Four
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 4
Un pezzetto di storia in più...
Finalmente una scrittrice che non si ripete.
Mi è capitato di leggere altri libri come questo di altre saghe, dove l'autrice vuole dare un punto di vista in più, peccato che ogni volta venivano ripetute le stesse scene dei libri precedenti dandoci il pensiero del "nuovo" protagonista ma lasciando tutta la storia uguale. Per quanto si possa aver apprezzato il libro precedente sembra di rileggerlo da capo con qualche dettaglio diverso, risultato una noia mortale.
In questo caso invece , si parla di un vero e proprio approfondimento del personaggio di Quattro/Tobias, la storia raccontata è scorrevole e piacevole e al momento che si intreccia col primo libro della saga il racconto giunge al termine. Come è giusto che sia. Consiglio la lettura ai veri appassionati della trilogia Divergent. Perchè non è una lettura necessaria ma soltanto un approfondimento piacevole per chi ama la storia e ne sente la mancanza una volta finiti i tre libri.
Indicazioni utili
- sì
- no
Top 1000 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
I want some more
Non avevo intenzione di comprare questo libro e, di fatto, non l'ho acquistato (nonostante la saga di Divergent mi sia piaciuta), mi è stato regalato. Narrazioni come questa riportano in auge quel vecchio disguido legato alla conslusione delle saghe, questione che mi vede schierata, seppur a malincuore, sempre dalla stessa parte.
"Four" comprende quattro narrazioni: le prime tre storie ("Trasfazione", "Iniziato", "Figlio") si svolgono due anni prima rispetto alle vicende di Divergent e hanno per protagonista un giovane Tobias Eaton; l'ultima storia, invece, ("Traditore") fa un salto in avanti e corrisponde alla parte centrale di Divergent.
Ho sempre considerato libri come questo delle mere operazioni commerciali volte a battere il ferro finchè è caldo, ed è il motivo per cui raramente li acquisto. Pur essendo una fan sfegatata di Harry Potter, non ho mai neanche considerato la lettura de "Gli animali fantastici" nè de "Le fiabe di Beda il Bardo". Ho letto la saga di "Twilight" ben prima del suo successo commerciale legato ai film (non fucilatemi, nella mia vita ho letto di tutto) e neppure nel caso in cui ne fossi rimasta più entusiasta avrei acquistato il tanto controverso "Midnight sun", il racconto dal punto di vista di Edward che i vecchi fan stanno ancora aspettando (inutilmente).
A favore della Roth giocano comunque alcuni fattori: essendosi concentrata quasi esclusivamente su Tris e avendo concepito la coppia come un legame di due entità che restano comunque separate, di cose da raccontare ne aveva (a differenza della Mayer, che in Twilight aveva letteralmente "fuso insieme" gli innamorati, che finiscono per non esistere l'uno senza l'altra).
La prima parte del romanzo si concentra su ciò che porta Tobias a diventare "Quattro": la violenza del padre che lo spinge ad abbandonare la fazione, le difficoltà dell'iniziazione, le controversie etiche legate alla scelta di un ambiente che sta soffocando i propri pregi in virtù dei propri fatali difetti: spietatezza, ottusità e dunque tendenza a farsi manovrare.
I quattro aggettivi che danno il nome alle storie vanno a coincidere, in un certo senso, con i debiti che questo mondo inventato ha nei confronti della definizione di sè in base ad un unico caratterizzante: abnegante, erudito, intrepido, pacifico, candido.
Tobias si rifiuta di essere inquadrato e, al contempo, tenta disperatamente di autodefinirsi in base ad altri fattori: l'essere il trasfazione che ha tradito le proprie origini per sfuggire al padre, il diventare il più promettente tra gli iniziati, l'incontro con una madre creduta morta che vorrebbe reclutarlo in una guerra a cui non vorrebbe partecipare, l'essere un traditore avendo trasceso le regole.
Sono quattro svolte personali, tre delle quali dettate dagli altri: è Marcus a spingerlo a cambiare fazione col suo atteggiamento; sono gli Intrepidi a volerlo Capofazione; è la madre a volerlo nel suo esercito di esclusi. A tutti, Tobias, rifila un prima incerto e poi sempre deciso NO. Solo la decisione finale è la sua: traditore, perchè segue le proprie inclinazioni piuttosto che farsi manovrare da chicchessia.
Di fatto, la storia raccontata, è quasi inedita. E' una lettura piacevole ma appare priva di trama, impossibilitata com'è a trascendere il carattere episodico che l'ha concepita e di cui, comunque, il lettore viene abbondantemente messo al corrente sin dalla descrizione. L'ultimo racconto si focalizza sui retroscena dell'attacco nel quartiere degli Abneganti. Insomma, ciò che in Divergent si poteva soltanto intuire, dato il POV unico di Tris, qui viene messo in luce e raccontato.
L'epilogo, se così lo si vuole chiamare, presenta altri tre episodi, stavolta tutti concentrati su Quattro e Tris: "Prima a saltare, Tris", "Stai attenta, Tris" e "Sei carina, Tris".
