Harry Potter e i doni della morte
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La luce, infine
Ultimo capitolo della saga, la storia giunge ad una conclusione e il cerchio si chiude, nel modo più degno possibile. Con "I doni della morte" l'autrice riesce a trovare l'equilibrio perfetto, impresa che forse solo col "Prigioniero di Azkaban" era riuscita a compiere, ma questa volta era più importante. Per anni Harry Potter ha accompagnato milioni di persone, appassionando bambini e ragazzi alla lettura, e doveva essere concluso nel migliore dei modi, dando una coerente spiegazione a tutti gli eventi accaduti nei sei romanzi precedenti, e sciogliendo il più elegantemente possibile quel magnifico intreccio di storie, personaggi, luoghi. J.K. Rowling ci è riuscita.
Quella magia che nel primo capitolo si presentava come tenera e sorridente è definitavamente scomparsa, lasciando il posto ad un mondo tanto magico quanto reale: il buio ha preso il sopravvento, e ormai tutte quelle vicende di Hogwarts, i voti, i professori, gli amori "per scherzo" sono solo ricordi, e tutte le pagine trasudano oscurità. Tutto è incentrato sugli horcrux e sul viaggio dei tre amici, che, oltre alle loro forze, possono solo contare sui misteriosi aiuti lasciati da Silente.
Scorrendo le pagine, catturati dalla voglia di vivere e combattere la battaglia finale, è evidente un richiamo alla Seconda Guerra Mondiale, e ciò non fa che rendere più appassionante e "reale" il mondo con cui abbiamo a che fare: poveri perseguitati vengono uccisi ogni giorno, e molti sono costretti a fuggire, chissadove; si formano delle coalizioni nascoste, dei gruppi di sopravvissuti, che riescono a dimostrare che, nonostante tutto, una fievole luce potrà sempre resistere alla più profonda delle oscurità.
Non c'è un momento di noia, non ci sono pagine superflue, non ci sono dialoghi inutili, tutto è utile ai fini della storia. Ogni capitolo è curato, raffinato, e la Rowling mostra l'esperienza acquisita negli anni con uno stile adatto a tutti, uno stile che è cresciuto lentamente nello stesso modo in cui sono cresciuti i lettori. Anche Harry non è più quel ragazzino di undici anni, ma è un ragazzo maturo e cosciente di se stesso e del mondo che lo circonda, e come una volta poteva vedere un mondo più roseo ora lo vede solo com'è realmente.
Spesso Harry viene criticato come personaggio, ritenuto un protagonista meno accattivante di altri personaggi della stessa saga, come Piton, Sirius, Silente, o gli stessi Ron ed Hermione, e le sue scelte e azioni vengono definite insensate o sciocche: i gusti personali e le idee sono sacre, guai a limitarli, ma Harry raggiunge la sua completezza proprio con quest'ultimo capitolo, diventando un personaggio incredibilmente realistico, e forse proprio per questo non universalmente amato. E' un ragazzo di diciassette anni fiondato in un'avventura che neanche lui voleva vivere, circondato da amici come sconosciuti che si sacrificano per farlo proseguire nella sua strada; prende decisioni giuste come sbagliate (e che noia sarebbe ad avere un eroe perfetto in ogni momento); soffre più di chiunque altro, ma, alla fine, è in grado di mantenere, proprio grazie a quella fievole luce accennata prima, il senno e la bontà.
Un po' come un romanzo del periodo umanistico, anche qui tutti quei nomi, quei luoghi, quegli oggetti, tornano proprio nel finale, a dimostrazione di un mondo effettivamente aperto e non limitato alla pura narrazione.
E tutto si chiude.
Certo quello di "Harry Potter" non è un universo paragonabile, ad esempio, con quello del "Signore degli Anelli" o de "Le cronache del ghiaccio e del fuoco", ben più vasti e vari (e reali sotto questo punto di vista), eppure non è a questi inferiore. Tutto viene ricongiunto coerentemente, tralasciando qualche piccolo errore di cronologie temporali o simili, eppure sono ancora milioni i lettori, e perchè no, gli spettatori, che sperano di avere altro materiale sul mondo del mago eroe, oltre all'attuale "Animali Fantastici", come nuovi romanzi sui Malandrini o la Prima Guerra, ulteriore dimostrazione che, forse, quel magico mondo, è ancora aperto a chiunque voglia entrarvi.
