e che ho letto con più piacere e la consiglio a tutti gli appassionati del genere.
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Ne rimanga soltanto uno
Navigando senza particolare destinazione su youtube ho notato un video su Hunger Games, che mi ha fatto tornare alla mente diversi ricordi riguardanti questa trilogia. Non scrivo recensioni di libri necessariamente nuovi, ma di quelli che in qualche modo, sotto un qualsiasi punto di vista, mi hanno segnato o mi hanno lasciato qualcosa.
Per qualche ragione ignota persino a me stesso ho forse apprezzato maggiormente la versione cinematografica di questa storia, cosa piuttosto rara, ma le risposte che mi sono dato sono piuttosto ragionevoli e assolutamente e completamente soggettive.
Non apprezzo particolarmente i racconti in prima persona, è una mia totale limitazione, ma a volte non riescono a trasmettermi tutto quello che vorrebbero (ed è paradossale, come la nascita della letteratura inglese moderna insegna, i primi capolavori erano scritti proprio in prima persona per potenziare l'effetto "vicende realmente vissute", vedi "Robinson Crusoe" e "Moll Flanders"), sarà perchè il sapere di trovarmi davanti ad un puro evento immaginario, per quanto realistico come quello qui descritto, per forza di cose mi allontana dall'effetto prima persona -anche se riconosco eccezioni, vedi sopra o Bukowski. Al di là dei gusti personali, Hunger Games non ha certo lo stile di qualcosa che aspira ad essere un capolavoro della letteratura mondiale, e nonostante non si raggiunga mai un linguaggio veramente aulico, non si scade neppure nella banalità, sebbene alcune pagine siano forse più piatte di quanto si sperasse.
Detto questo, ho vissuto comunque molto piacevolmente questa lettura, soprattutto per un motivo, ho potuto ritrovare pienamente uno di quegli aspetti che alcuni considererebbero scandalosi dell'animo umano, ma che a me solleticano un qualche oscuro lato perverso della mia mentalità: il concetto stesso di Hunger Games, il concetto stesso di sfida, e di "ne rimarrà soltanto uno". Non si tratta nè di approvare la legge della giungla (la sopravvivenza del più forte), nè di apprezzare il sistema dei reality show di eliminare passo passo i concorrenti, ma di trovare estremamente interessante il raggruppare insieme tante menti diverse, ognuna con lo stesso obiettivo ma differenti possibilità e mezzi con cui raggiungerlo.
Leggere Hunger Games diventa quasi uno studio scientifico sulle diverse psicologie e personalità , prima però di trasformarsi in un trattato storico: diversi distretti convivono sotto un unico centro, uno dei luoghi più ricchi di ipocrisia di cui abbia potuto mai leggere, alcuni più dignitosamente, altri al limite della povertà, costretti alla fame e alle sofferenze. Ma nessuno può fuggire al sistema degli Hunger Games, uno dei giochi più sadici creati dalla mente umana (sebbene l'idea non sia nuova nel panorama letterario come in quello televisivo/cinematografico, una sorta di Battle Royale neppure troppo rivisitata). Come il Colosseo romano, arena costruita per il piacere del pubblico in cui uomini e animali si scontravano all'ultimo sangue, gli Hunger Games propongono delle arene, 24 partecipanti, ed un solo vincitore. Stando alle regole, amicizie, amori e il semplice rispetto della vita non reggeranno di fronte allo spettacolo e alla sopravvivenza. A questo punto, psicologia e storia politica lasceranno il posto al puro gusto di narrare e intrattenere.
"Hunger Games" è più profondo di quanto appaia a prima vista, tratta di ribellioni, alleanze, amori (forse questi ultimi trattati un po' banalmente), amicizie, inganni.
Alcuni personaggi sono eccellentemente descritti, e l'autrice ne fornisce da subito un ritratto pulito ed ordinato, per quanto siano anche complessi e sia piuttosto difficile dar vita a personalità del genere, primi fra tutti Haymitch e Caesar, i più folli e contemporaneamente lucidi di tutti (binomio complesso e meraviglioso), altri invece spesso si perdono in un bicchier d'acqua, passando dall'essere personaggi memorabili a silhouette di personalità già abbondantemente descritte in centinaia di altri romanzi, e purtroppo, forse pecca principale della trilogia, il caso più eclatante di questo traballamento è proprio Katniss, la protagonista.
