Narrativa straniera Letteratura rosa Tu, per ora #persempre
 

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L'amore non è un'opinione: lo sa bene Sam, ingegnere informatico di mestiere (ovvero, un mago del computer) e scapolo per vocazione (ovvero, mille fidanzate, mai quella giusta). Grazie a un algoritmo da lui inventato, Sam ha ideato la ricetta per far incontrare al primo colpo le anime gemelle. Tanto che perfino lui, tempo un click del mouse, ha trovato l'amore: si chiama Meredith, ha la testa fra le nuvole e vive in un monolocale con il soffitto pieno di aeroplanini di carta colorati. Tra i due è l'idillio. Almeno fino al giorno in cui Sam sorprende Meredith disperata: la nonna cui era molto legata è morta improvvisamente, e lei non ha neanche potuto dirle addio. Sam decide di aiutarla: facendo leva su tutto il suo genio informatico, s'inventa un sistema che, basandosi sulla corrispondenza passata della nonna - e-mail, lettere, messaggi - permette a Meredith di entrare in contatto con lei, e ricevere ancora suoi messaggi, come quando era viva. È il computer a scriverli - nello stile della nonna e con le stesse parole che avrebbe usato lei - ma questo a Meredith non interessa. Preferisce lasciarsi cullare dal dolcissimo inganno creato da Sam, perché non c'è tentazione più forte, per chi resta, di trascorrere ancora un po' di tempo con chi se n'è andato. Ben presto, il sistema si diffonde, e in tanti ne faranno l'unico uso possibile: un uso disperato, e sbagliato. Finché sarà proprio Sam ad averne bisogno: e allora si accorgerà della sottile differenza che corre tra perdere qualcuno e lasciarlo andare.



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Tu, per ora #persempre 2013-03-04 12:23:22 GLICINE
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    04 Marzo, 2013
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MA SIAMO MATTI?

Che sensazioni mi ha lasciato questo libro al termine della lettura? Un vago senso di nausea…. Nessun’altra sensazione. Non mi sono piacevolmente intrattenuta con una bella storia romantica, né con un thriller mozzafiato, non ho deciso di acculturarmi con saggi o biografie, credevo di aver acquistato un romanzo, pensando ad una storia che vertesse su un paradossale equivoco (ho letto solo i commenti in copertina..), invece mi sono ritrovata per le mani 369 pagine di cattivo gusto…
La protagonista ha perso la nonna, e, ne sente immensamente la mancanza (niente di nuovo, mi sembra…), il suo ragazzo, brillante programmatore, decide di creare un file ad ok…
Immaginate quindi di perdere una persona cara, ed immaginate una società chiamata “ritrovarsi”, che mediante un programma appositamente studiato; ponga in essere un file personalizzato.
Il codesto file, è strutturato in seguito all’elaborazione e raccolta di tutte le mail e video-chiamate eseguite in vita dal defunto, così da permettere, un dialogo ed un incontro video con il caro estinto, da eseguire in qualsiasi momento, con mille possibili interazioni tanto più materiale, il programmatore ha a disposizione.
E non è tutto! Il caro estinto stesso può video chiamare quando crede…
Il tutto ovviamente pagato a caro prezzo nel vero senso della parola.
L’argomento è comunque trattato con una superficialità estrema, capiterà di leggere di vedove che insultano in video-chat i mariti scomparsi, segreti portati nella tomba che vengono sbandierati ai quattro venti, reparti di oncologia pediatrica dove i genitori obbligano i figli, malati gravemente, a rendersi protagonisti di video messaggi, che potranno guardare dopo la morte dei piccoli…. Insomma, davanti ai miei occhi prende forma un corto-metraggio da brivido.
Non mi soffermo sui personaggi del libro (anche la traduzione italiana lascia a desiderare…)e sulla trama, come non mi dilungo sul dire che i dialoghi sono veramente di poco spessore , ma sulle mie riflessioni personali (che non pretendo siano valide per tutti!) legate alla sola idea di “inventare” una storia del genere.
La riflessione,iniziale, voglio porla principalmente su di un piano sociologico, l’uomo d’oggi è chiaramente terrificato dalla morte, non la vive più come un evento che fa parte della vita stessa, vuole dominare e controllare la propria morte e quella altrui..
Non c’è posto per la morte nella nostra società, chi è colpito da un lutto deve velocemente tornare ad essere “produttivo”, ed in termini psicologici, l’allungamento della vita fa sì, che per i figli, vivere il distacco dai propri genitori sia una cosa quasi innaturale,impensabile.
Questo è il risultato del progresso? Forse sì, mi basta pensare a piccole comunità che vivono ancora in modo “primitivo”, che accettano la morte come faceva anche la nostra cultura un tempo..
Un altro spunto di riflessione può essere che, per alcuni aspetti, si preferisce la finzione, alla realtà; donne e uomini che decidono di apparire eternamente giovani, sia nel fisico che nel comportamento…, l’affermazione perentoria del proprio IO, con poco spazio per il NOI.
Così si recitano dei copioni.. Yuppie! Come siamo tutti giovani, belli, felici e contenti…Con queste premesse la morte non può esistere, è brutta, sporca, fa stare male….
La nostra società industrializzata sta perdendo i colpi, a scapito dei sentimenti, della semplicità delle cose, della semplicità delle relazioni (a volte ci vuole molto poco…), in cambio della solitudine.
Ed ora concedetemi due parole da cattolica quale sono…. L’uomo desidera porsi sempre di più al di sopra di Dio, l’uomo desidera annullare l’aspetto sacro e spirituale della morte, e cancellarne il grande significato, che non è altro che risorgere a nuova vita, al cospetto di Dio che è quello per cui siamo stati creati….


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