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ormai uomini
Il libro finale, conclusivo, quello che mette insieme tutti i tasselli e ci mostra quale grande opera della mente umana é Harry Potter. Leggendo i 7 libri uno dietro l'altro si riesce a capire che da semplice undicenne Harry alla fine diventi un uomo. Frase fatta direte voi.... ma è così, spiegherò questo punto più tardi per ora dedichiamoci al settimo e conclusivo capitolo della saga.
Il mio libro, tra i 7, preferito.... il mondo è in preda all'insicurezza tutto è nel caos almeno per quanto riguarda i nostri eroi, difatti i "cattivi" sono organizzatissimi. In tutto ciò silente non cé più e proprio ora che il mondo magico ha bisogno di un leader esso viene a mancare ma..... fidatevi di Harry ecco l'ultima frase lasciata da Silente.
Okay, il libro è un continuo vagabondaggio fdei nostri eroi, ma errando in cerca degli horcrux essi perdono se stessi. Nulla é stabile nemmeno le relazioni umane tra i stessi personaggi..... tutto soggiogato dal caos e dall insicurezza. In tutto ciò, la Rowling ci mostra le sue immense abilità di scrittrice, è proprio in questi momenti di perdizione che abbiamo la vera percezione dell'evoluzione stilistica della Rowling. Non vorrei dilungarmi sulla trama poiché non sono propenso a rovinarvela. Analizzerò invece i tre personaggi principe della saga che mai come in questo libro mostrano le loro debolezze: Harry, un ragazzo tormentato sin dall'inizio, ha subito perdite immense e ciò l ho ha colpito nel profondo. All'inizio della storia dopo (spoiler) la morte di Moody(spoiler finito) cerca di farsi carico di tutto poiché non me può più di veder persone- a cui tiene- crollare una dopo l'altra. Mi piace come la Rowling non mostri Harry come l'eroe convenzionale che cerca di salvare tutti e tutto ma come una persona che segnata dal dolore fin dall'infanzia cerca in qualche modo di evitare altri dolori.... magistrale. Ron invece in questo libro mostra tutta la sua frustrazione nel vivere all'ombra dell'amico, si mostra insicuro, si mostra umano.... e anche le sue reazioni, seppur esagerate, sono umane; é bello comunque pensare che alla fine ritorni per amore e non per fedeltà. L'amore come detto in una mia recensione precedente, è uno degli elementi che permea tutta la saga. Hermione è il personaggio più nella norma, non ha scatti collerici, ed a mio parere è l'elemento cardine del gruppo. É molto toccante come, pur di salvare ed aiutare gli altri faccia un incantesimo oblivion ai propri genitori... molto toccante. Ora vorrei concludere con una mia piccola riflessione sulla saga di HP.
Torno da scuola,entro in camera e trovo.... il primo libro della saga di Harry Potter, questo è l'inizio di un'avventura da me vissuta con trepidazione e tanta tanta gioia. Si gioia perchè all'aprire di ogni nuovo volume di HP provavo solo gioia allo stato più puro.... insomma immergersi in un mondo diverso con dei personaggi così umani é stata un emozione unica. Ho iniziato a leggere HP nell'adolescenza ma nonostante ciò sono riuscito a vivere il tutto con gli occhi di un bambino. Nel primo libro mi sono ritrovato in Harry poichè lui entrava in un mondo nuovo sconosciuto a lui e provava un'ansia incredibile. Mi ci sono ritrovato perchè anchio sono venuto da un altro continente e mi sono trovato un mondo nuovo e ame sconosciuto e con addosso un'ansia incredibile...... é stato bello notare questa similitudine tra me ed HP.
Che esperienza è stata leggere questa saga, ogni volta tornavo bambino e desideravo tanto iscrivermi alla scuola di magia e di stregoneria di Hogwarts.
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The end of the trip.
L'ultimo capitolo si apre in un mondo di panico ed incertezze. Silente è caduto lasciando attonita l'intera comunità magica che ancora contava su di lui.
Contiene "qualche" spoiler.