Il vedere assurde tecniche di sopravvivenza e scontri all'ultimo sangue (un po' stile manga giapponese) fa ben volentieri chiudere un occhio su questi problemi.
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Eccoci agli Hunger Games
Inizio questa recensione del libro Hunger Games di Suzanne Collins dicendo che crea una grande dipendenza. Durante la lettura dell'intera serie non riuscivo a staccarmi dai libri, e in circa una settimana ho finito l'intera trilogia.
Dopo aver detto ciò, ci tengo a precisare che in realtà sono rimasto leggermente deluso da questo titolo. Forse mi aspettavo decisamente troppo da ciò che mi sentivo raccontare dalle altre persone che lo avevano già letto in precedenza. Innanzitutto l'idea a mio avviso è buona e la storia è sviluppata discretamente bene, anche se certe volte è troppo veloce il passaggio e lo svolgimento di determinate situazioni. Capirete bene che per una persona come me, che principalmente preferisce descrizioni più prolisse e dettagliate, non è proprio ottimale come cosa.
Alla conclusione di questa lettura, la mia principale sensazione è stata quella di mancanza, ma mancanza di un qualcosa per far salire nettamente il livello di questa lettura, non so neanche spiegare esattamente ciò e spero di essere stato lo stesso chiaro.
Non mi metto a raccontare cosa succede nel libro, che molto probabilmente la maggior parte della gente conosce già, senza averlo letto, a causa del film.
Mi vorrei soffermare solamente su un'ultima cosa, ovvero al fatto che ho trovato veramente bello questo libro. In fin dei conti è una lettura veramente piacevole, ma purtroppo a tutt'altro livello per esempio di 1984 scritto da Orwell. Purtroppo dopo aver letto romanzi come 1984 e La fattoria degli animali per esempio, sempre rimanendo sui lavori di Orwell, non posso considerare questo titolo ad un livello troppo alto perchè effettivamente ci sono altri titoli, che almeno a mio avviso, sono nettamente superiori.
In conclusione vi consiglio ovviamente la lettura di questo libro, però non createvi troppe aspettative. Se invece cercate una lettura leggera, andare pure a colpo sicuro perchè è tra i titoli che seriamente mi tenevano incollato alle loro pagine notte e giorno.
Buona lettura.
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Hunger Games
Quando una mia amica mi ha apostrofato dicendomi “l’ho letto io che al massimo leggo 5 libri all’anno e non lo hai letto tu?” ho capito che era ora di leggere Hunger Games
Perché ho aspettato tanto? Non so, probabilmente ero più curiosa di leggere libri dei quali non sapevo nulla piuttosto che questo del quale avevo già avuto diverse notizie nonché visto trailer e scene tratte dal film. Eppure ero certa che mi sarebbe piaciuto, ed infatti è stato proprio così.
Quando leggo libri che hanno come protagonista un personaggio come Katniss, so che questo è già una garanzia per un buon libro.
Katniss è forte, coraggiosa e sa cavarsela da sola in ogni situazione, in fondo è proprio lei che ha sfamato la madre e la sorellina più piccola da quando è morto il padre in un esplosione nelle miniere di carbone.
Vive in un distretto, il 12, dove è obbligata a sopravvivere ogni giorno, così, quando la sorellina viene estratta per partecipare come tributo agli Hunger Games non esita un attimo e si offre come tributo al suo posto.
Ed ha inizio un gioco, un gioco crudele e spietato, uno contro tutti, ed anche lì vince chi sopravvive. Un esito incerto fino alla fine.
Lo stile è scorrevole e lineare. Il mondo creato dalla scrittrice è semplice, senza troppe innovazioni, giusto quelle tecnologiche che non hanno praticamente limiti, niente strane parole o nuovi slang da sapere. Un mondo distopico “pulito”, ma che, proprio per questo ho adorato.
In fondo bastano anche pochi elementi ma buoni per creare un ottimo libro!
