Divergent
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Credo negli atti di coraggio ordinario
“Credo negli atti di coraggio ordinario, nel coraggio che spinge una persona a ergersi in difesa di un’altra.”
In questo mondo, le persone sono divisi in gruppi a seconda del loro carattere e del loro modo di vivere e pensare.
Ci sono i Candidi che incolpano la menzogna per i mali del mondo e perseguono l'onestà.
Gli abneganti incolpano invece l'egoismo, per questo perseguono l'altruismo e sono stati posti al capo del governo.
Gli eruditi, incolpano l'ignoranza e perseguono la saggezza.
I pacifici incolpano la violenza e perseguono la pace.
Infine gli Intrepidi incolpano la vigliaccheria e perseguono il coraggio.
Ognuno vive confinato nei propri quartieri in una casta chiusa ad eccezione di un unico momento, quello della scelta, dove un ragazzo sedicenne può scegliere la fazione a cui appartenere per il resto della vita.
Ma davvero è una scelta facile? C'è davvero un solo unico valore da perseguire per tutta la vita?
Io non ne sarei così sicura.
E non lo è nemmeno Tris che lascia gli abneganti per gli intrepidi.
Questo romanzo mi è molto piaciuto, il mondo creato è ben delineato con le tue forze e le sue fragilità.
All'interno della sede degli Intrepidi la vita non è facile, è violenta e piena di insidie. Mi piace come la scrittrice abbia messo in luce tutte le sfaccettature, fin ad arrivare ad esprimere un pensiero molto netto sul suicidio, che esprime esattamente il mio pensiero sull'argomento.
"Tra gli abneganti non si è mai suicidato nessuno, a memoria d'uomo, ma la posizione della fazione è chiara: il suicidio è un atto di egoismo. Una persona davvero altruista non pensa abbastanza a se stessa da desiderare la morte"
Il mondo di Divergent è intrigante, complicato e per questo molto fragile. In fondo l'umanità non può essere catalogata e rinchiusa in una scatola, non è tutto solo nero o bianco, no? Siamo tutti divergenti.
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Cogito ergo sum
Mi piace leggere libri per ragazzi, alternandoli a letture più impegnative, così mi sono imbattuta in Divergent, che sarà pure l'ennesimo romanzo distopico che leggo, ma a me è piaciuto molto, volete sapere perché?
1. I protagonisti. Per quanto lo stile dell'autrice sia semplice e diretto (quanto di più adatto al target di pubblico che si prefigge di raggiungere) ho trovato i protagonisti, nella loro semplicità e nella loro spontaneità, molto realistici e molto vicini all'animo dei potenziali lettori. Tris e Quattro sono sicuramente i personaggi più sfaccettati (diretta conseguenza della loro natura), ma anche i comprimari sono ben delineati nella loro caratteristica dominante: la candida Christina, l'erudito Will, così gli altri.
2. La storia. É avvincente e si legge davvero con estrema facilità. La Roth usa termini semplici, capitoli brevi, perfino il layout invita a macinare pagine su pagine con grande disinvoltura. L'effetto svuota-mente (che io cercavo!) é pertanto assicurato.
3. Ho letto in qualche recensione che sarebbe una scopiazzatura di Hunger Games: non credo proprio. Innanzitutto la Collins con Hunger Games ha imbastito una storia molto più intricata e complessa di quanto abbia letto finora con Divergent. Ho amato molto Hunger Games e sinceramente non trovo molti punti in comune: forse a prima vista l'intreccio narrativo può sembrare somigliante, ma i protagonisti sono molto diversi e Divergent si presenta come libro molto più accessibile e più strettamente per ragazzi, a mio parere.
4. Interessantissima é la parte sulle paure personali che i protagonisti devono affrontare: alcune descrizioni sono davvero ben fatte e inquietanti. E sapete che quel che mi inquieta mi piace.
Insomma, se avete voglia di evadere dalla vostra realtà per tuffarvi nella faziosa Chicago del futuro, accomodatevi e seguite con il cuore in gola le avventure di Tris e Quattro.
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Io cosa avrei scelto?