In particolare, è proprio questa la parte che non ho apprezzato. La storia d'amore viene lasciata da parte per quasi tutto il romanzo, eppure la Roth si è vista comunque costretta ad includere queste tre storielle di cinque pagine l'una pur di accontentare il lettore che, evidentemente, acquista il libro solo per rivivere l'emozione di quell'amore. Diciamocelo chiaramente, non credo che importi un fico secco a nessuno della crescita di Tobias, e l'inclusione di queste tre scenette nella storia dimostra che la Roth ne è ben cosciente.
Al lettore che, con lo sguardo da Oliver Twist, dice "I want some more", la Roth sembra rispondere con una punta di compassione: "Lo so che hai comperato questo libro solo per continuare a leggere di Tris e Quattro, ma comprendimi, dovevo raccontare qualcosa di almeno apparentemente nuovo. Comunque, eccoti questo zuccherino. Meglio di niente."
L'antica disputa relativa alle saghe di cui accennavo nell'introduzione è proprio questa: l'incapacità di rassegnarsi al fatto che le storie finiscano e che, quando questo accade, aggiungere altra carne al fuoco, spesso, lascia l'amaro in bocca ancora di più. E' un'accusa annosa, che è nata assieme alle saghe di successo, e che viene troppo spesso rivolta ai lettori.
Io, personalmente, la girerei agli scrittori. Rispettate la parola "Fine" che voi stessi ponete alla fine di un racconto.
Indicazioni utili
- sì
- no
Quattro
Ero molto curiosa di leggere questo libro: Quattro era sicuramente il personaggio che preferivo della trilogia perciò ero eccitata di conoscere la sua storia prima dell’incontro con Tris ed il suo punto di vista circa gli eventi dei libri principali.
La storia è abbastanza interessante anche se, avendo letto quella di Beatrice, ero già a conoscenza di moltissime cose. Prevedendo questo la Roth ha scelto di raccontare il tutto in modo molto sintetico saltando da una scena all’altra piuttosto che narrando una vera e propria storia. Credo che sia stata un’ottima scelta poiché in questo modo il volume si legge velocemente e piacevolmente allo stesso tempo; penso però che a partire dall’incontro con Tris tale metodo avrebbe dovuto mutare leggermente o per lo meno, sarebbero dovute essere inserite tutte le scene nelle quali i due erano insieme. Capisco che l’autrice abbia scelto in modo diverso per evitare che il lettore si annoiasse, ma non penso che ciò sarebbe avvenuto dal momento che sarebbe stato interessante leggere il punto di vista del ragazzo, ma soprattutto l’incontro con Beatrice cambia profondamente la vita di Tobias perciò, in un libro che racconta la sua crescita, penso che siano fondamentali.
Il volume è molto piacevole, non annoia mai e si legge velocemente; anche se, ovviamente, non si tratta di un capolavoro.
Indicazioni utili
Tobias.
E’ succube delle prepotenze di un genitore violento Tobias Eaton ed è consapevole che ha soltanto una possibilità affinché questa condizione di sottomissione cessi: andarsene. Ecco perché alla “cerimonia della scelta” la sua goccia di sangue ricade sui carboni degli intrepidi, alcuna altra fazione è adatta a lui senza contare che soltanto in quel modo il messaggio sarebbe stato chiaro per quel padre-padrone.
Inizia così questo quarto capitolo di una saga che voleva dirsi conclusa con il suo terzo episodio. Il protagonista dell’opera non è altro che Quattro che rivive pagina dopo pagina alcune delle vicende già conosciute con i precedenti volumi. Questa ci offre una panoramica su come Tobias ha abbandonato il suo nome, sulle prove sostenute per giungere ad essere scelto tra i candidati al posto di Capofazione per poi preferire volontariamente la strada dell’insegnamento degli iniziati, fino al percorso di riscoperta di sé e di maturazione quando il dubbio si insinua in lui. Si porranno inoltre le basi per dar adito e campo agli scenari che hanno successivamente portato la saga a suo compimento, scopriremo la posizione dell’intrepido dinanzi a Max e Janine e apprenderemo quanto effettivamente egli già conosceva dei piani degli eruditi prima e durante l’arrivo di Tris. A questi quattro capitoli si inseriscono tre brevi inserti in cui l’autrice si sofferma sull’affermazione della giovane nella vita del ragazzo mostrando le reazioni di quest’ultimo in merito a quei sentimenti che sente affiorare dentro.
Comprendo quelle che la Rooth adduce quali motivazioni nell’introduzione, ovvero il fatto che originariamente Divergent doveva avere quale protagonista Tobias e non Tris e che al tempo stesso ci teneva ad porgere al lettore il punto di vista di quel personaggio che ha incuriosito e conquistato i cuori di molte fanciulle, ma sinceramente – e cinicamente – sa molto di dejà vu (tanto quale opera che come manovra commerciale). Che dire, stilisticamente la scrittrice si conferma abile, il componimento scorre rapido pur non brillando di originalità e sicuramente è adatto ai fans della saga o comunque a chi ha apprezzato almeno il primo capitolo di questa – obiettivamente il migliore - poiché lo ripercorre interamente.
Indicazioni utili
- sì
- no