Sono sempre io
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l’ultimo romanzo della serie ‘Io prima di te’
"La mia esistenza sembrava non essere più fondata su alcuna certezza, perciò avevo deciso di vivere come mi aveva insegnato Will, godendomi ogni singolo momento finché qualcosa non mi avesse di nuovo forzato la mano."
Eccoci qui a parlare dell'ultimo romanzo di questa serie: 'Sono sempre io', racconta una nuova storia, incentrata principalmente su Louisa e su com'è cambiata la sua vita da quando ha deciso di viverla davvero.
Questo romanzo, diversamente dai precedenti è ambientato a New York, dove Louisa si trasferisce dopo aver accettato una proposta di lavoro molto vantaggiosa.
È una bella storia, l'ho preferita a 'Dopo di te', per i toni più allegri e vivaci, ma non è emozionante come 'Io prima di te', che resta il migliore libro di questa serie.
Lo stile è come sempre scorrevole, a differenza degli altri romanzi sono presenti meno dialoghi e più parti descrittive, grazie alle quali riusciamo a scoprire New York insieme a Louisa.
Una particolarità di 'Sono sempre io' è che la maggior parte dei capitoli si aprono con una lettera, o un'email, tra Louisa e i suoi cari.
Ciò che apprezzato di più è l'evoluzione del personaggio di Louisa, finalmente è riuscita a crescere e diventare una donna che mette sé stessa al primo posto.
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Come imparare a dire sì alla vita
Ho amato profondamente il primo libro, mentre la delusione col secondo è stata così tanto cocente che non sapevo se leggere anche questo oppure no. Alla fine non potevo stare senza sapere come andava a finire e l'ho letto e devo dire che mi è piaciuto anche se è molto molto lontano dai livelli di "io prima di te".
Finalmente ho ritrovato la Lou pasticciona e divertente che mi aveva divertito nel primo romanzo, questa volta è in un contesto completamente diverso: ha accettato di fare da assistente ad una signora miliardaria di New York, così si ritrova catapultata in un mondo completamente nuovo e forse ha proprio ciò di cui ha bisogno per dare un taglio al passato e ricominciare da se stessa. Nel mondo dei ricchi newyorkesi però è molto difficile integrarsi, le giornate sono piene di impegni fra palestra, lezioni di piano e di disegno, pranzi ed eventi di beneficenza, e la cosa fondamentale è sempre l'apparenza, l'ipocrisia regna sovrana, i soldi possono comprare tutto e tutti. Lou è un membro dello staff, come tale è un gradino sotto e ciò le viene spesso fatto notare, lei però non riesce a vivere le cose con distacco e si fa coinvolgere personalmente dalle vicende della sua datrice di lavoro, la considera un'amica, quest'ultima invece non ci penserà due volte a sacrificarla per i suoi tornaconti personali. Dall'altra parte dell'oceano poi c'è Sam, sono veramente innamorati ma la distanza e le nuove vite non tarderanno a separarli.
Quando tutto sembrerà perduto Lou riuscirà comunque a rialzarsi e a reinventarsi, anche grazie all'aiuto di un'anziana signora che le farà capire tante cose: che non bisogna cambiare quello che siamo per un uomo e soprattutto quali sono i valori importanti nella vita.
Forse abbiamo salutato Lou definitivamente (forse eh, mai dire mai) e devo confessare che la sua allegria e il suo modo di affrontare la vita mi mancheranno, anche questa volta mi ha fatto ridere e piangere (soprattutto quando deve salutare Margot), lo stile della Moyes poi è veramente lineare e scorrevole, riesce a tenere vivo l'interesse per tutta la durata del libro.
Mi è piaciuto questo finale per le vicende di Lou, lei che decide di dire sì alla vita anche se questo comporta alti e bassi, l'importante è non perdere mai la propria identità ed affrontare tutto con un sorriso.
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Louisa e Sam
«Oh, Louisa, puoi restare aggrappata al tuo dolore sulla base di un orgoglio malriposto, oppure puoi semplicemente lasciar perdere e goderti il tempo prezioso che ti rimane» p. 350
Abbiamo lasciato Louisa in partenza per il Nuovo Mondo, con un amore a distanza da custodire e con tanta tanta voglia di ricominciare e di costruire la sua vita. Con “Sono sempre io” assistiamo all’avvenuto trasferimento in quel di New York della piccola Clark, conosciamo i suoi nuovi datori di lavoro, i Gopnik nonché le abitudini di uno Stato ben diverso da quello Europeo. In particolare la giovane protagonista è chiamata a far da assistente ad Agnes, la seconda moglie di Mr Gopnik, a coprirla, a gestire ogni suo vizio, segreto e capriccio (tanto da arrivare quasi a pensare di potersi considerare sua amica) e al contempo a far fronte alla realtà che l’Upper East Side costituisce con i suoi lussi e privilegi. Ma la vita che le si presenta innanzi non è tutta rose e fiori essendo al contempo anche fortemente stressante. Perché? Perché Lou deve rinunciare alle proprie esigenze e alla propria routine per conformarsi interamente a quella della datrice (sin dalla mattina alle 5 in cui la consueta corsa mattutina è pronta a darle il buongiorno fino a tarda sera quando la famiglia si riunisce per la cena). All’inizio quasi non se ne accorge, poi in quelle lunghe ore di attesa in macchina, o in quegli anfratti in cui gestisce la settimana dei suoi impegni o in cui ancora è sballottata in attesa tra un pranzo di beneficenza e l’altro, comincia a prenderne consapevolezza. Una decisione imprevista proprio da parte di Mr Gopnik siglerà definitivamente questa condizione e le aprirà gli occhi. Incontrerà anche un uomo, Josh, che le ricorderà a livello fisico Will ma non anche a livello mentale. Più infatti lo consocerà e più si renderà conto di come questo non sia il suo Traynor e di come non la veda davvero cercando di cambiarla e plasmarla in quella che lui desidera che lei sia e quindi non accettandola per quello che in realtà è. Di fatto egli rappresenterà una piccola parentesi nella vita della ragazza atta a portarla a interrogarsi. Sarà disposta Louisa a questa trasformazione inizialmente inconsapevole? Ritroverà se stessa o si lascerà andare a questa serie di eventi che la trascinano inesorabilmente?