Ma soprattutto lascia attoniti i nostri tre eroi che, ormai rassegnati ad abbandonare Hogwarts, si ritrovano ad ereditare oggetti pressochè inutili.
Inoltre anche Harry non può che rimanere spaesato: dopo aver perso il suo punto di riferimento, scopre dietro ad esso un angusto passato.
La ricerca di Harry, Ron ed Hermione si fa via via sempre più disperata, minacciando persino la loro amicizia.
Solo Harry riuscirà a collegare tutti i tasselli del puzzle (Hermione si dimostra di "vedute strette", come aveva detto il padre di Luna) del quale fa parte: sia lui che Voldemort sono eredi dei Peverell e, mentre Voldemort è erede di Salazar Serpeverde, lui abita proprio nel villaggio dedicato a Godric Grinfondoro.
Qui non posso fare a meno di pensare che dopo tutto la profezia di Sibilla non era solo una coincidenza, cosa della quale ne sono rimasto assai soddisfatto essendo allergico alle profezie e ai presagi raccontati senza senso logico.
Ma soltanto alla fine scoprirà i retroscena ben nascosti dietro le quinte: Piton e Silente son sempre stati alleati e quest'ultimo non si era mai sbagliato. Con questo non voglio dire che Piton fosse uno dei "buoni", dato che, alla fine, aiuterà Harry solo per il suo amore verso Lily ed avrebbe salvato volentieri quest'ultima lasciando a perire sia James che Harry. Insomma una freddezza davvero sconsiderata per degli eventi successi a scuola, da ragazzi.
A proposito di freddezze, vorrei ricordare un episodio che potrebbe altrimenti passare inosservato: la morte di Colin Canon. Capisco che, lungo l'intera saga, non sia stata più che una semplice comparsa (tranne nel secondo libro, dove viene pietrificato dal basilisco in quello che per lui è il primo anno), però farlo cadere nella battaglia finale, così giovane ma soprattutto senza dedicargli più di un paio di misere righe. Ma in fondo, credo che l'autrice avesse uno scopo preciso, un messaggio da mandare al lettore: che la guerra non risparmia nessuno e che, nelle guerre dei grandi, spesso, cadono i piccoli senza che nessuno se ne accorga.
E alla fine dell'intera saga non posso fare a meno di notare che la trama si basa su numerose supposizioni: Silente suppone che questa profezia sia vera, la profezia suppone chi sconfiggerà Voldemort, Voldemort suppone che sarebbe Harry. Ma i doni della morte danno una sfumatura all'intera storia, che apprezzo parecchio.
Infine permettettemi dunque di fare le mie supposizioni: Silente che segue Grindelwald, alla cieca, senza voler vedere cosa stia combinando, dove la follia lo sta portando. Ma alla fine a pagare sarà pure Silente...che vincerà ma resterà macchiato nell'animo.
Non ricordano forse due personaggi di un'epoca non ancora troppo lontana?
Il comportamento di Silente, non ricorda un certo Benito Mussolini che, accecato dalla forza dell'altro, gli si unisce per cercare una parte della gloria? Ed è una semplice coincidenza che Grindelwald venga sconfitto nel 1945 proprio come Adolf Hitler?
Ed Harry, rimasto nel caos lasciato dalla perdita di Silente, non ricorda forse il popolo italiano, nel caos dopo l'armistizio italiano, che voltava bandiera contro i nazisti?
Ed alla fine saranno semplicità ed umiltà ad uscire vittoriose contro la brama di potere e la morte stessa. Harry diventerà padrone della morte, accettandola e riuscendo a non farsi avvelenare dalla brama di potere.
Alla fine, con l'epilogo, la crescita dei nostri personaggi si completa; con loro anche il lettore può crescere soprattutto leggendo i sette libri in sette anni: iniziando a undici e finendo a diciasette. O almeno questa è l'idea che credo abbia avuto la scrittrice, visto il cambiamento di stile e il complicarsi dei concetti e della trama, lungo lo svolgersi della vicenda.