Un romanzo adrenalinico, pieno di suspense con un esito incerto e un seguito che di certo non mi perderò!
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"Here' s some advice. Stay alive"
Il testo contiene alcune piccole anticipazioni.
Premetto che la mia vuole essere una recensione complessiva dei tre libri della Collins.
Devo dire che la storia è molto bella e appassionante, lo stile è leggero e la lettura è fluida e tutto ciò rende i libri molto piacevoli.Ho visto sempre prima il film e poi il libro correlato a parte ovviamente la seconda parte del terzo che non è ancora uscito al cinema. questo ha comportato un ovvio confronto tra films e libri. nel caso del primo libro devo dire che l'ho trovato molto carino ma ho preferito di più come gli sceneggiatori si sono focalizzati su alcuni elementi piuttosto che su altri, eliminando alcune scene su cui non ho trovato necessario soffermarsi così tanto. l'esempio che mi viene in mente è quello della caverna che sicuramente è un elemento importante ma su cui la nostra scrittrice si focalizza per diversi capitoli. il secondo libro invece ha superato di gran lunga le mie aspettative ed è stato molto, molto meglio del film il quale comunque è stato bello quanto il primo. Il secondo libro,ricco di particolari secondo me importanti trascurati dal film, incrementa il legame che si crea verso i vari personaggi e in alcuni casi ironizza e diverte. Il tema fondamentale dunque (gli hunger games e la lotta per la sopravvivenza) viene accompagnato anche da momenti di allegria e fa emergere anche i legami di amicizia che si formano tra i vari personaggi. fantastiche in particolare le battute che si scambia Katniss con Finnick e Haymich. Altro momento molto bello, non citato nemmeno nel film, è la visione, da parte dei due protagonisti, degli hunger games del loro mentore e delle caratteristiche delle varie edizioni della memoria. Meno apprezzato invece è stato il terzo libro e, per ovvi motivi, di conseguenza, anche il film. L'idea della rivolta, punto focale di tutti e tre i libri era necessaria e apprezzata...ma non mi è piaciuto il cambiamento radicale che è avvenuto nei personaggi e le stesse vicende non mi hanno entusiasmato. Se la ragazza forte e combattiva ma allo stesso tempo fragile ed emotiva qual'è Katniss , la ragazza che è stata vicina alla povera Rue fino alla fine e che continua a combattere con il dolore della sua morte nonostante sia stata una amica e alleata per così poco tempo, si ritrova a lasciar morire in quel modo Finnick senza troppo peso sulla coscienza o ad ignorare Peeta e tutto ciò che ha dovuto sopportare, vuol dire che la vecchia ragazza che ci ha conquistati con la sua spontaneità ed impulsività è andata perduta. è questo che mi ha lasciata molto...turbata: l'improvvisa insensibilità e mancanza di sentimenti veri che è presente nel terzo libro. è come se si fosse creata una barriera tra me lettrice e katniss protagonista, barriera che non mi permette di vivere le sensazioni ed emozioni della ragazza, cosa che invece riuscivo a fare nei primi due libri.
Altro aspetto su cui discuterei è quello della mancanza totale degli hunger games o di qualunque cosa possa somigliargli. In effetti la partecipazione di katniss all'attacco a Capitol City, nonostante possa somigliare per alcune lievi caratteristiche ai Giochi, non rispecchia la loro atmosfera
In sostanza la storia è molto bella...mi dispiace parecchio però per l'ultimo libro e dunque per il finale.
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Fame e povertà all'ordine del giorno
Prima di leggere questo libro avevo già visto i primi due film, perciò praticamente sapevo già tutto quel che succedeva per cui non c’è potuto essere alcun colpo di scena. Nonostante questo, il libro mi è piaciuto molto: non riuscivo a staccarmi dalle pagine!
