Una piccola libreria a Parigi
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Una piccola libreria a Parigi.
"....perché tutto è dentro di noi. E nulla scompare."
Un libro che racconta del dolore che si prova per le persone amate e perdute.
Jean Perdu ha amato la sua Manon, con tutto se stesso, annientandosi, poi un giorno lei ha lasciato una lettera e se ne è andata via.
"Chi viene lasciato deve rispondere con il silenzio. Non deve dare più nulla a chi se ne è andato, deve farla finita così come l'altro l'ha fatta finita con il futuro."
Lui si è rifiutato di leggerla, sa che ha scelto la felicità tra le braccia di suo marito Luc e per lui inizia una vita senza amore, bloccato in un mondo piatto e triste, nel quale ripensa continuamente alla sua lei, poi un giorno grazie a Caterina il contenuto della lettera viene a galla e scopre che Manon è fuggita da lui non perché non lo amava più, ma per un problema grave di salute.
Adesso Jean Perdu non si rammarica per l'amore perduto, ma per non esserle stato accanto nel momento della malattia.
"Lo sai che fra la fine e il nuovo inizio, c'è un mondo di mezzo? E' il tempo ferito, Jean Perdu. E' una palude dove si raccolgono sogni, paure e intenzioni perdute. I passi in questo tempo si fanno più pesanti. Non sottovalutare questa stazione di passaggio fra la fine e il nuovo inizio, Jeanno. Datti tempo. A volte le soglie sono così grandi che non si possono superare con un passo solo."
Inizia per lui un viaggio che lo porterà da Parigi fino alla Provenza, grazie al quale affronterà i fantasmi che lo tormentano e ricomincerà di nuovo a vivere.
"Manon, hai ragione. E ancora tutto qui. Il tempo passato insieme è intramontabile, immortale. E la vita non finisce qui. La morte nella nostra vita è solo una soglia fra una fine e un nuovo inizio."
Un libro troppo melenso per i miei gusti, forse io ho il difetto di non essere molto romantica, tutta questa sofferenza per l'abbandono da parte di una donna che si divideva tra due uomini, Luc e Jean, non mi ha convinto fino in fondo, sono troppo insensibile verso il troppo, lo ammetto, purtroppo so che di questo romanzo mi rimarranno di più gli incantevoli paesaggi descritti nel viaggio su una chiatta tra i fiumi che da Parigi portano nella splendida Provenza ed il profondo dolore che si prova per la morte di una persona a noi molto cara, quel distacco per me è difficile da accettare e da assorbire.
"Il dolore funziona così: ti accompagna fin dall'inizio. Ti sveglia. Sta tutto il giorno con te, fino alla sera, e non ti lascia dormire in pace. Ti stritola e ti scuote. Ma ti scalda anche. Prima o poi se ne va, ma non è mai per sempre. Si guarda continuamente indietro. E poi alla fine...ho capito di colpo che cosa è importante nella vita. Il dolore me l'ha rilevato: è l'amore la cosa più importante. Mangiare bene. Tenere la testa alta e non dire di sì quando bisogna dire di no."
"Una piccola libreria a Parigi" mi ha deluso, è il classico libro che dalla copertina e dal titolo mi aspettavo di più, ma capisco anche che possa piacere a molti per l'amore ed il romanticismo che trasmette.
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C'E' SEMPRE UNA SECONDA POSSIBILITA'
Una piccola libreria a Parigi, è il romanzo d’esordio di Nina George e mi è stato regalato questo Natale da una mia amica.
Titolo molto interessante e accattivante con quella parola Parigi che fa da calamita e con una copertina molto carina, sono stati gli ingredienti giusti per catturare la mia attenzione e iniziare a leggerlo subito accantonando altri romanzi.
Dato che Natale è passato solamente da pochi giorni, la lettura è stata scorrevole e piacevole e devo dire che il romanzo è scivolato via veloce.
Il protagonista è Jean Perdu, un cinquant’enne che è il titolare di una libreria galleggiante sulla Senna che si chiama” Farmacia Letteraria”. Jean non è un semplice libraio, no lui è una sorta di medico/psicologo che cerca, oltre che a consigliare dei libri ai clienti, di dare loro un romanzo che sia una medicina, un rimedio per l’anima.