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CRESCIUTI CON HARRY
“Harry Potter e la pietra filosofale”, il primo libro della famosissima saga magica dell’autrice inglese Joanne Rowling, è entrato a far parte della storia della letteratura conquistando il mondo con le avventure del giovane maghetto. Il libro e la storia che essi raccontano non necessitano di presentazione: Harry Potter fa ormai parte della vita di quasi tutta una generazione,quella degli anni 90, senza nemmeno contare i numerosi Potterhead un poco più avanti con anni.
Un libro dallo stile impeccabile e spiccatamente inglese, capace di farci immergere talmente tanto nella storia da poter provare la stessa gioia di Harry nello scoprire di essere un mago, la stessa emozione del primo viaggio sulle barche verso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, la stessa riluttanza nel mangiare i durissimi ed improponibili biscotti amorevolmente preparati dal guardiacaccia Hagrid, la stessa felicità a chiacchierare e complottare con Ron ed Hermione nella sala comune dei Grifondoro. Tutti noi abbiamo volato con Harry durante la prima partita di Quiddich, pianto con lui davanti allo Specchio delle Brame, e allo stesso modo abbiamo combattuto nel primo faccia a faccia con il più potente mago oscuro di tutti i tempi, Lord Voldemort, per dargli tutta la forza e il coraggio di cui aveva bisogno.
Ho letto e riletto “Harry Potter e la pietra filosofale” talmente tante volte che ormai ho perso il conto, ma ogni volta riesce a farmi emozionare come se fosse la prima. Più si cresce più si capiscono le molteplici cose che questo meraviglioso libro può insegnarci: la lealtà, l’umiltà, l’importanza della vera amicizia, il senso del dovere, il coraggio, l’amore. E la lista potrebbe continuare per una pagina intera.
Una storia senza tempo che a 18 anni dalla prima pubblicazione, continua a commuovere ed appassionare milioni di persone, grandi e piccini perché, in fin dei conti, siamo tutti un po’ Harry, un po’ Ron o un po’ Hermione: siamo la generazione Harry Potter.
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Il libro degli esclusi
Questo commento non vuole essere una recensione dell'ultimo libro di Harry Potter. Vorrei semplicemente mettere in evidenza, senza troppi fronzoli e eccessi di retorica un po' furbacchioni uno dei motivi per cui andrebbe letto e ciò che a mio avviso lo rende speciale.
Quella di Harry Potter è una saga che se ci si apre con la necessaria semplicità e purezza può accogliere uomini e donne di ogni età. Già il fatto che la Rowling riesca a fare arrivare contenuti di indiscutibile spessore, come la dualità tra il bene e il male e la nebbia che separa e confonde i loro confini, l'amore come elemento che conserva l'ordine delle cose, l'instabilità morale del sistema politico di ogni realtà, già questo conferisce ai libri del maghetto notevole valore. Ma questo probabilmente è già noto.
Vorrei soffermarmi su un altro punto.
Se mi chiedessero di definire la saga di Harry Potter con poche parole risponderei che è il libro degli esclusi: Harry ha trascorso un'infanzia tormentata da emarginazione e solitudine; Ron è membro di una famiglia povera in cui il padre svolge un lavoro di bassa considerazione al ministero; Hermione è una mezzo sangue, Lupin un reietto, Sirius un uomo calpestato e dimenticato dalla legge. Gli esempi potrebbero essere tanti altri.
Quello che colpisce è questo: gli eroi della Rowling non sono convenzionali. Come accade nella società reale subiscono le etichette che la gente ti appiccica,ed è attraverso quest'etichetta che manifestano la loro vera forza: non si fanno sporcare dalla cattiveria del mondo e dalla sua ipocrisia, la loro purezza anno dopo anno rimane immutata; allo stesso modo persistono le loro fragilità e le loro contraddizioni, che li rendono personaggi da poter ammirare senza che siano troppo lontani da noi.
I lettori di Harry Potter sono tanti, di ogni età, estrazione, nazionalità. Ma il lettore che mi immagino io ha dodici-tredici anni e per la prima volta si sta affacciando al mondo, si sta scontrando con le prime maschere e falsità, e sta conoscendo i primissimi dolori. Il lettore che immagino nella mia mente sta subendo anche le prime emarginazioni. Ma ha Harry Potter sotto braccio e legge i suoi libri tutti d'un fiato, uno dopo l'altro. Non sa perché gli piace così tanto, e non può capire, nella sua tenera età, che in quell'oceano di ipocrisia il libro è uno strumento semplice ma di grande potere, a cui si può aggrappare per conservare la sua purezza. Perché si, qui è tutto sbagliato, ma Harry, Ron e Hermione non hanno mollato, e se ce la possono fare loro ce la può fare anche lui.