Guardare i lungometraggi è bello ma leggere i libri è tutta un’altra cosa. Il volume mi ha fatto capire temi e sottintesi che il film lasciava solo intuire; per di più il fatto che sia narrato in prima persona da Katniss mi ha permesso di entrare nella sua mente, comprendere il modo in cui pensa, il perché dietro ogni azione. Credo che la Collins sia stata molto coraggiosa: ha tentato la sorte con una protagonista dal carattere forte e deciso, profondamente materialista a causa di una disagiata condizione di vita, quasi cinica. C’era la possibilità concreta che a molti lettori risultasse antipatica, ma ciò non è accaduto e alla fine è stata premiata. Tra i numerosi temi presentati dalla scrittrice uno di quelli che mi ha più colpito è stato quello del reality: come il pubblico impazzisse, come ogni tributo creasse una “persona” da presentare, come si comporta la stessa protagonista che cerca di non lasciar trapelare MAI le proprie emozioni.
Questo non significa che il libro sia privo di difetti: a volte sorvola su aspetti che invece ritengo importanti e le descrizioni di ambienti e paesaggi sono ridotte quasi a zero.
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Un monocromatico caos
Una piatta confusione. Questa è la prima impressione che ho provato nei confronti di questo libro, e la stessa perturbante sensazione mi ha accompagnato fino all'ultima pagina.
Sono innamorata del genere distopico fin da quando il professore d'inglese al liceo mi mise in mano "1984". Ho deciso di acquistare questo testo sulla vaga scia di quella passione e sono rimasta molto delusa da come si è andato sciupando il genere stesso. Diciamolo chiaro e tondo: questo non è un "romanzo" distopico, non è un fantasy e non è nemmeno un rosa... È un pastiche di non so cosa a forma di libro: prima si inizia con la distopia nel Giacimento, poi si inserisce la fantascienza con Capitol City e infine si terminano gli Hunger Games con la ragazzina confusa dalle proprie emozioni…
Pur non avendola compresa fino in fondo, non nego che l'idea di base del libro non sia interessante (anche se copiata da "Battle Royale" a quanto gira sul social reading), ma l'impressione che ho avuto alla fine è stata quella di una gran confusione di elementi che non ha portato a nulla di concreto.
Stilisticamente è scritto male. Certamente è scorrevole, si legge tranquillamente in mezza giornata o giù di lì, ma il vocabolario usato è minimo e i dialoghi sono molto brevi, essenziali e privi di qualsivoglia spessore. Pur non amando il narratore di prima persona, in questo libro è decisamente essenziale questo punto di vista, specialmente quando ci si trova all'interno dell'arena.
I personaggi hanno un retrogusto acerbo, sono un po' scontati, stereotipati anche se in penombra si scorge del potenziale per evolvere e formulare una personalità propria. In particolare mi riferisco alla protagonista: questa Katniss ha decisamente bisogno di sviluppare uno stato di coscienza maggiore perché da lei dipende quasi totalmente l'intero romanzo. Eccelle nel suo compito di regista nel riportare gli eventi ma decade totalmente come “persona pensante” quando nella vicenda, questi eventi dovrebbero essere sottolineati da un commento deciso o da affiancati da un pensiero. Voglio dire... Diamine ragazza! Vivi in una società di persone che trovano ludico il sacrificio umano! Fammi un commento di più di una riga contro questo sistema! Formula un pensiero con uno spessore maggiore di quello di un foglio di carta!
Poi per quanto riguarda la lettura dei temi posso ben affermare che sono esattamente allo stesso livello dei personaggi: ci sono ma sono ancora ad un livello embrionale, stanno aspettando di vedere pienamente la luce. Se dovete leggervi un libro sul senso di colpa e sulla flebile linea di confine tra carnefice e vittima, leggete la "La lettera scarlatta; se volete un libro che vi parli di come funziona una società totalitaria che ti fa credere che un'oltraggio sia la regola, sia del tutto accettabile, prendete in mano il vecchio caro "1984"... Perché cara Suzanne Collins, questo è in fondo un libro per ragazzi, non tutti hanno la maturità giusta per leggere oltre la storia che hai costruito. È quasi inutile tentare di mettere in sordina determinate tematiche: o le si affrontano in pieno o si scrive una bella sceneggiatura per la gioia del botteghino... Cosa che del resto questo libro ha suscitato. Quindi in definitiva, personalmente parlando, questo non è nemmeno un romanzo, è un testo che va ad aumentare l’odierno e crescente numero di sceneggiature per film tipicamente americani.