Lui abita in Rue Montagnard al civico 27, in un condominio che è composto da personalità molto varie, la portinaia curiosa, la pianista particolare e il giovane scrittore.
Un nuovo arrivo Madame Catherine Le P. , una donna che si è trovata da un giorno all’altro senza marito e senza casa, metterà in crisi Jean Perdu e gli farà rivedere le sue scelte di vita.
Jean è un uomo che si può definire “arido di sentimenti”, è come se si fosse chiuso in se stesso e non riesca ad aprire il suo cuore verso un’altra donna.
La sua ex Manon, dopo anni di relazione, lo ha lasciato di punto in bianco non dandogli nessuna spiegazione se non una lettera.
Dopo ventuno anni però, Jean , non riesce ancora ad aprire e leggere quella famosa lettera e a fare i conti con il passato.
Un romanzo un po’ particolare, non una storia d’amore, più un libro sulla ricerca della felicità e dell’amore, anche in età matura si può avere una seconda possibilità.
L’autrice ha descritto le vicende e i fatti con molta tenerezza e semplicità, un inno di speranza che ci porta ad assaporare l’aria e la vita parigina e della Provenza.
Un romanzo che mi è piaciuto, anche se nella seconda parte ,non è decollato svelando troppo presto un tassello importante della storia e non lasciando da scoprire nulla o quasi.
Ma quello che per me ha salvato il libro è proprio Jean Perdu, il protagonista, che con il suo charme vecchio stile e la sua sensibilità crea un empatia immediata con il lettore.
Consiglio il romanzo a chi vuole fare un’esperienza di lettura diversa dalle solite e a chi ama i libri e l’atmosfera parigina.
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Viaggiare per ritornare a vivere
Jean Perdu è un 'giovane' cinquantenne proprietario della libreria-imbarcazione chiamata 'Farmacia letteraria', una "chiatta con una pancia cascante, una cambusa, due cuccette, un bagno e ottomila libri.". Il suo punto di forza risiede nella straordinaria empatia con la quale riesce a soddisfare ogni richiesta e bisogno dei propri clienti, in quanto leggere è "un viaggio senza fine. Un lungo, infinito viaggio, in cui si diventa più miti, più amorevoli e umani.", anche se il suo animo è ben lontano dall'essere felice e appagato: questo perché ventuno anni addietro la sua ex fidanzata Manon lo ha abbandonato, apparentemente senza alcun motivo, lasciandogli solamente una lettera che non ha mai avuto il coraggio di leggere. Una vita scandita da routine e sostanziali abitudini, quella del protagonista, almeno sino a quando non conoscerà Madame Catherine, una nuova inquilina del palazzo, che lo costringerà a scoprire il contenuto della missiva. Un contenuto inaspettato, sorprendente, che spalancherà nuovi scenari nell'umile quotidianità del libraio e che lo condurrà in un viaggio alla ricerca di un passato rimasto ancora sospeso fra la nostalgia e la malinconia di una vivida rimembranza e poco più.
Siamo di fronte a un vero e proprio romanzo di formazione ambientato in una fiabesca "Parigi di Giugno: carica di fiori di timo e di aspettative", il cui civico 27 di Rue Montagnard brulica di vita grazie a un podologo cieco, un artigiano ghanese e due anziane pettegole. E' proprio da questo (solo sulla carta) anonimo palazzo che parte la 'seconda vita' di Jean Perdu dopo che ha scoperto tutta la verità sul suo primo amore, indimenticato e assolutamente indimenticabile.
Dal palazzo al salire a bordo di Lulù, vezzeggiativo con cui Perdu indica il proprio 'pronto soccorso', il passo è breve: e così, in compagnia del napoletanissimo Salvatore Vitale ("lo sfacciato, nato in un incidente in un'ora libera fra sua madre, donna delle pulizie, e un insegnante sposato.") e dello scrittore Max Jordan ("l'ultimo tentativo di un matrimonio ormai congelato fra un ex sostenitrice del sì e un uomo pedante corroso da aspettative e delusioni."), l'autrice incammina il protagonista in un meraviglioso viaggio provenzale attraverso luoghi semisconosciuti nei quali "Era una Francia antica e pigra quella che si presentava ai loro occhi: gradevole, nobile, verde brillante e unica.", che lo cambierà radicalmente a livello interiore giorno dopo giorno, riflessione dopo riflessione. Il tutto mentre rimarrà tangibile la presenza di una trascendente Manon su Jean, e infine "poi anche io diventerò luce e sarò dappertutto.".