Ho passato l’età dei romanzi per ragazzi e “distopico” era un aggettivo a me del tutto sconosciuto. Nonostante le premesse di lettura fossero quindi completamente a sfavore, il libro mi è piaciuto.
Probabilmente, non essendo avvezza al genere, mi ha colpito l’originalità di un mondo parallelo, di giovani alle prese con scelte di ideali e sentimenti semplici, nelle cui dinamiche scorgere le debolezze del nostro presente. L’idea di fondo è quella di una città-stato organizzata in “fazioni”, in cui i cittadini vivono ed esercitano il proprio ruolo sociale in base all’ideale che ritengono cardine per il mantenimento della pace: verità e giustizia, coraggio e difesa, sapere e istruzione, l’armonia dei lavori della terra o l’altruismo necessario al governo del bene comune. A sedici anni ogni ragazzo deve prendere una decisione e consacrarsi al proprio ideale di vita. E già questo mi ha incuriosito: io cosa avrei scelto?
La storia è raccontata dalla giovane Tris, alle prese con la propria scelta e l’inizio del suo percorso di “fazione”, fatto di amicizie, amore, scoperta di sé e regole, da rispettare o da sovvertire. Un inizio difficile, perché la sua mente è diversa, apparentemente “difettosa” nella sua divergenza: è una mente che percepisce che per essere se stessi e per il bene vero si deve cercare un equilibrio tra le tante sfumature di valore perché non esiste buon coraggio senza generosità, sincerità, amore o intelligenza.
E’ un libro semplice, senza velleità stilistiche, ma coinvolgente, sincero e capace di far trattenere il fiato. Destinato ai giovani, agli amanti del genere, ma in fondo a chiunque cerchi una lettura originale, d’azione e di sentimento, e – strano a dirsi considerato l’alto tasso di combattimento presente – curiosamente delicata.
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Davvero un bel libro!
Ad essere onesta non nutrivo poi così tante speranze per questo libro ma devo ammettere che mi sbagliavo, proprio tanto.
Questo libro è stato un mix di varie cose. Al suo interno c'è amore, forza, coraggio.
Adesso spiego un po' che cosa intendo con questi termini che possono sembrare vaghi.
Amore perchè, come si può intuire, al suo interno viene trattata anche una storia d'amore che a dir la verità non mi ha travolto più di tanto. Diciamo che la storia non era incentrata su quello e quindi è giusto e a me, alla fine, è andata benissimo anche così. Questo non ha influito sul mio giudizio. Nient'affatto.
Il punto centrale della storia è un altro e devo dire che viene argomentato abbastanza bene anche se alcune cose sono ancora in sospeso. Per questo, però, ci sono gli altri due libri 'portanti' di questa serie che, a quanto pare, chiariranno i vari dubbi.
Comunque, come ho già detto, nonostante ci sia qualche dolcezza il tutto non è incentrato sull'amore che però attribuisce un non so che di scorrevole all'insieme. Lo rende molto più 'sciolto'.
Forza perchè per tutto il libro il lettore sarà testimone dei cambiamenti di Beatrice ("Tris") che sono dettati soprattutto dalla forza e dal coraggio. La sua scelta non è stata facile e la strada è tutta in salita e questo si nota così come la forza e la volontà che la ragazza ci mette per riuscire a superare una sfida che poi diventa, praticamente, una sfida personale.
Non credo ci sia bisogno di spiegare 'coraggio' perchè il suo significato è racchiuso nella spiegazione della parola precedente.
Nonostante ora, ripensandoci, io abbia trovato qualche piccolo difettuccio devo ammettere che è stata una lettura veramente piacevole, ho ripensato alla storia per altri giorni dopo aver finito il libro. Ciò fa capire molte cose.
L'unica cosa che vorrei precisare è che ho notato una leggera mancanza di dettagli per quanto riguarda il suo addestramento, cose che mi avrebbero fatto piacere.
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DIVERso da ciò che pensavo!
Ho appena finito di leggere l'intera trilogia; ho aspettato volutamente di concludere tutti e 3 i romanzi prima di poter dare un'opinione.