Ora grazie a tutto il mercato che si è creato dietro e a questi temi che ci sono anche nella loro assenza, non so se valga la pena dare una seconda chance e comprare il secondo libro, nella vaga e vana speranza che acquisti quel qualcosina che manca, oppure mandare tutto in malora e dedicarsi a qualcosa di maggior valore.
Indicazioni utili
- sì
- no
- 1984, G. Orwell
- La Fattoria degli Animali, G. Orwell
- Il Signore delle Mosche, W. Golding
- Il Mondo Nuovo, A. Huxley
- We, Y. Zamyatin
Fame di Hunger Games
Attenzione questo libro da dipendenza.
Dovevano scrivere questa nota da qualche parte, perché se una ignara e scettica come me poi ci si imbatte e ne resta invischiata, beh...ha diritto di sapere cosa rischia!
Penso che Suzanne Collins sia partita da un'idea atroce (nel senso di crudele) suggeritale da Battle Royale (romanzo giapponese in cui degli studenti vengono portati su un'isola e costretti ad uccidersi finché non ne sopravviverà solo uno), ma ha saputo svolgerla ed evolverla in maniera più completa e avvincente (tralasciando lo splatter asiatico gratuito ). L'ha fatto aggiungendo un ingrediente dei giorni nostri: l'insano voyeurismo dei reality show portato all'eccesso fino ad assumere il ruolo di strumento di democrazia.
Se vuoi salvaguardare la pace di Panem, devi accettare che ogni anno 23 ragazzini si massacrino in un'arena.
Se vuoi che far accettare che ogni anno 23 ragazzini si massacrino in un'arena, fallo sembrare necessario ma soprattutto rendilo così sfavillante e attraente che la gente non solo lo accetterà ma lo adorerà.
E se finisci nell'arena chiediti qual'è il tuo obiettivo e cosa sei disposto a fare. Vuoi vincere e restare vivo a qualsiasi costo come i tributi dei distretti 1 e 2? O vuoi vincere, restare vivo e non rinunciare ad un briciolo di umanità come Katniss Everdeen? O vuoi rimanere te stesso senza diventare strumento di nessuno come Petah?
Il libro di Suzanne Collins lo trovo al di sopra del film, perché è narrato dalla stessa protagonista. Una Katniss Everdeen a 360° che deve scendere a compromessi e cercare di ricordare il suo obiettivo. Si entra nella sua testa e si scopre un'eroina dai lati bui e molto umani.
Ho anche apprezzato il fatto che la Collins non ci abbia buttato dentro una storia d'amore trita e ritrita, ma abbia anzi creato un filo di disperazione che lega Katniss a Peeta e che oscilla fino alla fine della trilogia.
Lo stile è davvero piacevole: frasi ben costruite, dialoghi mai deboli, voce narrante ben definita, descrizioni funzionali alla trama senza lungaggini.
L'hanno definito uno Young Adult Novel, ma pur essendo molto più "adult" che "young" me lo sono divorato in tre giorni. Gli Hunger Games (letteralmente "giochi della fame") creano davvero un appetito straziante e non riuscivo a distogliere gli occhi dalle vicende del libro.
Ovviamente finito questo, non ho potuto fare a meno di leggere anche il secondo e il terzo tutto d'un fiato!
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a chi ha letto Battle Royale ma cerca qualcosa con più spessore e meno splatter
Avvincente.
Avvincente.
C'è poco altro da aggiungere.
"Hunger Games" brilla quanto a capacità di intrattenimento, instillando un vero e proprio desiderio di proseguire nella storia, di leggere e sfogliare le pagine, fino alla fine.
Sul dorso della mia edizione viene riportato un commento del maestro Stephen King, il quale avrebbe detto che "Hunger Games" dà assuefazione.
Di norma do poca fiducia e credito agli entusiastici elogi di quotidiani e scrittoti celebri che le case editrici sono solite inserire ovunque, per accrescere l'appeal dell'opera.
Questa volta non c'è verso di dargli torto.
Ho divorato il romanzo in meno di due giorni, non potendo fare a meno di avventurarmi in Panem, il futuristico Stato che ha preso il posto degli Stati Uniti, e in cui la disparità sociale fa da padrone.
