Chaos. Il nemico
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In cui Todd minaccerebbe perfino un albero
Il primo volume di Chaos Walking non mi ha propriamente folgorato: certo la serie, rispetto a libri simili per target e genere (anche usciti negli anni successivi) presenta degli aspetti di originalità e delle scelte narrative abbastanza coraggiose; però speravo davvero che il sequel riuscisse ad arrestare il ritmo frenetico e dare una verosimiglianza maggiore agli eventi raccontati. Posso dire che "Chaos. Il nemico" è riuscito almeno in parte a soddisfare le mie aspettative, e anche a stupirmi con elementi che non avevo affatto previsto.
La narrazione presenta un seguito diretto di quanto avvenuto nell'epilogo di "Chaos. La fuga" perché, arrivati ad Haven -adesso ribattezzata Nuova Prentisstown-, Todd e Viola vengono separati e strettamente controllati dal Sindaco Prentiss e dai suoi uomini; il ragazzo riceve l'incarico di lavorare in un insolito allevamento, mentre la nuova colona si trova confinata in una sorta di sanatorio dove viene reclutata come apprendista, nonostante le sue scarse competenze in ambito medico. In città non tutti sono però pronti ad accettare passivamente il governo dispotico del neo nominato Presidente, ed è questo a dare il via all'intreccio che si sviluppa per la gran parte del secondo volume.
Un aspetto da subito evidente, e che ritengo una scelta positiva, è l'introduzione del POV di Viola: di certo rende più dinamica la narrazione, perché vediamo diverse scene da entrambe le prospettive, oppure alcuni dei passaggi più ricchi d'azione diventano dei veri e propri ponti tra i punti di vista dei due ragazzi. Ci sono altri miglioramenti rispetto al primo libro, come il focus su dei temi più maturi, affrontati ed approfonditi in modo serio eppure comprensibile per il pubblico di riferimento; la trama mi è sembrata poi meglio strutturata -con meno pattern ripetuti- ed anche alcuni personaggi secondari ottengono un maggiore sviluppo: in particolare, devo dire che l'evoluzione di David "Davy" Prentiss Jr non mi ha lasciata indifferente, per quanto rimanga un carattere problematico.
Inoltre, mi hanno colpito molto le riflessioni di Todd sulla condizione degli Spackle e sul suo ruolo in questo, soprattutto nella scena della numerazione che reputo una delle più convincenti e d'impatto del romanzo. E se nel primo libro ci si focalizzava sui diversi modi di gestire il Rumore, qui l'analisi diventa più ampia e ci si chiede quale sia l'atteggiamento migliore nei confronti di un'autorità opprimente ed ingiusta; a mio avviso vengono dati degli ottimi spunti di riflessione, forse solo nel finale questo tema viene un po' sacrificato in favore della parte più movimentata della narrazione.
Non tutte le problematiche sono però state risolte: il ritmo continua ad essere troppo incalzante per approfondire al meglio le singole scene, rimangono anche diverse trovate che definirei infantili, evidenti specialmente perché provengono dai personaggi adulti, come i nomi dei due schieramenti. Continua poi il massacro un po' casuale di personaggi secondari a malapena abbozzati, che porta a chiedersi perché l'autore abbia voluto inserirli nella storia in principio.
E se è vero che l'intreccio sembra pensato in modo meno casuale, le svolte di trama rimangono estremamente prevedibili; dall'inizio alla fine del volume, i protagonisti sono gli unici a stupirsene ancora. A mio gusto personale poi, trovo che la voce di Viola non abbia un carisma pari a quella di Todd: in sostanza, il suo punto di vista è utile per la narrazione, ma non è riuscito a trasmettermi le stesse emozioni.