Divergent è in assoluto il libro che maggiormente mi ha rapito. Trovo che l'idea delle fazioni sia fenomenale e non avendo mai letto romanzi del genere, non sono in grado di darvi un termine di paragone. Sicuramente ne leggerò, perchè Divergent mi ha sorpreso positivamente. Ho sempre creduto non sarei mai stata attratta da storie del genere, invece sono stata completamente assorbita da Tris e dalla realtà intorno a lei.
Complice la novità di ogni personaggio e ambiente, ho apprezzato lo stile dell'autrice Intrepido e non troppo Erudito nelle descrizioni, Candido nei sentimenti, assolutamente Pacifico nella scelta del ritmo narrativo e con un cuore Abnegante nei confronti del lettore.
Po' scontata la love-story tra protagonista e Quattro, ma vabbè, non si può mica pretendere tutto! Chi lo sa, magari nella prossima vita mi butterò giù su una rete e incontrerò il mio Intrepido..mi accontento anche di un 3!
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Una piacevole sorpresa
All'inizio Divergent non mi diceva nulla. Ero convinta che fosse l'ennesima saga in stile "Hunger Games" copiata spudoratamente dalla Collins. Le fazioni mi ricordavano i Distretti e l'ambientazione richiamava quella di Capitol City. Ma, con mia grande goia e sollievo, la Roth ha creato un mondo diverso, piacevole e particolare.
La città in cui vive Beatrice Prior, Chicago, è divisa in cinque "gruppi" chiamati fazioni: Abneganti, Candidi, Eruditi, Intrepidi e Pacifici. Ognuna di queste fazioni ha una caratteristica principale che la distingue da tutte le altre. Beatrice fa parte degli Abneganti, famosi per il loro altruismo, ma lei non crede di essere all'altezza di questa fazione, poichè si definisce egoista.
I ragazzi e le ragazze di sedici anni devono affrontare quella che viene chiamata "cerimonia di scelta", a cui saranno presenti tutte le altre fazioni e i ragazzi dovranno scegliere quella a cui unirsi definitivamente. Prima della cerimonia vengono sottoposti ad una specie di test che li aiuta a capire in quale fazione riuscirebbero ad ambientarsi meglio. Per i ragazzi normali la possibilità è una, per Beatrice le possibilità diventano tre. La sua scelta ricade sugli Intrepidi, ma potrebbe anche restare con gli Abneganti o unirsi agli Eruditi.
Per diventare un membro effettivo della nuova fazione deve affrontare una serie di prove e se non vuole diventare un'Esclusa (coloro che non appartengono a nessuna fazione) deve superarle tutte. Durante il periodo di prova, Beatrice incontra Christina, Will e Al, con cui stringe amicizia. Si avvicina piano piano anche a uno dei suoi istruttori, Quattro, con cui avrà una relazione. Quattro capisce che Beatrice è diversa, che ha qualcosa in più degli altri e sa anche che lei deve tenere nascosto il suo segreto. Beatrice è una Divergente e c'è qualcuno molto interessato alla sua Divergenza: Jeanine Matthews. Per arrivare a lei, Jeanine è disposta a tutto e non si fermerà davanti a nulla.
Buona lettura ragazzi!
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Spunti interessanti senza pretese
ALLARME SPOILER!
La storia di "Divergent" presenta molti spunti interessanti e una trama avvincente che coinvolge facilmente. Chi cerca una storia leggera per distrarsi dagli impegni trova in questo libro (e soprattutto nel film) una buona soluzione, ma se vogliamo analizzare l'opera da un punto di vista letterario, ci sono molti aspetti negativi che non si possono sottovalutare.
ASPETTI POSITIVI:
L'idea delle fazioni è davvero una trovata geniale: l'umanità, dopo una non precisata catastrofe, si divide in 5 fazioni e lo scopo di questa divisione è dare il potere agli Abneganti, cioè a coloro che non lo bramano. La rigida divisione in queste 5 categorie è fondamentale per mantenere questo status di potere e per impedire che la brama dei singoli riporti l'umanità nel caos del passato. I divergenti sono una minaccia per il semplice fatto che, avendo qualità fuori dal comune, possono ambire a modificare l'ordine costituito per prendere il potere (qualcuno ha criticato il significato di questo aspetto, ma a mio avviso è ineccepibile). Molto interessante, in questa cornice, è il tentativo da parte degli Eruditi di prendere il potere, tentativo che come molti hanno notato richiama prepotentemente la natura umana che le persone cercano di rinnegare e che fa ripresentare lo spettro della guerra nel mondo. Tutto ciò, pur non essendo inserito in un contesto preciso, risulta abbastanza credibile e originale. Non è male anche il percorso di formazione della protagonista, benché non ci sia niente di nuovo in questo.
