Blackbird. I colori del cielo
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Valentina & Oksana
Quando quella nube appare nel cielo non è altro che un mistero. Un mistero indecifrabile, che intimorisce ma che non sarà certamente niente di grave e a cui sicuramente gli operatori della centrale, tra cui anche i loro padri, troveranno rapida risoluzione. È questo che pensano Valentina e Oksana, due giovani nate da due famiglie molto diverse e con due storie all’inizio separate, che osservano dalle loro case l’esplosione nucleare di Chernobyl occorsa in quel del 26 aprile del 1986. Il loro sguardo è ignaro, inconsapevole. Sanno che qualcosa di oscuro e pericoloso si sta manifestando innanzi ai loro occhi, tuttavia, si fidano di quel che le istituzioni hanno loro garantito, si fidano di quegli uomini che lavorano costantemente all’interno della centrale e dei vari reattori. È più che altro un istinto, un istinto che pulsa e che chiede di essere ascoltato.
Non sono amiche le due giovani all’inizio dell’opera, al contrario. Provengono da mondi opposti, si sfidano nelle prove più audaci per la loro età, vivono in un contesto ove l’una è guardata con intolleranza e intransigenza dall’altra. Valentina è vista con sospetto dai suoi compagni perché di fede ebraica e questo è un aggravante ancora più pericoloso e lesivo negli anni dell’Unione Sovietica ove il sospetto regna sovrano e il pericolo del tradimento e dell’incriminazione sono circostanze all’ordine del giorno. Gli ebrei sono additati nei modi peggiori, accusati delle colpe più grandi e gravi, tra cui anche di arricchirsi alle spalle altrui ma sono anche operatori efficienti e competenti che trovano facilmente impiego nel nucleare. Oksana è tra coloro che sono diffidenti nei confronti di chi professa suddetta fede ma quando scoprirà di aver definitivamente perso il padre e che il suo cammino non potrà procedere con la madre perché contaminata, ecco che allora il suo destino si congiungerà con quello dell’altra sino a percorrere quel lungo viaggio in treno atto a raggiungere la nonna di questa in una terra lontana alla ricerca di ospitalità. Anche la madre di Valentina non potrà unirsi a loro in questo tragitto a causa di prezzi esorbitanti del treno, a causa di misure restrittive finalizzate a tenere confinato quanto accaduto nella realtà di Chernobyl. A questa storia del tempo nostro più prossimo si congiungerà un alternarsi con un’altra storia appartenente a un tempo più remoto che ci permetterà di conoscere Rifka e di tornare agli anni in cui quella persecuzione degli ebrei era ininterrotta quotidianità. Il tutto, tassello dopo tassello, sino a ricongiungersi e ricomporre un puzzle uniforme.
“Blackbird. I colori del cielo” trae origine da una storia vera. Molti furono i ragazzi esiliati dalle famiglie per scampare al pericolo delle radiazioni, il Governo non fu in grado di elaborare un piano di evacuazione adeguato, il terrore che il mondo venisse a conoscenza del disastro era più grande di ogni altra necessità e impellenza (nelle note finali dell’opera sono presenti ulteriori chiarimenti su ciò). Il testo non è altro che la storia di due voci tra le tante che quel disastro lo hanno vissuto sulla pelle.
Il titolo, oltre che a ruotare attorno alla tematica principale dell’esplosione e a sensibilizzare in merito, ha però anche il grande pregio di far soffermare l’attenzione del lettore altresì sul pregiudizio e sulle falsità che spesso dilagano quando viene scelto un nemico comune. Ciò accadrà per mezzo della voce di Oksana che, se all’inizio verrà offuscata dal volto e dalla presenza di Valentina, successivamente prenderà maggior campo, spessore e consapevolezza finendo con il diventare la portavoce dell’importanza della tolleranza, della ricerca della verità, della lotta alle falsità e alle ignoranze.
Nel complesso il volume si presta a una lettura rapida adatta non soltanto al pubblico dei più giovani, come consigliato da catalogazione, quanto anche ai più adulti che amano la problematica e desiderano avvicinarvisi per la prima volta. Lo scritto, infatti, non va molto oltre a quello che è l’approfondimento per chi già conosce la circostanza e chi già ha una infarinatura dei fatti, tanto da soddisfare in maggior modo il palato di chi avendo meno dimestichezza con il quanto narrato tende ad avvicinarvisi come neofita. Ciò accade anche perché l’autrice ha voluto con le sue parole parlare pure di una storia di amicizia e sensibilizzare su più aspetti. Lo stile è pulito, semplice, non particolarmente erudito. Una lettura piacevole, rapida, da scoprire. Una buona prova, seppur non indimenticabile, tra le letture di questo genere.
«Qualcosa si sciolse nel suo petto, come una fascia che si era allentata. Per la prima volta dall’esplosione, si sentì come se potesse respirare di nuovo. E anche se non capiva perché si sentisse in quel modo, ne era contenta.»