E' il potere dei libri ed è il potere di Harry Potter: un messaggio positivo che rifulge di luce in mezzo al buio e può essere di grande aiuto, soprattutto per i più piccoli e per i più fragili.
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It all ends ...
Per il titolo ho voluto usare il tagline della doppia trasposizione cinematografica dedicata all'ultimo romanzo della saga di Harry Potter. Secondo me calza a pennello e si traduce con: "tutto finisce".
Sì, tutto finisce e a pensarci vengono i lacrimoni; termina tutto in un'esplosione graduale di emozioni, di sentimenti(buoni e cattivi), di personaggi che vengono rivoltati come un calzino e poi mandati allo sbaraglio perchè ormai maturi di muoversi anche senza una pianificazione marcata da parte dell'autrice. I doni della morte è un libro violento, un libro che finalmente attua la distinzione chiave del libro, quella ingiusta tra purosangue e mezzosangue che tanto ricorda il principio che portò allo scoppio del secondo conflitto mondiale.
Harry è ancora turbato per la morte di Silente. Ma non sa che è solo l'inizio: il mondo magico ormai è in guerra e a salvarsi saranno solo i più coraggiosi.
Un libro decisamente on the road. Poche le scene ambientate ad Hogwarts se messe a paragone con i libri precedenti della saga; molto più intenso il rapporto tra i protagonisti: la frustrazione di Harry, il risentimento di Ron, la disperazione di Hermione: tutto ciò è tangibile, realistico, un pugno nello stomaco duro e presente che dà al lettore una sensazione di angoscia che deve necessariamente esserci. Il libro è scritto da Dio, come tutti gli altri della saga. C'è qualche momento che potrebbe risultare pesante, ma non per chi ha amato HP nella sua completezza e non per coloro che sanno che una saga non può andare sempre a 100 all'ora, in quanto a volte è necessario fermarsi, rallentare e dare ampio respiro a quello che è il cuore del libro, cioè i comportamenti dei protagonisti.
JKR devasta il mondo magico con una battaglia epica, trionfale, realisticamente valida, anche se al posto dei cannoni ci sono le bacchette. Il duello tra Harry e Voldemort è qualcosa di rapido(più di quanto me l'ero immaginato), ma al contempo è un'azione che rimane, che è destinata a permanere nel cuore e nei cervelli di coloro che hanno letto il libro e visto il film. Harry Potter adesso è un uomo che può battere Voldemort e deve batterlo per salvare il mondo magico: negli occhi del protagonista possiamo quasi vedere una rabbia cieca che fino al precedente libro ci era sconosciuta. Maestoso.
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Always
SPOILER
Questo libro è stupendo,c'è poco da dire,degna conclusione di una delle migliori saghe fantasy.
La Rowling ci sorprende, ci fa piangere e ci segna con quest'ultimo capitolo, si scoprono verità,vecchi amori mai dimenticati,e il destino di un giovane ragazzo coraggio si compie.
Ho amato harry sin dall'inizio, ho provato l'ansia per l'attesa per l'uscita dei libri e la commozione di avere finalmente fra le mie mani l'ultimo capitolo.
Ho amiche che non hanno mai capito il mio attaccamento verso questa saga,e che anzi quando ne parlavo mi guardavano male e parlavano del "mio"Harry come di un libro per bambini che ormai a 20 anni suonati avrei dovuto abbandonare;inutili i miei tentativi di spiegare che Harry parla di amore,amicizia,sacrifico e non l'amore romantico o sessuale,ma amore nella sua forma più pura e semplice, nel romanzo ci sono varie manifestazioni dell'amore:l'amore verso una donna ormai morta,che dà la forza a un uomo di redimersi dagli errori commessi e proteggere la sola speranza che hanno;c'è poi l'amore fraterno,accenni di amore romantico essendo i protagonisti adolescenti,l'amore che lega il magico trio e infine vi è una delle forme d'amore più potenti al mondo,amore su cui si regge tutta la saga, cioè quello di una madre verso suo figlio.