ASPETTI NEGATIVI
1. La scelta del nome "Quattro" secondo me è pessima, oltre che incoerente: anzitutto nessuno chiamerebbe mai se stesso con il numero delle proprie paure, è una cosa ridicola anche per un pubblico di 16enni; e poi lui non può conoscere con certezza le sue paure prima di entrare nella seconda fase dell'addestramento, dunque se il nome lo sceglie all'inizio qualcosa non torna.
2. Che si viva in un futuro indefinito è chiaro fin dall'inizio, e posso anche accettare che ci siano tecnologie abbastanza avanzate, ma alcune cose rasentano la magia (ad esempio il fatto che le persone possano vedere nella mente altrui). Ma la cosa peggiore è l'incoerenza del siero usato per assoggettare i soldati: se si tratta dello stesso siero usato nelle simulazioni, com'è possibile che produca effetti come l'obbedienza incondizionata? Questa cosa andava senz'altro motivata meglio.
3. Il quasi totale lieto fine lascia l'amaro in bocca. Dare una conclusione tristemente realistica al romanzo, con la realizzazione dell'intento degli Eruditi e con l'esclusione o la fuga dei divergenti avrebbe dato maggior spessore all'opera. Sarebbe stata un'acuta analisi della realtà, cioè del fatto che la società e l'ordine costituito spesso annichilano il volere dei singoli individui, costringendoli magari ad adeguarsi (come ci ha insegnato l'immenso Orwell). Il lieto fine invece risultava scontato fin dai primi momenti della storia; ma capisco che il pubblico a cui il romanzo è destinato richieda questo tipo di epilogo.
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originale e riflessivo senza essere pretenzioso
Dopo aver visto il primo film è arrivata anche la voglia di leggere il libro. Il genere mi piace, nonostante sia decisamente destinato più agli adolescenti.
Premetto che ho letto solo il primo volume e che mi riservo il diritto di cambiare le mie opinioni in seguito, rischio che con le saghe esiste eccome - con questa forse più che con altre -.
Parto subito col dire che Divergent mi è piaciuto e che ho divorato il libro in due giorni, sebbene questo non significhi che non ne abbia notato i difetti.
Sin dalla prima pagina veniamo catapultati in questa distopia, un futuro prossimo non ben definito in cui l'umanità, presumibilmente in seguito ad un qualche guerra mondiale, si è rifiugiata all'interno di una recinzione e divisa in 5 fazioni, che individuano altrettanti tipi di personalità:
- gli Abneganti, che si prodigano per il prossimo e praticano il sacrificio di sè
- gli Intrepidi, che affrontano e sconfiggono le loro paure allo scopo di difendere la città
- i Pacifisti, che coltivano la terra
- i Candidi, che vedono nella Verità l'unica via di uscita dai mali del mondo
- gli Eurditi, che perseguono la conoscenza in ogni campo
Per prima cosa, devo dire che, sebbene poco realistica, questa netta divisione tra persone che credono in diversi valori e che per essi lottano (nonostante lo scopo fosse inizialmente quello di debellare la guerra) credo sia una trovata non da poco, per quanto schematica. Non nuovissima, certo, ma almeno la Roth si è data la pena di reinventarla. Basta riflettere per qualche istante per capire quanto le fazioni della Roth siano plausibili anche nell'ottica dell'odierna società -e non solo all'interno della distopia-, per individuare gli ispiratori delle fazioni. E, infondo, la "fantascienza" non è altro che questo, un'esasperazione, un'estremizzazione di ciò che già esiste.
Nonostante partano da due diversi presupposti, capisco bene perchè si associ la saga di Divergent a quella di Hunger Games.