Non ho potuto trattenermi dal volere conoscere tutto degli Hunger Games, un aberrante reality show dove la violenza e la morte sono di casa e dove Katniss Everdeen, l'apparentemente ingenua protagonista del romanzo, darà filo da torcere ai suoi avversari.
La Collins ha dimostrato una notevole abilità nel creare un mondo distopico che , per quanto distante dai nostri canoni etici possa apparire, appare comunque credibile, godibile ed in grado di stuzzicare la curiosità del lettore.
I colpi di scena sono poi all'ordine di ciascun capitolo e diviene così impossibile non lasciarsi coinvolgere dalla spirale di avvenimenti che travolgono Katniss e i suoi avversari.
Qualche piccolissima critica la si può anche muovere, ma di fatto la lettura non ne risente.
Lo stile di scrittura è un poco affrettato e dà poco spazio ai dettagli, alle descrizioni e ad aspetti che , seppur marginali, avrebbero contribuito ad arricchire l'insieme. Non c'è quella potenza evocativa che è il tratto stilistico della Rowling ( citazione d'obbligo, l'assuefazione che HG produce è paragonabile a quella che molti hanno con Harry Potter) ma nel complesso la fluidità del racconto non viene meno.
Avrei gradito anche una descrizione psicologica più dettagliata e curata della protagonista, una qualche riflessione in più sulla brutalità del gioco cui è chiamata a partecipare e sulla difficoltà di uccidere, pur se si è costretti a farlo, per sopravvivere. Non credo siano aspetti marginali e sono riflessioni che leggendo mi sono iniziato a porre, ma non ho trovato riscontro nel testo.
Non che ci abbia fatto più di tanto caso però. Ero troppo impegnato a viverli gli Hunger Games.
Ora via con il secondo volume!
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Nell'arena
Avete forse dimenticato com 'era in principio?
Ricordate, ricordate Roma e i suoi giochi, il piu' grande intrattenimento dell'Impero.
Succedeva piu' di duemila anni fa nella nostra penisola, dove il gladiatori venivano condotti nel Colosseo verso sanguinose lotte all'ultimo sopravvissuto .
E il popolo sulle gradinate osservava, inorridiva, tifava, applaudiva, si divertiva...
Anno Domini non specificato in un' America post apocalittica, Panem e' guidata dall'opulenta Capitol City attorno cui gravitano dodici distretti di sudditi, costretti alla fame e al lavoro contro ogni possibilita' di sovversione. Ogni anno per soffocare l'idea di rivolta Panem e' costretta a offrire il suo tributo per i giochi piu' sanguinosi mai organizzati : gli Hunger Games. Ventiquattro giovani estratti a sorte nei dodici distretti si sfideranno a morte nell'arena .
E' tempo di mietitura, consapevoli agnelli sacrificabili si radunano a migliaia con gli occhi puntati sull'urna, il destino a due passi dall'essere rivelato : i piu' furbi, i piu' forti, i piu' fortunati, i piu' spietati . Strappati dalle loro vite per diventare assassini, per sopravvivere, per proteggere le loro famiglie, o semplicemente per arricchirsi incoronati unico vincitore dei Giochi della Fame.
Sale la febbre, i ricchi frivoli viziati non stanno piu' nella pelle, Capitol City si prepara ad assaporare un nuovo, incredibile, stupefacente spettacolo...
Scritto in maniera estremamente scorrevole, l'appiglio al fenomeno dei reality show e' ormai frequente in letteratura. Eppure il libro della Collins sorpassa l'inghippo del fenomeno ricorrente e si avvale di un ritmo serrato, di scenografie futuristiche artificiose e maliarde, di colpi di scena improvvisi per regalarci una fiction incredibile, a perdifiato fino all'ultimo colpo.
Il lettore che assiste agli Hunger Games e' forse riconducibile al popolo del Colosseo ?
Perche' io mi sono divertita un mondo davanti a quello schermo maledetto che intrappolava i concorrenti. No, no, questa e' solo finzione.
Con la coscienza pulita, sono libera di correre verso il secondo volume. Oh yes.
Buona lettura.