Il sacrificio della madre è il fondamento, senza di esso nulla sarebbe stato possibile,dando la sua vita Lily ha salvato non solo il figlio ma tutto il mondo magico.Harry,benchè cresciuto in un clima familiare pessimo,ha tanto amore dentro di se, tanta compassione e tanta forza;quando viene finalmente a sapere del suo destino egli lo accetta,ben sapendo che è l'unico modo per salvare tutti;quindi si ritorna nell'ultima parte all'origine del romanzo ,il sacrificio,compiendo il suo più grande atto d'amore.
La Rowling non rende l'amore materno esclusivo della parte dei buoni,anche nella fazione dei cattivi c'è un esempio di madre che cerca i salvare il suo unico figlio,a ogni costo,sacrificando i suoi ideali purosangue,aiutando il nemico e tradendo anche la sua famiglia.
Durante la saga vi è un ribaltamento della concezione di alcuni personaggi,Sirius e Minus prima, e in quest'ultimo romanzo si viene a scoprire che l'uomo tanto odiato da Harry,che aveva sempre creduto che piton agisse contro di lui,in realtà lo ha sempre protetto fino alla sua morte a causa del profondo amore verso Lily.
Tramite la lettura all'inizio,quindi il punto di vista di harry,è come se i personaggi fossero divisi in "Case":serpeverdi =cattivi,grifondoro=buoni e coraggiosi,Tassorosso=un pò mollaccioni, corvonero=intelligenti;infatti harry spera di non entrare a serpeverde perchè casa dei cattivi.Ma durante la saga ci si rende conto che non esiste il bianco o il nero,o buoni o cattivi,che serpeverde come piton sono stati in grado di essere coraggiosi come il più intrepido grifondoro ,che corvonero possono essere ingannevoli e falsi,che i tassorosso non hanno meno coraggio dei grifondoro e che non tutti i grifondoro sono buoni,leali,e coraggiosi Minus ne è l'esempio più lampante.
Harry Potter non è solo fantasy ma anche un romanzo di formazione che compie il protagonista ma anche chi come me,aspettando la pubblicazione dei libri,è cresciuto con Harry,ha pianto con lui per le morti di Sirius e Silente,era con lui a Hogwarts ed era con lui nel pensatoio e nella radura quando ha deciso di sacrificarsi e si è sentita parte del mondo magico.Harry è la mia infanzia
L'unica cosa,proprio piccola piccola che non mi è affatto piaciuta di questo ultimo capitolo è stato l'epilogo.Sarò una delle poche persone che l'avrà odiato ma è cosi,l'ho trovato stupido e non all'altezza delle mie aspettative e del romanzo,Harry sposato con Ginny è stato un colpo,originalità zero e mi è sembrato che l'Harry adulto ancora non si fosse staccato dal suo mondo adolescenziale e che fosse ancora attaccato alle sottane dei Weasley;il pensiero che siano tutti una grande famiglia Ron e Hermione ,Harry e Ginny beh non mi è piaciuto,tutti troppo attaccati come se non si fossero mai esposti al mondo; sorvoliamo poi sui nomi dei figli..Quando ogni anno rileggo tutta la saga,mi fermo prima dell'epilogo.Per me Harry è felicemente concluso con "E sinceramente ho passato abbastanza guai per una vita intera"
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Sorprendentemente introspettivo
L'originalità, la bellezza, i sentimenti, l'ironia e la suspense, sono tutti termini già utilizzati innumerevoli volte da lettori e fan per descrivere la saga del piccolo mago occhialuto e dal canto mio non ho nulla da ridire, per quanto abbia letto solo gli ultimi due libri si capisce subito dallo stile dell’autrice, dalle sue curiose trovate che questa è senza dubbio una bella ed avvincente favola a cui, se conosciuta alla giusta età, è impossibile non rimanerne avvinti, vuoi per quel meccanismo di immedesimazione nel protagonista, sì mago ma dai connotati e problemi assolutamente umani, vuoi per quel bisogno recondito nell’animo di ogni adolescente di fuggire dalla sua apparentemente brutta realtà. E quale luogo migliore per fuggire se non quello incantato di un mondo dove tutto è possibile? Quale luogo se non uno dove, pur esistendo grosse e terribili ingiustizie, alla fine il bene, la lealtà e l’amore sembrano sempre trionfare?