Però non basta pensare a questa associazione solo in virtù della distopia YA.
Le due saghe hanno la stessa atmosfera, trasmettono la medesima sensazione di vivere una vita le cui regole sono dettate da altri. E' vero, Tris può scegliere la fazione in cui vivere mentre i tributi non hanno la minima voce in capitolo circa il loro destino di andare al macello. E' tuttavia, anche quella di Tris, una scelta pre-ordinata, obbligata, tant è che per persone come lei, per cui non è possibile individuare la specifica fazione, ipoteticamente non c'è altra via se non quella di essere Esclusi dalla società, in quanto personalità non conforme ai dettami pre-stabiliti.
Roth e Collins, però, partono da due presupposti diversi: la prima dalla guerra, la seconda dal disastro naturale -che, seppellendo gran parte delle terre emerse, ha causato il sorgere di una dittatura istituita originariamente allo scopo di gestire meglio e più rigorosamente le risorse (ed è per questo che ad ogni Distretto è associata una specifica produzione).
Parimenti, due dei mali che oggi ci affliggono e per cui spesso temiamo la fine del mondo che conosciamo.
Apparte i presupposti e il genere assolutamente affine, i parallelismi tra le due saghe qui s'interrompono e si ricongiungono solo nel messaggio finale. La trama, e le due protagoniste soprattutto, sono completamente diverse.
Quello che ci viene raccontato, al di là dell'ambientazione della storia, è ciò che ognuno di noi ha vissuto a sedici anni, quel conoscere sè stessi al di fuori del nucleo familiare, quel prendere coscienza della propria indole e del proprio carattere, mano a mano che si cresce e che ci si confronta con la vita e con gli altri. E' questo che fa Tris, della quale viene descritto il percorso in modo semplice ma essenziale.
Tris sta crescendo e con lei cresce l'insofferenza a regole che non si conformano alla propria natura, le regole degli Abneganti; al contempo, si sente in colpa, stentando a lasciar andare il freno per non arrecare dispiacere ai propri genitori. Già consapevole, anche se in bilico tra vari sentimenti, di questa sua diversità, Tris decide di tentare l'ingresso nella fazione degli Intrepidi. Essendo cresciuta in un ambiente sterile, votato all'atruismo e da cui è bandita qualsiasi forma di vanità, da quella più semplice (guardarsi allo specchio, avere vestiti differenti) a quella più complessa (l'amor proprio), si può ben capire per quale motivo passi i giorni prima della fatitica scelta ad ammirare gli Intrepidi, che corrono, ridono e non sottostanno alle sue stesse regole. Dunque, quando il giorno della scelta è vicino, e il test attitudinale si verifica inconcludente, bollandola come Divergente, la sua scelta cade sulla vita che da sempre, intimamente, desidera per sè.
La vita che la aspetta, una volta varcata la soglia del mondo adulto - soglia da identificarsi con la scelta compiuta -, è più dura di quanto si aspettasse. Ci sono prove da superare e persone la cui cattiveria non si è annullata grazie al sistema delle fazioni, in soldoni fallimentare in quanto fondato dagli uomini e, dunque, già in partenza intrinsecamente nullo.
Mentre seguiamo lo sviluppo della stroria e la crescita di Tris, lo sbocciare dell'intrigo politico che ha per protagonista Jeanine, una Erudita con smanie di potere, ci racconta come l'ambizione e l'avarizia di certuni individui a scapito di altri portino comunque al conflitto e alla distruzione.
E' la natura umana il problema; cambiano i mezzi, le società si evolvono, eppure la storia -passata, presente e (nel caso del libro) futura- ci appare come un eterno ritorno senza speranza di redenzione.
E' questa la morale, affidata alle parole della mamma di Tris, nell'ultimo atto:
"Gli esseri umani non riescono ad essere buoni per molto tempo, senza che il male si insinui di nuovo tra loro e li riavveleni."
Suggeriva questo anche il finale di Hunger Games, in cui colei che aveva capeggiato la rivoluzione facendola sbocciare pian piano dal Distretto 13, una volta sul "trono" chiedeva il ristabilimento dei giochi per vendetta.
