Fandom
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La rivincita di Jacob, Gale e gli altri
“Fandom” è un romanzo distopico con target young adult e l'aggiunta di alcuni elementi dei generi fantascienza e romance. La narrazione presenta inoltre la struttura peculiare di un metaromanzo.
La storia principale vede come protagonista la diciassettenne inglese Violet, grandissima appassionata di un romanzo distopico dal titolo “La danza delle forche”, tanto da partecipare al ComiCon assieme alle migliori amiche e al fratello minore indossando il costume della sua eroina, Rose. Durante l'evento si verifica una scossa di terremoto e, poco dopo, il gruppetto si trova inaspettatamente catapultato nel mondo del loro libro preferito, una realtà che trascende sia la storia del romanzo che quella del film tratto e risulta arricchita di moltissimi elementi per loro inediti.
L'arrivo di Violet e degli altri va a modificare significativamente l'arco narrativo già dalla prima scena: a causa loro, Rose viene uccisa e il romanzo perde il suo personaggio principale; per ovviare al problema sarà proprio la nostra Violet a doverne prendere il posto nella storia, portando al termine prestabilito la vicenda.
La premessa è quindi abbastanza interessante, sebbene non originale perché già abbiamo visto ragazzi risucchiati nel mondo di un romanzo in “La storia infinita” di Michael Ende o bloccati in una realtà parallela dove devono portare a termine una missione in “Hyperversum” di Cecilia Randall, ma purtroppo lo spunto è tutto ciò che la trama ha da offrire, assieme ad un ritmo davvero incalzante: il resto del volume è un'accozzaglia di scene banali e stereotipate. Anche la trama dell'“altro libro” è l'ennesima copia della trilogia The Hunger Games, con l'aggravante che la realtà viene classificata come distopica solo in virtù della violenza perpetrata dal popolo oppressore -gli umani potenziati, detti Gem- e non per un effettivo controllo autoritario dello Stato sulla vita dei cittadini. Addirittura mentre lavorano per i Gem gli oppressi -chiamati Imp- non vengono in alcun modo supervisionati e possono svolgere il lavoro che più gli aggrada!
Nel valutare la distopia nel suo insieme sono però un po' combattuta, perché da un lato l'autrice sfrutta (male) tutti i cliché che questo genere ha creato negli ultimi dieci anni per il target YA, dall'altro sembra invece intenzionata a sottolineare questi aspetti con fine satirico. E quindi ecco dialoghi su argomenti come l'insta-love,
«-Una settimana?-, ripete incredula. -Tutto questo accade in una settimana?
Sembra davvero ridicolo [...].
Katie scuote la testa sconcertata. -La gente si innamora in fretta nei romanzi rosa distopici.»
ma anche sugli stereotipi legati ai nomi dei personaggi o alle dittature distopiche.
«Alice ridacchia. -Gale... Quattro... sono tutte utopie nella mia testa.
-Nomi stupidi però-, dice Nate, schivando Spiderman. -È una delle regole non scritte di tutti i romanzi distopici: gli amichetti delle protagoniste devono avere nomi stupidi.[...]
-E il governo è sempre cattivo-, prosegue Katie.»
Come detto, a dispetto di queste battute quasi sarcastiche, la Day sguazza nei peggiori luoghi comuni della letteratura per ragazzi, come l'immancabile protagonista insicura e sempre pronta a mettersi idealmente in competizione con ragazze più avvenenti
«-Vedi, nel mio mondo, Rose è un personaggio di un libro, da cui hanno tratto un film. È un'eroina splendida: coraggiosa forte e bella, tutte cose che io non sono.»
Nel complesso, per essere un romanzo del 2018 risulta decisamente migliorabile sotto questi punti di vista.
Per i personaggi non ho pensieri migliori. Sebbene vivano un'esperienza potenzialmente mortale non perdono mai l'occasione per scherzare tra loro o per regalarci riflessioni di questo tipo:
«È strano quello che ti passa per la mente quando stai per morire. Il mio ultimo pensiero è più o meno questo: Che peccato essere arrivata fin qui e non incontrare Willow.»
Ad un primo impatto, pensavo di poter salvare almeno Katie per il suo punto di vista più esterno da non-fan, ma proprio lei diventa ben presto la portavoce di alcune tra le frasi più infelici partorite dall'autrice.
Infatti, sempre in tema di stereotipi odiosi e (speravo) ormai superati, abbiamo il classico bullo che viene giustificato perché proprio con la meschinità esprime un amore segreto,
«Non preoccuparti di rimbamBell, è solo che gli piaci-, dice [Katie].
-Come no. È imbarazzato perché io e Alice l'abbiamo beccato a frignare al cinema, l'anno scorso.
Lei spinge rumorosamente indietro la sedia. -Dai, lo sai che sei figa.»
o ancora la peggiore di tutte, a mio parere, ovvero l'antagonismo tra ragazze che sfocia con superficialità nello slut-shaming
«-[Willow] Ama [Alice]?- Lei socchiude gli occhi e serra la bocca. -Libidine, direi- Lo sai com'è fatta quell'imbranata di Alice. Avrà messo quel povero ragazzo all'angolo mostrandogli le tette. Lui si accorgerà presto che è solo una stupida ninfomane e tornerà da te.»
Quando libereremo di questi concetti obsoleti nella letteratura per ragazzi?