Dunque niente da eccepire, una bella saga e una bella favola, tuttavia quest’ultimo libro, almeno rispetto al precedente è qualcosa di più di una semplice favola: è vero che in quest'ultimo romanzo a differenza degli antecedenti il tema della confortante realtà parallela rappresentata dal mondo costruito attorno al castello di Hogwarts viene soppiantato dal più collaudato, e forse più banale, tema della fuga dei protagonisti, fatti passare ingiustamente per fuorilegge e come tali braccati da maghi cattivi, tuttavia ciò che potrebbe sembrare un cliché narrativo è altresì una acuta metafora (anzi proprio quella metafora sopra accennata) della crescita e della maturazione dei ragazzi, degli adolescenti che diventando adulti, proprio come i loro simili reali, devono affrontare problemi via via più difficili durante un cammino costellato dall'incertezza, dall’ingiustizia e talvolta dal rimpianto. E come giusto che sia in questo romanzo conclusivo i toni si fanno adeguatamente cupi, più che negli altri capitoli, e più angosciati, peccato solo che l'immancabile, banale, scontro finale tra le stereotipate forze del "bene" e del "male" non sia all'altezza delle aspettative e conduca ad un epilogo leggermente in tono minore.
Ma non è tanto sul canonico finale (per certa narrativa più è banale e più sembra diventare indispensabile) che mi preme concentrare l'attenzione, ma sulle parti subito prima, quando il protagonista comprende alla fine quale è il suo destino e con determinato, ma ragionato cipiglio accetta la sua ineluttabile condizione: egli infatti forse dovrà morire, forse dovrà sacrificarsi, ne sarà in grado? Queste pagine sono scritte con una tale sofferta (e sorprendente) lucidità emotiva e con un tale vivido angosciante realismo che è difficile anche per un adulto non far scattare nel suo cervello quel meccanismo di totale immedesimazione che gli fa sembrare di vivere le vicenda in prima persona: ma io al posto di Harry Potter cosa avrei fatto? Io come avrei reagito, come mi sarei comportato? E così via.
Forse l’autrice finalmente stanca di focalizzarsi solo sulla narrativa per ragazzi ha voluto intercalare alla storia delle pagine di seria, sentita, se non addirittura profonda e personale introspezione, forse con questo suo excursus (anche se di excursus vero e proprio non si tratta poiché si inserisce perfettamente nella trama) ha voluto dimostrare di essere pronta per una altro più complesso (ma non necessariamente più elevato) genere di scrittura, ma queste poche pagine sono assolutamente degne di nota e non soltanto nell’ambito in cui si colloca la saga del maghetto, ma nell’ ambito letterario mondiale, elevando questo libro, di per sé forse più scontato e banale del precedente, a curiosa voce fuori dal coro del moderno filone del post realismo e sicuramente a pietra miliare, e indiscusso termine di paragone, della letteratura fantasy.
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La degna conclusione di una saga spettacolare
Non ho nemmeno iniziato l'ultimo capitolo di una delle saghe fantasy più belle di sempre che mi capita, quasi per sbaglio, di guardare il retro-copertina. E vedo Harry con in mano un Boccino d'Oro, sul quale, con calligrafia di Silente, è incisa la frase "Mi apro alla chiusura".
Da quel momento, una sensazione strana mi ha pervaso: enigmatica e indecifrabile, ma con una punta di positivismo.
Inizio così a leggere le ultime seicentottantasei pagine che mi separano dalla Verità conclusiva, e quel sentimento "anomalo" si fa a mano a mano più chiaro e comprensibile. Finché non raggiungo l'ultima pagina, l'ultimo capoverso, l'ultimo riga, l'ultima parola, l'ultimo segno di interpunzione. Poi chiudo il libro, rileggo nuovamente il retro-copertina, ed eccolo lì, il lampo di genio, la Somma illuminazione che è la comprensione ultima di quella sensazione iniziale.