E ci sarà anche una crisi con Sam, purtroppo. Una crisi, badate bene, che non è determinata da Josh se non per una gelosia reciproca (Sam Ambulanza è geloso di lui come lei lo è di Katie, la nuova collega paramedica) bensì dalla lontananza. Gestire una relazione con mila e mila chilometri a separali si dimostrerà essere più complesso del previsto e porterà i due protagonisti, in una prima fase a non riconoscersi, e in una seconda, a conoscersi davvero. A seguito del suo trasferimento lui percepirà un sostanziale cambiamento in lei e nel suo americanizzarsi, lei, a sua volta, lo avvertirà come distante e imperscrutabile, inaccessibile per il suo mantenere le distanze, il suo non aprirsi e non confidarsi mai. Il tempo però porterà e loro strade ad incrociarsi costantemente senza mai distanziarsi e separarsi davvero e tutte quelle questioni non chiarite verranno affrontate e dipanate. I gusci cadranno e le loro anime torneranno ad essere un qualcosa di unico in quel che è un bramato lieto fine. A far da cornice a tutti questi avvenimenti, incontreremo nuovi e vecchi personaggi creati dalla penna di una delle autrici più acclamate dal grande pubblico.
Dal punto di vista stilistico la Moyes conferma la sua magneticità. Il libro scorre rapido tra le mani del conoscitore che in una giornata o poco più semplicemente lo divora. Non aspettatevi di riprovare le emozioni che abbiamo provato con “Io prima di te”, ne proverete altre e altrettanto forti, ma non uguali a quelle. L’opera si distanzia dal primo volume mantenendovi però un giusto equilibrio, non è ridondante con il pensiero e il ricordo di Will e al contempo si apre a quelle che sono le naturali evoluzioni e i naturali mutamenti che ciascuno di noi incontra nel crescere. È altresì coerente e lineare con il secondo tanto da conformarvisi in modo impeccabile. Possono quasi considerarsi due blocchi a se stanti: “Io prima di te”, da un lato, e, “Dopo di te” e “Sono sempre io” dall’altro. Buono anche l’epilogo seppur con qualche rimostranza perché a mio modesto giudizio “il sogno” poteva realizzarsi in qualsiasi luogo, ma giustamente per coerenza di narrazione, per le fila della storia descritte nonché per la maturazione della nostra eroina, non poteva fare diversamente. Da quello contenutivo, la scrittrice non si smentisce affrontando molteplici tematiche che vanno dal conoscersi, al capire chi si è e cosa si vuole, al lottare per ottenerlo, al migliorarsi, alle relazioni a distanza, all’amore, alla difficoltà di aprirsi, al non perdersi quando altri vorrebbero farci conformare a loro, a non aver paura del futuro e molto altro ancora.
Rapido, piacevole, adatto a chi cerca un romanzo con cui evadere, trascorrere ore liete e non troppo impegnativo.
«C’era una volta una fanciulla che viveva in una piccola città di un piccolo mondo. Era molto felice, o almeno si convinceva di esserlo. Come tante ragazze, amava sperimentare diversi look e apparire come qualcuno che non era. Ma, come troppe ragazze, era stata minata dalla vita, finché, invece di trovare ciò che era adatto a lei, si era camuffata, nascondendo le parti di sé che la rendevano diversa. Per un po’ aveva lasciato che il mondo la ferisse, e infine aveva concluso che era più sicuro non essere affatto se stessa.
Esistono tantissime versioni di noi stessi, e tra queste possiamo decidere quale fare nostra. Una volta la mia vita era destinata a essere misurata in passi ordinari e prevedibili. Avevo imparato a discostarmi da questa strada già tracciata grazie a un uomo che si rifiutava di accettare la versione di sé che gli era rimasta, e un’’anziana signora che, per contro, pensava di potersi trasformare fino al momento in cui molti avrebbero ammesso che non c’era più nulla da fare.
Io avevo una scelta. Potevo essere Louisa Clark di New York o Louisa Clark di Stortfold, oppure una Louisa completamente diversa che non avevo ancora conosciuto. L’importante era fare in modo che nessuno fra coloro di a cui permettevi di camminare al tuo fianco potesse decidere quale di queste versioni tu fossi e ti inchiodasse come una farfalla in una teca. L’importante era sapere che potevi sempre trovare il modo di reinventarti.» p. 437