Come dicevo, l'idea alla base del romanzo c'è e va elogiata.
Dei difetti, o meglio, delle cose che non mi sono piaciute troppo, ci sono.
Lo stile della scrittura è scarno ed estremamente semplice, forse proprio perchè l'opera è destinata ad un pubblico giovane. Frasi molto brevi, un vocabolario di 50 parole sì e no. Insomma, non so se sia colpa della traduzione, ma stento a crederlo, dato che i traduttori sono tenuti ad attenersi allo stile originario il più possibile.
Altra nota dolente è la storia tra Tris e Quattro. Sono lieta che la Roth non tenda a focalizzarsi troppo su questo punto. E' pur vero, comunque, che le scene dedicate ai due sono estremamente melense, a tratti sinceramente poco credibili.
Tris è una protagonista che mi piace. Si presenta come impacciata e insicura, repressa nella sua fazione d'origine; passo dopo passo si scopre incredibilmente forte, intelligente, capace, persino attraente. Non si vergogna di queste scoperte e il racconto non è infiocchettato con false modestie e fronzoli di sorta. Mi sarebbe piaciuto, per una volta, che la protagonista femminile dominasse la scena senza l'inevitabile supporto dell'ennesima storia d'amore, sbocciata troppo presto e senza un minimo di suspance, solo per strizzare l'occhio alle ragazzine.
Smettiamola d'insegnare alle adolescenti a sentirsi incomplete senza il figone di turno.
In seconda istanza, avrei gradito maggiori particolari circa i precedenti della storia e, soprattutto, circa il lavoro degli intrepidi alla recinzione. L'unica frase in merito è affidata ai pensieri di Tris che osservando un camion di Pacifici attraversare le porte per dirigersi verso le fattorie, situate al di fuori della città, nota un Intrepido richiudere a chiave il passaggio, dall'esterno.
"Sembra che vogliano tenere noi dentro, invece che difenderci da ciò che c'è fuori".
Mi aspetto, comunque, che questi aspetti siano approfonditi nei successivi volumi.
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Grande originalità
Dire che questo libro mi è piaciuto è poco, l'ho amato dalla prima all'ultima pagina, mi è entrato dentro e credo che difficilmente troverò un libro dello stesso genere che lo sostituirà. Quando ho iniziato la lettura non mi aspettavo nulla di tutto questo, mi aspettavo la solita distopia per ragazzi, invece mi sono dovuta ricredere.
Divergent è uno di quei libri che leggi tutto d'un fiato che non finisce mai di stupirti e di farti stare in ansia per i protagonisti. Scrivere e farvi capire quello che mi ha trasmesso è difficile, ma ci proverò.
L'intera storia si svolge nella città di Chicago, che non ha nulla a che vedere con quella reale, essa infatti è suddivisa in cinque fazioni. Gli abitanti possono decidere al loro sedicesimo anno d'età a quale di essa appartenere: Eruditi, Intrepidi, Pacifici, Candidi o Abneganti, ognuna dedita ad un valore.
Beatrice è la protagonista della nostra storia, fa parte degli Abneganti e per questo è costretta a vestiti semplici, capelli raccolti, mai guardarsi allo specchio,... perché bisogna dedicarsi completamente agli altri, rifiutando la vanità. Vive con la sua famiglia, seguendo questi valori fin da piccola. Ma adesso è arrivata l'ora di scegliere, ha compiuto da poco sedici anni e il giorno della scelta si avvicina.
Prima della scelta ogni ragazzo deve fare un test che gli indicherà a quale fazione è predisposto, ma poi potrà scegliere se seguire o meno il consiglio.
Questo è quello che dovrebbe avvenire, ma al momento del test di Beatrice qualcosa non funziona, scopre così di essere una divergente: il suo animo è predisposto a tutte e cinque le fazioni. La protagonista non sa cosa comporti questo ma fin da subito viene avvisata di non rivelare mai a nessuno la sua vera natura. Beatrice sa che essere divergente è qualcosa di molto pericoloso, ma non sa bene da chi venga la minaccia.