E' un po' come se il puzzle della Rowling mancasse del pezzo centrale, il più grande e il più importante. E la chiave di volta per risolvere tutto il mistero la trovi soltanto alla fine.
Ma andiamo con ordine.
Bisogna premettere che la Rowling ha scritto una saga magicamente deliziosa, e il libro conclusivo è la sua (altissima) forma mentis.
Un capolavoro.
Un autentico capolavoro.
Che, tuttavia, si presenta diversamente dai capitoli precedenti: l'apertura non è dedicata al ritorno di Harry, Ron e Hermione a Hogwarts, e si respira un'aria pesante, a tratti tetra e a tratti tagliente. Ormai il destino profetizzato da Silente nel quinto capitolo - 'Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive' - è in procinto di compiersi, così come le tante peripezie che i tre giovani protagonisti dovranno affrontare: l'offensiva (decisiva?) dei Mangiamorte, l'utilizzo (decisivo?) della Pozione Polisucco e la ricerca (decisiva?) degli Horcrux.
Per quanto concerne il finale, permettetemi una parziale citazione dalla biografia di un ex calciatore: 'Se avessi dovuto immaginare il finale di Harry Potter, l'avrei immaginato esattamente così'.
Un romanzo incredibilmente fantastico, ancor di più di tutta la saga stessa.
Sì, un Capolavoro nel Capolavoro.
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La magia dell'amore
*se non avete letto il libro, esentatevi dalla lettura della recensione*
Albus «Questa cicatrice se la terrà per sempre»
Minerva «E lei non può farci niente, Silente?»
Albus «Anche se potessi non lo farei. Le cicatrici possono tornare utili»
Questa è una frase della pietra filosofale, e la uso per questa recensione, perché è ciò che significa per me Harry Potter. E' una cicatrice, qualcosa che rimarrà con me per sempre e che mi tornerà utile in ogni momento, pensando agli insegnamenti che mi ha fornito, al conforto che le sue pagine sono state.
Questa saga mi ha fatto capire che la morte è solo un'altra grande avventura per una mente ben organizzata, che l'Amore è la forza motrice del mondo e nessuno può portarcelo via perché lascia la sua traccia in noi. Mi ha fatto capire che i momenti bui ci sono sempre, ma l'importante è accendere la luce (o la bacchetta).
L'ultimo capitolo di questa serie di successo, la fine di un epoca.
Lo ammetto: ho pianto. Più e più volte.
Ho pianto con la storia di Silente, il mio personaggio preferito, ho pianto leggendo quella di Severus Piton, che ho rivalutato. Adoro rileggere alcune parti di questo meraviglioso libro, adoro vivere l'avventura 'on the road' con Harry, Ron ed Hermione, percependo le loro paure, le loro ansie e i loro dubbi sulla ricerca degli Horcrux e dei Doni della Morte che hanno affascinato tutti, incluso Harry, che in realtà non è sicuro di nulla.
«Il mio destino è sapere, ma non cercare? Sapevi quanto mi sarebbe stato difficile? È per questo che l'hai reso così complicato? In modo che avessi il tempo di capirlo?»
Si rivela un viaggio alla ricerca di se stessi, del coraggio (che non è mai mancato nei tre ragazzi) e della consapevolezza di essere ormai adulti e fortemente responsabili.
Harry alla fine capisce che deve fidarsi e si sacrifica, accettando la sua morte e affrontandola da pari a pari, capendo che alla fine non è la cosa peggiore che possa accadere. Ed è questo che lo differenzia da Voldemort, lo eleva e lo fa vincere.
«Tu sei il vero padrone della Morte, perché il vero padrone non cerca di sfuggirle. Accetta di dover morire e comprende che vi sono cose assai peggiori nel mondo dei vivi che morire»
Questo libro è tutto questo e molto altro, è ricco di spunti che sono semplicemente nascosti sotto una coltre di magia e incantesimi, creature magiche e maledizioni. Ma è anche un inno all'Amore, che è la spiegazione profonda in tutto, anche della sopravvivenza di Harry, che sembra aver sfidato insieme a Voldemort i confini sconosciuti della magia.
«Non provare pietà per i morti, Harry. Prova pietà per i vivi e soprattutto per coloro che vivono senza amore»
In conclusione amerò questo libro. Always.