Un libro cucito e preparato su misura per tutti quelli che hanno smesso di vivere e che rappresentano i 'Mattia Pascal' del XXI secolo. E' a queste 'vite a metà' che si riferisce la scrittrice quando afferma che "La morte non significa nulla. Restiamo sempre quello che siamo stati l'uno per l'altro." e, soprattutto, quando assegna loro un compito: "Portiamo dentro di noi i nostri morti e i nostri cuori bianchi. Sono loro che ci rendono quelli che siamo.".
Affinchè un giorno anche di noi si possa dire che
"«Tu percepisci e vedi attraverso la maschera dietro cui si nascondono in molti. Riesci a capire tutto quello che li preoccupa, quello che sognano e quello che gli manca.»
Tutti hanno un talento, la trasmiranza era il suo."
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LA VITA E' UN TANGO!
Questo libro sarebbe da far leggere OBBLIGATORIAMENTE a tutti quelli che dicono che a cinquant'anni la vita è finita, quel che è fatto è fatto, è tutta una discesa e chi più ne ha più ne metta (a volte anche dopo i quaranta). Ecco, il merito grandissimo di questo libro è di far vedere soavemente che sono tutte chiacchere, luoghi comuni causati dal grigiore della rassegnazione e dell'apatia. E, come tutti i luoghi comuni, sciocchi. Con estrema maestria e leggerezza la scrittrice si addentra, tramite la storia di questo affascinante libraio cinquantenne, nei misteri dell'amore e della vita, nei meandri della psicologia umana, dell'amicizia, dei rapporti fra le persone, senza trascurare una vena di romanticismo e avventura che rende la lettura un vero piacere. Si parla di paesaggi stupendi, di buon cibo, di tango e tutto con una ricchezza descrittiva poetica e coinvolgente. Per arrivare all'altro grande merito di questo libro: non c'è giudizio, non si danno valutazioni di "bravi" o "non bravi". La storia è questa, la vita è questa. Che ci piaccia o no non siamo i soli a decidere. Ma, che ci piaccia o no, siamo i soli a tenere aperti o meno i nostri cuori.
P.S. Nell'altra opinione è presente un'anticipazione molto importante (spoiler). Uomo avvisato...
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Non è letteratura rosa!
Jean Perdu gestisce la "Farmacia Letteraria", una libreria collocata all'interno di un battello sulla Senna.
Jean è un uomo capace con un solo sguardo di capire di cosa hai veramente bisogno. Lui ti può aiutare a trovare un libro per dormire meglio, uno per sorridere, uno per ritrovare te stessa. E' un uomo capace di aiutare tutti tranne se stesso.
Cosa ha cambiato la sua vita? Semplice una donna, Manon. L'ha conosciuta oltre vent'anni prima e dopo cinque anni lei lo ha lasciato. Da lì la sua vita si è persa. Un uomo non più capace neanche di riuscire a pronunciare il nome di lei, di non trovare pace in nessuna altra donna.
Il destino vuole che dopo vent'anni Jean si ritrovi davanti la lettera che Manon gli ha inviato subito dopo la separazione, una lettera che lui non ha mai aperto per paura di trovare delle scuse o delle spiegazioni inutili. L'orgoglio ha fatto il resto.
Tutto si poteva aspettare ma non quello che vi troverà all'interno.
Dopo lo sconforto, Jean Perdu è un uomo che ha cinquantanni capisce che la sua vita ha bisogno di una svolta. Cosa fa? Semplice, fa partire la sua Farmacia letteraria e parte alla ricerca di se stesso e di quello che si è perso.
Un viaggio alla ricerca del perdono, della rinascita e delle nuove possibilità. Durante il viaggio sarà accompagnato da nuovi amici e da nuove prospettive.
Questo libro mi è piaciuto molto, non ho adorato lo stile della scrittrice che spesso passa dalla terza alla prima persona facendoci forse perdere qualcosa.
Lo consiglio a tutti quelle persone che nella vita si sentono di aver perso un'occasione, ma anche a chi cerca una lettura un pò diversa dal solito.
Buona lettura!