Il giorno della scelta, Beatrice sa già di voler cambiare fazione, perché ha bisogno di sentirti libera!
Non vi rivelo altro perché ho davvero voglia di farvi leggere il libro, quindi preferisco lasciarvi la curiosità!
La storia raccontata da Veronica Roth è qualcosa di nuovo, di originale, mentre leggevo il libro dentro di me dicevo: finalmente qualcosa di nuovo!! Perché sono certa che il lettore è stanco di sentire sempre le solite storie, quindi se avete voglia di cambiare dovete per forza leggere questo libro!
Divergent è un libro speciale, perché è riuscito davvero a trasmettermi tante emozioni, una dietro l'altra, ogni tanto mi ritrovato con un sorriso ebete in faccia, altre volte sapeva farmi rattristire e farmi provare una sensazione di sconfitta.
La scrittrice con le sue continue descrizioni minuziose mi ha fatto capire ogni minima cosa, come se conoscessi quel mondo da sempre. E in libri del genere, le descrizioni sono molto importanti per aiutare e stimolare la mente del lettore.
Riuscirete ad amare ogni aspetto del libro, perché è davvero perfetto! Ogni personaggio è ben costruito e ben strutturato, li conosceremo pian piano. Ciò aiuta a ricordarsi di loro, nonostante non siano i protagonisti.
Ancora, la Roth ha un modo di scrivere molto leggero e semplice, ma mai banale. Mostra una certa maturità che manca a molti scrittori, nonostante si rivolga ad un pubblico di adolescenti.
Un'altra cosa che ho apprezzato molto è il fatto di lasciare un po' da parte la storia d'amore e parlarne maggiormente alla fine, questo ha favorito il mio apprezzamento per il loro amore, perché non è mai diventato noioso e troppo zuccheroso come spesso capita in tanti altri libri.
Insomma, penso di aver detto tutto e spero di avervi convinti a leggerlo. Io credo che questo libro piaccia a tutti e che davvero in pochi saranno quelli a darne un giudizio negativo.
Mi sento davvero di dovervi consigliare questo libro, perché perdete tanto a non leggerlo!
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Sopravvalutato
Mi sono avvicinata alla trilogia con curiosità, ben disposta, consapevole di non avere tra le mani un'opera da premio Pulitzer, ma speranzosa che non fosse la super cazzola che invece ho letto...
A favore di questo primo libro devo ammettere che si lascia in qualche modo leggere. L'ho trovato a tratti noioso ma ha parti anche spassose. Insomma, meno peggio di quello che lo segue.
Come era già successo con i vampiri di Stepheny Meyer che avevano generato una serie infinita di cloni, così ora, dopo il successo della saga di "Hunger Games", sembra che ogni serie o saga, chiamatela come volete, debba per forza essere ambientata in un futuro distopico, ovvero in un mondo alternativo, cupo, dominato dalla forza bruta e dal potere di pochi crudeli despoti.
In questo caso il futuro che ci viene presentato è una Chigago post-apocalittica che non viene mai chiamata col suo nome ma che si evince solo da alcuni indizi, in particolare dagli edifici che vengono descritti; un esempio su tutti è l'Hancock Building, protagonista del capitolo in cui la protagonista si cimenta nella "zip-line", sorta di "giostra" che prevede la discesa da un grattacielo appesi ad un cavo d'acciaio.
Una città che una volta si affacciava su un fiume che ora è solo una palude, e dove la maggior parte degli edifici è in rovina dopo una probabile terribile guerra, ma anche questo possiamo solo ipotizzarlo perché nulla viene spiegato con chiarezza.
In questa città, per preservare la pace, gli uomini hanno deciso di dividersi in Fazioni a seconda dell'elemento predominante nel proprio carattere: ci sono così gli Abneganti (gli altruisti che governano la città), gli Intrepidi (i coraggiosi che la difendono), gli Eruditi (coloro che sono dediti allo studio e alla conoscenza), i Candidi (coloro che non mentono mai) e i Pacifici (coloro che ripudiano la violenza in ogni forma). Tutti coloro che non rientrano in una fazione, le persone normali, le definirei io, sono degli Esclusi, dei relitti umani senza cibo e senza casa costretti a mendicare e a vivere di stenti.
Insomma, non certo un bel mondo nel quale vivere...
Questa è lo scenario nel quale agisce la protagonista Beatrice, "Tris" (nome ovviamente cretino perché se non ha un nome del genere non può essere la protagonista di uno YA), che ha sedici anni, è nata nella fazione degli abneganti ma ora deve scegliere a quale fazione essere iniziata. Ella, durante il test che le indica qual è la sua inclinazione, scopre di essere una Divergente, ovvero di essere... una persona normale, in quanto nel suo animo ha un po' di caratteristiche di abneganti, intrepidi, eruditi… detta più semplicemente, è altruista, coraggiosa e le piace scoprire nuove cose... Caratteristiche pericolosissime, vero? Bè, essere divergente è pericoloso per la sua incolumità e quella degli altri, almeno così le viene detto, quindi le viene consigliato di non rivelare a nessuno questa sua peculiarità, che sarebbe poi la normalità... ma vabbè… non stiamo troppo a sottilizzare e andiamo avanti.
Dopo aver scelto di essere iniziata alla fazione degli Intrepidi, affascinata dal vederli ogni giorno saltare dai treni in corsa mentre si reca a scuola (sic! sì, perché questi storditi di Intrepidi non scendono o salgono normalmente dai treni, ma ci si gettano fuori o dentro mentre sono in corsa… soprassediamo...), dovrà ovviamente affrontare diverse prove di coraggio, le proprie paure, numerosi nemici, la nostalgia per i propri cari, oltre a venir coinvolta in un complotto che vuole rovesciare l'ordine attuale. Ovviamente incontrerà l'amore della sua vita, Tobias "Quattro"(altro soprannome cretino che non vuol dire proprio niente!), il suo istruttore, perché altrimenti che YA sarebbe senza la dozzinale storia d'amore tra il bellone e la bruttona?
Il romanzo si lascia leggere in qualche modo, una classica lettura d'evasione senza pensieri, però devo ammettere che dopo Hunger Games che mi aveva tanto appassionato, questo nuovo fenomeno con tanto di pellicola al seguito mi ha decisamente deluso.
Lo spunto narrativo delle fazioni è sicuramente interessante ma la buona idea viene un po' buttata via per mancanza di particolari. Per esempio, non viene spiegato se la divisione in fazione riguarda solo Chicago o anche altre città, non si sa cosa sia accaduto al governo degli Stati uniti e al resto del mondo, quale sia il loro assetto politico.
Lo stile spesso è approssimativo (solo per fare un esempio: in un passaggio la madre urla a Tris "Tu sei mia figlia. Non me ne frega niente delle fazioni." Frase non proprio forbita che proprio non si addice ad una madre e alla situazione e che mi ha fatto tanto ridere!!!! )
I personaggi, soprattutto quelli secondari, hanno poco o nulla spessore, quasi soltanto delle figurine di contorno, dei nomi che si accavallano uno all'altro senza che il lettore sia capace di distinguerli. I buoni sono solo buoni, i cattivi sono cattivi senza possibilità di redenzione. Non ci sono sfumature nei caratteri, nessun tentativo di renderli più interessanti, di creare un "mondo" intorno a loro.
Anche la storia d'amore sembra seguire canali già visti e sentiti, il bellone buono, perfetto, sensibile, inesperto sotto la sua corazza di duro, si innamora della protagonista che, come da moda dilagante, è bruttina, impacciata o almeno si definisce in questo modo.
Il difetto più grande credo che risieda poi nell'intreccio che, a mio avviso, decolla solo quando il libro è quasi verso la conclusione. Per più di 200 pagine assistiamo all'addestramento di Tris per diventare un'Intrepida, senza capire perché il suo essere Divergente sia così pericoloso.
Capisco che la necessità di scrivere gli altri due libri della saga dandole un degno (?) finale spinga l'autrice ad allungare un po' il brodo, peccato che tutta la storia ne risenta mancando di un vero centro e concentrandosi alla fin fine solo sul rapporto romantico tra Tris e Quattro (ma si può chiamare i due protagonisti in un modo tanto stupido???)